No, saltellare no. Magari...
Quando scendo le scale, poiché il piede destro è immobile, salto giù col sinistro, appoggio il destro, salto, appoggio, salto. Ma se ho dolore mi sbilancio e rischio di cadere, perché anche l'appoggio non è stabile.
Quindi, o faccio un gradino per volta, come un bebè, o mi aggrappo.
Camminare è un parolone. Legati un bastone ad una gamba immobilizzando caviglia e ginocchio, poi prova a muoverti.
Quando passeggio vedo i santi. Il dolore parte dal ginocchio, che mi hanno ruotato senza alcun motivo e quindi non è più nella sua sede, poi inizia a picchiare il perone, seguito dalla tibia. Mi fermo. Mi piego.
Lì inizia il fiatone e non piango solo perché ho una una dignità. Mi rialzo e proseguo.
Dove la tibia è fratturata si gonfia tutto, mi viene una bolla. All'ultimo controllo han detto che c'è infezione e mi hanno prescritto la scintigrafia che ovviamente non ho potuto fare. Ma se non mi viene la febbre non è nulla di grave.
La caviglia è micidiale, qualsiasi cosa io faccia fa male. Anche quando dormo.
Mentre cammino si gonfia e la pelle, quel poco che c'è, diventa viola. La gamba è comunque sempre più scura dell'altra. Ho un piede pelle bianca e uno pelle rossa.
Inizio a tornare indietro verso casa. Un percorso di 10 minuti ora lo faccio in 40. Non so se chiamare l'aiuto da casa: Ambrogio vieni a prendermi che ho le allucinazioni e non so più dove mi trovo.
Ma insieme alla dignità c'è anche un briciolo di orgoglio. Affannando apro la porta di casa. Mi faccio la doccia maledicendo tutti i santi che ho incontrato per strada e poi mi butto sul divano, che è diventata la mia seconda pelle. Stringendo la gamba, che farà un male cane per le successive 24 ore.
Questo non è camminare. Forse era meglio se la macchina me la portava via, direttamente. Purtroppo indossavo troppe protezioni.
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