Comprendo l'intento Marco, ed è lodevole e sacrosanto. Però è una di quelle cose che sono state tentante ennemila volte per poi morire.
Il problema dell'approccio scientifico (tipico ad esempio degli americani) è che si pretende di avere dalla Scienza delle risposte certe, quando non può essere così.
Perchè è un problema di complessità. La Scienza ci permette di comprendere questa complessità, invece di lasciarci vagare a caso come quelli che affermano che "tutto funziona nel bodybuilding e sta a te provare quello che funziona per te".
Ti faccio questo esempio.
Tu affermi che, compendiando i vari studi (cioè facendo una specie di statistica o, se vuoi, una meta-analisi anche se è pomposo quello che ho scritto), i parametri ottimali per l'ipertrofia sono:
Intensità 60-80/85% di 1RM;
Serie x gruppo muscolare da 3 a 6;
recupero 2-4'
durata tot della serie 40-70"
veloc. conc. 1-10
eccentrica 4-10
Percio: dichiari delle variabili e dichiari un range ottimale per queste. Già così facendo hai limitato di tantissimo le configurazioni possibili.
Il punto è che ciò non basta.
Supponiamo di far variare l'intensità a passi del 5% (nessuno si allena con il 73.85% del massimale): 60, 65, 70, 75, 80, 85. Sono 6 valori, tutti validi.
Le serie variano così: 3, 4, 5, 6
Il recupero lo facciamo variare a passi di 30", la durata della serie a passi di 10" e così via.
Alla fine hai a disposizione 33600 configurazioni possibili. Tutte all'interno dei parametri scelti, però apparentemente in contrasto.
In pratica è valido allenarsi in 6x85% rec 4' come 3x60% rec 2' o in 6x85% rec 2'. Situazioni del tutto differenti.
Non abbiamo inserito le altre variabili, anzianità d'allenamento, somatotipo, un profilo ormonale, o variabili soggettive tipo "mi sento bene/male" o ambientali tipo "inverno all'aperto" e così via.
In tutti i casi, la complessità delle configurazioni possibili aumenta a dismisura.
Gli intervalli di plausibilità per l'ipertrofia lasciano cioè un margine immenso alla sperimentazione pratica. La Scienza ci permette di comprendere tutto questo, di comprendere quanto sia difficile creare un allenamento efficace ma allo stesso tempo ci dà i principi per farlo.
Chi si basa solo sulla pratica, vaga all'interno di queste configurazioni. Magari ne azzecca una che funziona, magari no. Magari da quella che funziona trova una linea che gli permette di passare ad un'altra che funziona. Ma non capirà mai la visione globale, perchè è come uno che è in un labirinto rispetto a uno che lo guarda dall'alto. Infatti, in questi casi il problema non è quando lo schema funziona, ma quando non funziona. Senza una base teorica che si fa? Si va a caso.
Se noti, un 5x5, il tuo, uno schema sheiko, anche l'8x8 di gironda, l'HST e compagnia bella, si muovono TUTTI all'interno di un ben definito range di valori. E' come se in un certo volume di spazio (il range di valori validi) tu ti muovessi su una curva (il metodo, che seleziona e lega fra se i parametri).
Ma proprio per la complessità del tutto, la teoria e le basi scientifiche devono essere arricchite dalla pratica del metodo stesso, dalle esperienze, dalle osservazioni.
Tanto per dire, a me non piace l'8x8 di Gironda, fa cagare proprio. Però mi sono dovuto ricredere quando un amico di forum lo ha eseguito per mesi (aveva un problema alla schiena e non poteva caricare) arrivando ai limiti del metodo stesso. Perchè, come sempre, un conto è eseguire 3 volte, un conto è farlo per mesi, studiando e saggiando tutti i possibili approcci e le varianti. Il risultato sono informazioni spendibili e utilizzabili da tutti.
Perciò, se vuoi, più che un risultato statisticamente e scientificamente valido, quello che conta è il resoconto delle esperienze vissute dagli "intermedi".
Banalmente: metodo scelto e perchè, chi sono io, quale è il mio background, resoconto del metodo, pregi, difetti, obbiettivi sperati, obbiettivi conseguiti.
Altrimenti, il progetto si arena.



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