non e' fondamentale perche' si riesce a capire sempre dal contesto... (eclusi casi estremi).
cmq sia i casi di dislessia sono tanti, ma secondo me avere una diagnosi (che ti etichetta volente o nolente) puo' si' aiutare persone che hanno problemi, ma se portata all'eccesso puo' dare anche una scusante per non impegnarsi.
inoltre si ha la tendenza di classificare le persone che non parlano bene come meno intelligenti (erroneamente, non sappiamo cosa succede a livello cognitivo), e quindi il rapporto che si va a instaurare e' di natura verticale e non orizzontale.
vi faccio un esempio...
se un bambino con tratti autistici non parla e non scrive come il resto della classe e' una cosa accettata. bisogna pero' dire che quasi tutte le persone su questa terra hanno tratti autistici senza esserlo, ma avere una diagnosi ti da il lasciapassare per non saper scrivere e leggere bene. e' logico.
adesso di diagnosi ce ne sono molte di piu', e aiutano in parte a levarer la responsabilita' dall'individuo, attribuendola ad una malattia.
quante volte a scuola vi hanno detto i prof che loro spiegano e basta, chi ascolta bene chi non vuole pazienza. con questo la responsabilita' ricade tutta sull'individuo, che se riesce ad avere una via d'uscita la sfrutta. (ma i ragazzi di 15 hanno poi la maturita' necessaria per portarsi addosso questa responsabilita'?)
ultimamente abbiamo anche avuto una forte pressione a livello di valore dell'individuo, a descapito della conoscenza delle materie. se non si riesce a bilanciare queste due cose le conseguenza sono catastrofiche.
ve la metto in un ottica moooolto ma mooolto estrema:
pedagogia troppo tradizionale----> annullamente dell'individuo (pensate al nazismo)
pedagogia troppo progressiva----> individuo toppo centrale, incompetenza e disinformazione++++
spero di essere stato chiaro![]()
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