secondo me il mav è un pò troppo sopravvalutato, è stata una buona proposta di Ado, tra l'altro nata per caso, durante uno scambio di msg con un atleta a cui doveva dare dei consigli al volo e va collocata nel periodo in cui è stato "inventato" (in realtà i ramping con buffer o cedimento tecnico esistono già da molto tempo).
Di buono ha l'aver reso popolare un approccio all'allenamento più qualitativo, molti tra coloro che lo hanno applicato hanno capito il valore di una serie non tirata "alla morte", un pò di meno è stato compreso il significato di "veloce", dove per veloce non si intende far volare il bilancere con i dischi che oscillano per l'accelerazione, ma piuttosto "senza evidenti punti morti", altrettanto importante è il concetto per cui l'alzata deve essere fluida ma rispettare i canoni del sollevamento massimale
è infatti vero che durante le serie ad alta % di carico si attuano dei compensi che modificano il movimento ma è altrettanto vero che per accelerare il carico ad ogni costo è frequente l'assunzione di alcuni vizi che per vari motivi non sono applicabili al carico submassimale
ecco che l'atleta è velocissimo al 70% ma si pianta all'85%.
vorrei inoltre ricordare che l'attivazione nervosa non è identica al 70-75% e al 90%, anzi, se è vero che il reclutamento è pressochè totale all'80% è anche vero che la capacità di aumentare la frequenza di scarica è un'abilità che necessita di essere appresa e perfezionata (= SPECIFICA degli sport di forza!!!)
gli americani molto più grezzamente lo definiscono STRAIN, cioè la capacità di spingere un carico che non vuole accelerare, abilità allenata (non senza critiche) durante le sedute ME del westside, per fare un'esempio.
io credo che il MAV abbia tanti meriti, l'errore è nostro quando vogliamo identificare un metodo come definitivo, invece di utilizzarlo come uno strumento a nostra disposizione per modulare lo stimolo allenante.
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