E' veramente molto interessante questo thread aperto in virtù di alcune considerazioni e poi sviluppatosi oltre le aspettative, credo, dello stesso The Iron che lo ha lanciato.
In effetti sono in tanti ad aver contribuito al topic - alcuni poi sono utenti ultra referenziati - ed io fondamentalmente mi riconosco in ciascuno per alcune osservazioni sviluppate, differenti e altrettanto importanti di quelle di altri.
In particolare condivido l'analisi professionale e scientifica di Armando, soprattutto nell'indicazione di alcuni esercizi che possono risultare potenzialmente più pericolosi di altri e che sono proprio quelli che ho sempre evitato di far eseguire ai ragazzi che alleno.
Questo per dire che laddove è strutturato, previsto e fatto eseguire per il potenziamento muscolare, la corretta postura e il giusto dosaggio delle qualità di coordinazione e stabilità, un esercizio non può mai essere "cattivo", dannoso ma semmai proficuo e utile nella misura in cui viene utilizzato per un soggetto od un altro, in una fase o un altra, con certe condizioni e attrezzature oppure no.
Normalmente ciò che rende pericoloso un esercizio - e parliamo soprattutto di quelli base - non è la sua tipologia in se ma l'esecuzione tecnica che se ne fa, le modalità di svolgimento prescelte, la più o meno specificità nei confronti di chi lo esegue.
Non è ad esempio il lento o la distensione con manubri un esercizio "cattivo", ma effettuare il lento dietro può essere pericoloso e così per le trazioni; non è il rematore a doversi demonizzare ma piuttosto quanto gli svantaggi di una sua forma esecutiva siano superiori ai vantaggi muscolari per il gran dorsale (Armando parlava appunto del mancato appoggio al torace).
E questo naturalmente vale anche per lo squat e lo stacco.
Agli aspetti di cui sopra vanno aggiunti i pericoli intrinseci ad alcune altre variabili indipendenti: velocità o invece frenesia, esplosività o piuttosto pliometria senza calcolo, giusto dosaggio dei carichi o tentativi temerari di sfida con se stessi e con altri.
Poi ovviamente subentra anche un'altra considerazione: la differenza tra l'attività educativa o rieducativa, formativa, di potenziamento, salutistica e di mantenimento dello stato di benessere e quella invece agonistica, che dovrebbe essere praticata (nella sua accezione più autentica) solo dagli atleti o da chi comunque ha determinate predisposizioni genetiche, condizioni ambientali e strutturali favorevoli ed è adeguatamente, progressivamente e coscienziosamente seguito.
Lo sport - ho detto in parecchie occasioni - fa bene alla salute, porta migliorie ed è utile ad una universalità di utenza (più o meno, senza mai generalizzare); per l'agonismo no, è vero l'opposto: bisogna stare già bene e meglio degli altri per poterlo svolgere senza correre eccessivi pericoli (perchè l'infortunio è comunque dietro l'angolo).
E questo lo affermo da atleta di agonismo pluritrentennale e da allenatore di agonisti.

Lo stacco, quindi, può essere un esercizio importante e utilissimo eseguibile da quasi tutti: con i giusti moderati carichi, l'attrezzatura adeguata, correttamente seguiti, nei periodi e con i recuperi più idonei ed osservando le elementari ed oportune precauzioni e regole salutistiche.
Lo stacco agonistico è un' altra cosa ed occorre prima vagliare chi, dove, come e quando lo esegue.

A proposito delle virtù dello stacco, scrissi qualcosa tempo addietro in un 3D tuttora in evidenza nella sez. PL ed intitolato "convenzionale o sumo: analisi, studi, ecc. ". Scopo dell'articolo era naturalmente lo stacco agonistico, la tecnica approppriata e lo stile esecutivo e questo perchè io, normalmente, ad agonisti mi rivolgo; tuttavia avevo inserito dei periodi che accennavano a caratteristiche di potenziamento in senso lato, di utilità fisica specifica e persino riabilitativa.
Ne riporto virgolettato uno stralcio in copia/incolla sperando che possa essere di utile contributo a qualcuno e alla presente discussione:


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In virtù della notevole componente di forza sviluppata, lo stacco svolge comunque un ruolo importante nello sviluppo e potenziamento atletico di molte discipline che richiedano l’impiego dei muscoli della schiena, fianchi, cosce e gambe ma non necessariamente implica l’adozione di una tecnica particolare di esecuzione.
Per esempio, nel caso di sprinter o saltatori, cui interessa potenziare particolarmente alcuni muscoli quali semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale, può essere opportuno adottare alcune varianti dello stacco come lo stacco alla rumena, ovviamente dosando sapientemente i carichi per non incorrere in un eccessivo sforzo lombare causato dal mancato appoggio del bilanciere al suolo tra le ripetizioni.
Molto spesso l’obiettivo principale è il potenziamento di un determinato distretto muscolare, vuoi perché è quello principalmente implicato nell’attività sportiva che il soggetto svolge, vuoi per necessità diverse che hanno spinto l’individuo a rafforzare quella zona (recupero da un infortunio, correzione di paramorfismi o problemi ad essi collegati e scaturiti successivamente, ecc.).
Anche in questo caso, prima di orientare la scelta verso uno stile od un altro di stacco da terra, dobbiamo sincerarci della effettiva rispondenza della tecnica in esame con il fine da raggiungere.
Attraverso l’esame elettromiografico, ad esempio, si è potuto accertare che gli erettori spinali sono di gran lunga più sollecitati durante l’esecuzione con la tecnica convenzionale di stacco piuttosto che con quella sumo, probabilmente a causa del minor range di movimento delle anche in quest’ultimo caso.
Di conseguenza a coloro che interessa potenziare questa zona, sarà opportuno che adottino la tecnica convenzionale e svolgano altresì una minor mole di lavoro di isolamento sui muscoli erettori già ampiamente sollecitati da questo stile di alzata; viceversa, agli esecutori del sumo converrà svolgere un apposito lavoro di rafforzamento parziale per detti muscoli – anche svolgendo occasionalmente tirate in stile convenzionale – per rafforzare adeguatamente un distretto muscolare fondamentale per la corretta postura di tutto il dorso.

Altro utilizzo possibile dell’esercizio consiste nel considerare lo stacco un mezzo di potenziamento speciale per lo squat, cosa che d’altra parte appare reciproca.
Pertanto, se la morfologia del soggetto è caratterizzata da busto lungo e arti più corti, la tendenza sarà verosimilmente quella di assumere una posizione con stance di gambe molto largo e dorso quasi verticale. In quest’ottica, si utilizzerà favorevolmente lo stile sumo per il più economico leveraggio anche come esercitazione speciale per allenare il sitting back nello squat.

Grazie al fatto che lo stacco da terra è considerato a catena cinetica chiusa - cioè un esercizio nel corso del quale i piedi sono stabili su una pedana o un pavimento e, pertanto, con limiti di tipo spaziale – può essere vantaggiosamente utilizzato nei protocolli di riabilitazione del ginocchio dagli infortuni ai legamenti, sfruttando principalmente il bicipite femorale e, in genere, i muscoli della zona posteriore della coscia come stabilizzatori.
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Un saluto ad Iron e a tutti coloro che sono brillantemente intervenuti, con i miei più vivi e sinceri complimenti