Citazione Originariamente Scritto da °°sOmOja°° Visualizza Messaggio
mi spiace vitrum ma non condivido.
anzi, lavorare a cedimento sempre e comunque è "diseducativo" nel senso che dà un'idea distorta dello stimolo utile e oltretutto favorisce gli infortuni.

ne parlavo oggi con un preparatore del coni (cioè un tizio che fa i corsi ai preparatori del coni e che ha seguito diversi atleti dai piloti della minardi a sciatori a ciclisti).. quindi non posso neanche dirti "vabè ognuno fa come gli pare"

Caro sOmOja,
il “lavorare a cedimento”, come dici tu, e definirlo "diseducativo" mi sembra alquanto azzardato.
Nelle palestre vediamo i giovani che si avvicinano al nostro sport eseguire meccanicamente le famose schede propinate da istruttori improvvisati. Sappiamo benissimo che questi ragazzi, a meno di qualche rara eccezione, non riusciranno mai ad appassionarsi perché non vi è nessun coinvolgimento da parte loro a livello mentale visto che sono costretti a svolgere una attività prettamente “impiegatizia”. Quello che manca è qualcuno che gli inculchi una mentalità atletica. L’atleta è colui che non si accontenta della propria condizione e tramite la sua intelligenza e volontà fa di tutto per migliorarsi senza riguardo dei sacrifici. Fissare degli obiettivi, raggiungerli e una volta raggiunti fissarne dei nuovi è proprio dell’atleta. Carl Lewis non si accontenta di correre i cento metri in 10’’, vuole scendere al disotto: i muri sono fatti per essere abbattuti! In palestra quella del bodybuilding è, come si dice, una ginnastica di resistenza progressiva, cioè quella di spingere il fisico, attraverso l’allenamento intelligente, a sopportare carichi di lavoro sempre più alti per cercare di ottenere i risultati voluti. Per me ha poco senso effettuare una serie di un esercizio e fermarsi all’ottava ripetizione quando ho la possibilità di farne altre due. In questo modo si perde l’occasione di spingere il proprio fisico al limite delle proprie capacità nella speranza di innescare quei meccanismi che inducono una risposta di adeguamento a nuovi livelli di capacità. Limitarsi non ha senso e in ogni caso si perde una grossa occasione per migliorarsi: e dopo ci si lamenta perché non si vedono risultati! E’ ovvio che tutto questo debba essere fatto in un contesto che coinvolga anche la sensibilità allo stimolo utile. E’ ovvio che se non si esegue bene l’esercizio c’è la possibilità di infortunarsi. Una qualità dell’atleta è quella del coraggio. Bisogna essere coraggiosi per cercare di raggiungere i propri obiettivi prendendosi i propri bravi rischi. D’altronde come dice il detto: “Chi non risica non rosica”.
Su come si allenano i piloti della Minardi, sciatori a ciclisti non ne so molto, ma posso dirti come si allena un Dorian Yate o Ronnie Coleman, che tra l’altro viene dalla pesistica, e posso dirti che non si risparmiano.
Scusami se mi sono dilungato su argomenti che forse già ben sai, ma può essere utile per chi legge il forum.

Ciao,
Vitrum