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Discussione: I concetti di carico esterno ed interno nell'allenamento sportivo

  1. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da Musashi Visualizza Messaggio
    Mister bell'articolo!
    Volevo fare una domanda, ma voglio formularla bene senno non si capisce cosa volgio chiedere


    EDIT:
    Mettiamo caso che l'allenatore voglia mantenere un carico esterno non alla portata del carico interno(non in modo esagerato chiaramente) per far conseguire dei certi risultati al proprio atleta. Dicendo all'atelta che può sostenere quel carico esterno(quindi una specie di placebo) e incanalandolo nella giusta mentalità, potrebbe l'atleta comunque sopportare quel carico? Quanto sarebbe rischiosa una mossa simile?

    dipende da quanto minuziose e realistiche fossero le sensazioni percepite dall'atleta in ordine all'allenamento ed a cosa in particolare fossero dovute le eventuali difficoltà; se il carico interno è stato gravoso perchè le condizioni contingenti personali (stanchezza, poco sonno, malessere, disturbi di vario tipo durante l'allenamento) o logistiche (attrezzatura inadeguata, palestra nuova, mancanza di spotter, errori di vario tipo) ne hanno impedito il regolare svolgimento, potrebbe essere sufficiente rimuovere le cause - sempre che ciò sia possibile in concreto - per replicare l'allenamento o proseguire il programma come originariamente previsto, con risultati soddisfacenti.
    Qualora invece l'impossibilità a concludere l'allenamento o l'eccessiva fatica percepita fossero dovute a limiti individuali, sia pure del momento e tali condizioni dovessero ripetersi, sarebbe miope da parte del tecnico insistere contro ogni logica, poichè nessun placebo consentirebbe il superamento di quel tipo di ostacoli.
    Occorre valutare attentamente le cause dell'accaduto, dando per scontato che quanto relazionato sia il più possibile meticoloso e rispondente alla realtà, al fine di regolarsi di conseguenza.
    In questo senso ti rimando alle considerazioni svolte nella parte finale del post precedente, dedicato agli esempi per Giulio:


    " Chiaramente io non cambierò il programma (carico esterno) solo per un ostacolo o una situazione estemporanei come per un imprevisto qualsiasi ma sarei stupido se non prendessi in considerazione alcuni dati imponderabili, forse sottovalutati ma importanti che mi vuoi far presente con le tue sensazioni (carico interno), soprattutto se dovessero ripetersi.
    Ecco nella dialettica tra il sistema da seguire in base ai riscontri effettivi e numerici e la tua partecipazione attiva - che sarebbe preferibile poter verificare dal vivo ma che spesso per ragioni pratiche e di distanza è solo mediata e raccontata - si avrà la riproposizione da parte mia di altri carichi esterni, suscettibili di modifiche in corso d'opera sulla base della misura in cui vengono percepiti come interni e , da parte tua, la decisione di......cambiare o meno allenatore!!!! "
    ...i pesi pesano, non c'è niente che pesi quanto un peso...

  2. #17
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    Uhm molto interessante, fare l'allenatore non è affatto semplice Mi verrebbe quasi da dire che i bravi allenatori sono anche quelli più sensibili(ma non troppo).
    Non esiste l’impossibile. Se si è animati da un forte proposito, si può scuotere con il pensiero il mondo intero. Si può fare tutto. Per la sua fragilità, la mancanza di spirito e la paura l’uomo non è determinato. È stato detto che si può muovere l’universo persino senza fatica; beninteso, se ci si concentra unicamente su questo ~ Yamamoto Tsunetomo
    __________________________________________________ __________________________
    Le proteine in polvere sono necessarie?
    http://www.bbhomepage.com/forum/alim...a-comodit.html

  3. #18
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    Interessante 3d come sempre Mister.
    Ma un ipotetico coach dovrebbe cominciare a relazionarsi in questo modo all'atleta indipendentemente dal livello
    dello stesso?
    Poi ho una considerazione personale...non trovi che molti amatori del pl avendo a portata di mano e di pc
    tutte le programmazioni di questo mondo non considerano questo aspetto importante?

  4. #19
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    Il problema principale che sto vedendo un pochino in giro è che troppo spesso il carico esterno viene visto come il parametro guida unico, praticamente... Quantomeno a livello amatoriale.
    In pratica si guardano i carichi in relazione al bw, si guarda la tecnica, si butta giù un programmino cercando di non sforare troppo nei limiti di Prilepin... Non si considerano troppi fattori, che devono diventare imprescindibili quando si hanno degli scopi.
    Un conto è tenersi in forma, un conto preparare una gara, o meglio, una stagione.
    Purtroppo il discorso è complesso.
    Il carico esterno è un valore univoco, assoluto, visto che gareggiano sulla Terra.
    Possiamo esprimerlo in %, ma i kg sono sempre kg.
    Così, a braccio, butto giù alcuni fattori che possono influenzare il carico interno.
    Sesso (soprattutto durante la fase premestruale e mestruale)
    Età
    Anzianità di allenamento
    Livello tecnico/ranking
    Riposo
    Stile di vita
    Dieta
    Composizione corporea
    Altezza
    Peso
    Leve
    Eventuali problemi fisici/esiti di infortuni, traumi, interventi pregressi

    Così di getto... Proprio l'esatto contrario della moda del prestampato.
    Se Sheiko sapesse che si prendono i suoi programmi e si applicano alla lettera senza considerare questi fattori...
    Ovviamente ci sono allenatori come Giovanni che sanno bene cosa fare, ma nel mucchio, il rischio è prender cantonate mostruose.
    Klokovizziamo il mondo!
    ^^^Lactate Addicted^^^
    Μολων λαβε! Λεονιδα

  5. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da Karn Visualizza Messaggio
    Interessante 3d come sempre Mister.
    Ma un ipotetico coach dovrebbe cominciare a relazionarsi in questo modo all'atleta indipendentemente dal livello
    dello stesso?
    Poi ho una considerazione personale...non trovi che molti amatori del pl avendo a portata di mano e di pc
    tutte le programmazioni di questo mondo non considerano questo aspetto importante?


    Le percezioni che l'atleta può avere in relazione alla tollerabilità del carico ed alla sua gestibilità nella situazione specifica dove l'atleta vive e si allena vanno tenute sempre in conto, sia che si tratti di un ragazzo come di un veterano, di un neofita o di un esperto, di un atleta di medio o alto livello; questo perchè la teoria, le conoscenze e la carta sono basilari ma alcuni elementi sono soggettivi ed altri possono esser rilevabili solo dall'atleta.
    Faccio qualche esempio: se l'atleta cambia il proprio turno di lavoro manuale ed è spossato, al tecnico chi lo dice se non lui? Se va in vacanza e trova una palestra con il bilanciere olimpico o un'attrezzatura fitness il tecnico come lo può sapere? Se è influenzato, attraversa un momento particolare, ecc sono tutti dati che deve comunicare.
    Per queste ragioni Harre, prima ancora di altri, insisteva sull'importanza del dialogo tra coach ed atleta e sul feeling di collaborazione che dovrebbe instaurarsi per ottenere i migliori risultati.
    E' altrettanto chiaro che altre valutazioni specifiche sulla gravosità dei carichi acquistano un'importanza diversa se a farle è un atleta esperto oppure un novizio: l'esperienza dell'allenatore dovrebbe poterlo valutare, come pure prendere in considerazione le attitudini caratteriali e le risposte emotive diffferenti tra atleta ed atleta e soppesare ciò che gli viene comunicato dandogli l'importanza che merita: in sintesi, come suol dirsi, dovrebbe "conoscere i suoi polli"


    In relazione alla tua seconda riflessione, è indubbio che molti amatori non diano il giusto peso al rapporto bilanciato tra i due carichi e si limitino a scopiazzare i programmi che leggono su internet (una volta sulle riviste specializzate) e magari li adattano secondo loro logiche molto approssimate e discutibili.
    Questa però è la differenza tra un amatore - come tu stesso lo definisci - che solitamente non ha coach ed un atleta agonista, aldilà del livello di quest'ultimo perché l'agonismo è una scelta, una mentalità, una disponibilità al confronto: Harre, però, non si rivolgeva agli amatori nella sua opera ma ai tecnici di agonisti, ai coach di team e squadre.
    Sarebbe troppo semplice prendere il primo programma di ciclo russo, Smolov, Korte, Starr e quant'altro e provare ad applicarlo sperando di trasformarsi in atleti agonisti: si può essere uomini geneticamente dotati, con un buon background alle spalle ed in grado di ottenere risultati pure buoni in una specialità ma non per questo si è agonisti, come del resto sipuò essere agonisti di livello solo discreto.
    Il tecnico che allena e prepara un atleta alla competizione, che ne pianifica la stagione agonistica e che segue il suo percorso atletico negli anni clou di una carriera sportiva, non può limitarsi a scaricare dei programmi dal web ed adattarne i carichi di lavoro come farebbe un qualsiasi amatore, sia pur in gamba.
    Harre, già negli anni '60, quando certi concetti erano indubbiamente noti ma non ancora codificati e non se ne parlava con la stessa facilità di oggi ebbe il merito di raccogliere in un'opera compendiosa - e per forza di cose un po' generalizzante - molte delle conoscenze teoriche dell'epoca e delle esperienze pratiche raccolte e sperimentate su centinaia di atleti.
    ...i pesi pesano, non c'è niente che pesi quanto un peso...

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