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Discussione: Advanced Squat

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  1. #1
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    Mai gruppo muscolare è stato più misterioso: i femorali o hamstrings, composti da bicipite femorale, semimembranoso e semitendinoso sono un gruppo di muscoli fusiforme che si inseriscono prossimalmente sulle tuberosità ischiatiche del bacino e distalmente sulla tibia. Sono degli estensori dell’anca insieme al gluteo medio, piccolo e grande: quando tutti questi muscoli si contraggono l’anca ruota, nel disegno in senso antiorario. Ruotando “tira su” il resto del tronco, pertanto di sicuro i femorali hanno un ruolo decisivo nella risalita da uno squat profondo.

    Il problema di questi muscoli è che non tutti li sanno usare al meglio: nelle attività della quotidianità di sicuro non li stiriamo quasi mai e anche in una corsa tipo sprint, dove vengono usati anche per flettere la tibia, non li usiamo con un carico importante sulla schiena!

    Nel disegno cosa accade nella discesa di uno squat: la schiena deve flettersi in maniera più o meno accentuata, la tuberosità ischiatica pertanto ruota in senso opposto e “tira” i femorali che devono pertanto allungarsi.

    Questa è sicuramente una azione vantaggiosa perché allungare un muscolo in eccentrica lo rende più forte a causa del riflesso da stiramento. I femorali possono così “tenere” correttamente il bacino nella discesa.

    Il problema è l’incapacità di chi esegue a “gestire” l’allungamento: ad un certo punto la tensione è giudicata dal Sistema Nervoso eccessiva e pericolosa, pertanto viene attuato il Piano B: se l’allungamento è pericoloso, accorciamo i femorali! Un modo è quello indicato a destra: la tibia flette sul femore, cioè gli “ruota sotto” e se la tuberosità ischiatica si allontana dai femorali facendoli allungare, la tibia si avvicina e li fa accorciare.

    La flessione della tibia però non è gratis: se la tibia flette, il ginocchio si sposta in avanti con tutto quello che c’è sopra…

    Ecco perciò quello che accade: il soggetto “sente” che non riesce più a scendere perché i femorali “tirano” e allora, involontariamente, si sposta in avanti. E’ chiaro che lo spostamento rende il movimento instabile, infatti al 99,9% il tipo… risalirà.

    Questo comportamento è tipico degli squattisti sopra il parallelo, anzi, ben sopra il parallelo: non sono capaci ad usare i loro femorali e ad un certo punto si spostano in avanti per risalire. I convinti che quello sia il vero squat automatizzano proprio questo movimento che diventa il loro pattern motorio: tensione sui femorali, spostamento e risalita.

    Durante lo spostamento in avanti i femorali si accorciano e un muscolo in accorciamento è meno forte di uno in isometria o in contrazione eccentrica: femorali che perdono forza sotto carico fanno drammaticamente decadere la famosa co-contrazione che tanto protegge il ginocchio “tirando” indietro la tibia.

    Per questo motivo chi squatta in questo modo sente proprio una forte pressione dentro le ginocchia ed associa una ulteriore profondità con maggior dolore: non sapendo usare i propri femorali, imposta il movimento esclusivamente di quadricipiti.

    C’è un altro modo di accorciare i femorali in caso di eccessiva tensione percepita: far ruotare in avanti la tuberosità ischiatica, cioè far compiere al bacino l’esatto movimento contrario.

    Il problema è che non è che siamo al bar a chiacchierare su una sedia ed è facile ruotare il bacino: abbiamo un peso sulle spalle con la schiena flessa in avanti e se il bacino ruota non è che conseguentemente ruota anche il resto del tronco… pertanto a destra nel disegno cosa accade: il bacino ruota indietro “tirato” dai femorali che si contraggono maggiormente, la spina deve perdere la sua curvatura facendo ruotare in avanti le vertebre.


    Et voilà, ecco il risultato finale: l’atleta “sente” proprio che la curvatura ad una certa profondità viene persa, “sente” il movimento instabile e debole.

    Impostiamo la discesa
    Ciò che vogliamo è stabilire, all’interno del vincolo del centro di massa sopra i piedi, quale sia la traiettoria ottimale per uno squat efficace in termini di carico sollevato.

    Oltre a questo vincolo tutti gli squattisti molto forti, da quelli che fanno i front squat perfettamente verticali ai Westsiders che fanno box squat sedendosi indietro, hanno in comune l’assoluto controllo del comparto glutei-femorali: è necessario imparare ad allungare i femorali, a farli contrarre nella posizione di massima accosciata, ad impedire che prendano il controllo del bacino.

    Questo è ciò che vogliamo: schiena estesa alla curvatura fisiologica per massimizzare la stabilità spinale e reggere al meglio il carico, bacino ruotato in modo che le tuberosità ischiatiche mettano in tensione i femorali per poterli rendere più forti, osso sacro in nutazione e “avvitato” alle ali iliache.

    Tenere questa posizione restituisce proprio una sensazione di stabilità e robustezza unica.

    Avete la schiena compatta e siete in posizione di partenza con il bilanciere sulle spalle: gli elementi che entrano in gioco sono il bacino, la spina e il femore. La prima cosa che dovete immaginare è di ruotare, come in figura, il bacino in senso orario tramite la rotazione delle vertebre lombari.

    Il disegno è una esasperazione, ma questa è la sensazione che dovete avere: la schiena si inarca, il bacino ruota, il culo si sposta di conseguenza indietro.

  2. #2
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    Attenzione, questa è una differenza fra ciò che potreste aver sentito: la prima cosa che dovete muovere è il bacino indietro, ma questa è una conseguenza del fatto che state facendo il movimento descritto.

    Potete muovere indietro le anche semplicemente flettendo le ginocchia a tibia bloccata, ma il bacino sarebbe “passivo” mentre nel modo descritto è “attivo”.

    A questo punto il bacino “trascina” tutto il resto, la schiena si flette e la testa si abbassa, contemporaneamente il femore deve ruotare dato che è collegato al bacino tramite l’anca. Il femore ruota e basta o ruota e si sposta in avanti?

    Questo mi permette di introdurre un concetto a me caro: non fare confusione fra ciò su cui potete agire e ciò che potete osservare. Rileggete la frase. Fatto? Bene, ve la spiego.

    Se osservate dei powerlifters d’elite molti tengono le tibie perpendicolari al terreno: questo deriva dal fatto che spostano molto indietro il bacino all’inizio del movimento e pertanto il femore ruota ma il ginocchio non si sposta in avanti.

    Osservate un effetto, la tibia perpendicolare, ma la causa è il bacino che va indietro. Il bacino va indietro come vi ho descritto. Adesso confondete l’effetto con la causa: il bacino va indietro perché le tibie sono perpendicolari al terreno. Da questo traete questa regola: le tibie devono essere perpendicolari al terreno.

    Ok, funziona lo stesso, ma peggio e con molta probabilità di fare casino perché sposterete il bacino indietro passivamente e non attivamente e infatti si vedono moltissimi squat apparentemente bene impostati e poi… puff, a 10cm sopra il parallelo la curvatura spinale diventa un miraggio.

    Perciò, spostate indietro il bacino in maniera attiva e flettete le ginocchia spostando le punte in avanti, dove finiscono finiscono. L’importante è che continuiate a tenere sia la curvatura spinale che il bacino ruotato: avete impostato una discesa corretta.

    Nel disegno a sinistra le traiettorie al parallelo o poco sopra che potete osservare considerando il punto di raccordo fra pantaloncini e maglietta, la C, e il centro del bilanciere, la I storta.

    Ciò che accade è che se “tenete” la schiena e il bacino dopo uno spostamento iniziale praticamente orizzontale la flessione delle ginocchia vi porta giù e il vostro “retrotreno” (politically correct per “culo”) inizia a percorrere la C, poi la discesa è quasi verticale. Conseguentemente la schiena si flette e il bilanciere va giù e in avanti.

    Ovviamente, questa è una forma standard e a seconda di come siete fatti la forma sarà più o meno diversa, con molte più oscillazioni e a velocità del tutto variabili.

    All’interno della variabilità individuale delle traiettorie la discesa non presenta molte “cose strane” come vedremo nella risalita, però il grado di flessione della traiettoria del bilanciere fornisce indicazioni interessanti: a destra il bilanciere si sposta orizzontalmente molto più che nel caso di sinistra e questo significa che l’atleta “schiena” più la discesa.

    Sebbene questa possa essere una individualità, il punto è che se tu schieni in discesa farai più fatica in risalita. Punto.

    Se ciò è fatto volontariamente da un atleta con 250Kg (eh eh eh) allora mi sta bene, se me lo fa uno con 100Kg è tutto un altro film: questo significa che lui sta si tenendo di glutei e femorali, ma ad un certo punto i femorali sono così rigidi che per proseguire nella discesa l’atleta “schiena” in avanti nel tentativo di portare giù con il bilanciere anche il bacino. Ma questo non accade e pertanto la schiena è alla curvatura corretta, il bacino è ruotato ma l’amico non scende sotto il parallelo.

    Nel prossimo articolo vedremo come affrontare la buca, ma già da adesso mi preme dirvi per la 3000000 volta che dovete utilizzare un riferimento da sfiorare e una telecamera per riprendervi: impostate correttamente la discesa, tenete di glutei e femorali, “sentite” che vi sostengono ma poi dovete scenderci sotto il parallelo per toccare il riferimento, e dovete farlo mantenendo questa postura. Altrimenti sarete i migliori squattisti sopra il parallelo della Storia, ma farete tutte alzate non valide. Bellissime al 90% ma non valide. Come un “quasi goal” e con un “quasi goal” non si è mai vinto una partita.

    Il problema è che lo squat è uno di quei movimenti di ***** (ops) che alcuni fanno bene alla prima, altri devono sbavarci come lama tibetani per ottenere un risultato. Anche per i fortunati della serie “che ci vuole” però tenere questa impostazione è vantaggioso perché magari scendono sotto il parallelo alla grande ma quando risalgono crollano su se stessi perché non sfruttano bene le loro doti.

    Pertanto, lasciate perdere le punte delle ginocchia, le tibie, le classifiche degli squat: ruotate e scendete, e basta.

  3. #3
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    Interessantissimo e molto intuitivo, complimenti.

    Avrei alcune domande: premettendo che condivido il concetto di inarcare "un minimo" la schiena per far ruotare in maniera corretta il bacino ed avanzare le ginocchia, in modo da scendere gestendo il punto di massa correttamente, cioè con la pressione sulle vertebre (e relativi dischi) distribuita in maniera uniforme, non pensi che invece questo possa facilmente portare ad una iperestensione della colonna, involontaria, squilibrando perciò la distribuzione delle forze ad essa applicata?

    Discorso ginocchia: considerando anche l'articolo che hai scritto e pubblicato sul tuo sito, ritieni quindi che un rialzo sotto il tallone (scarpa o posticcio che sia) rappresenti un "aiuto" in casi di scarsa mobilità tibio tarsica e non un fattore che a prescindere aumenta le forze di taglio sulle ginocchia?
    Più in generale, al di là della mobilità della caviglia, come la pensi in sintesi (sempre parlando di squat) riguardo le "ginocchia" non oltre le punte dei piedi e forze di taglio eccessive oltre la linea orizzontale?
    Condizioni accettabili e quasi "inevitabili" in una corretta esecuzione, oppure da evitare sempre?
    Stando al tuo articolo la risposta sembrerebbe la prima, ma gradirei una tua risposta specifica.

    Ti ringrazio per le eventuali risposte e complimenti ancora per l'impegno e il tempo che hai perso per scrivere questo articolo interessantissimo.

    Saluti
    Ultima modifica di nonick009; 06-02-2011 alle 12:56 AM

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