Ok, ho rifatto il verso a Ian King con il suo “The wave loading manifesto”, ma dato che cercherò da ora in poi di tirare fuori dei risultati, vorrei chiarire con i lettori (rimango sempre perplesso quando uso la parola “lettore”, cioè gente che legge quello che scrivo…) il significato di tutto questo uso di pseudotecnologia.
Oltre ad un sacco di immeritati apprezzamenti che fanno ovviamente piacere ma comunque non ho mandato uno shuttle oltre Plutone, ho ricevuto sia osservazioni interessanti sia interessanti-ma-con-una-punta-di-saccenza, della serie “questo si sapeva”.
Rispondo subito alle seconde: ma certo che queste cose sono note! Di punto in bianco un ******** con una webcam da esibizionisti fetish del web scopre quello che laboratori con fior fiore di telecamere e attrezzature non sono riusciti a scoprire?
Tutto noto, tutto stranoto. Però… però se tutto “questo si sapeva”, come mai porca ***** ******* maiala (ok ok, lo spirito toscano…) queste cose che “si sapevano”… non si leggono mai mai mai mai e poi mai? Perciò, oltre a dire che sono cose note, prego di scriverle, qualche volta.
Rispondo alle altre osservazioni facendo una premessa. Traduco un pezzo tratto da “Biomechanic in Sports”, pagina 104. Secondo me costituisce “lo spirito della Biomeccanica” e in generale delle Scienze applicate allo Sport.
“I gesti atletici non possono essere spiegati in termini di biomeccanica, fisiologia controllo motorio, psicologia o ogni altro dei singoli fattori che sono diventati importanti specializzazioni dello sconfinato campo delle Scienze dello Sport. Invece, il gesto deve essere considerato come la sinergia di ognuna di queste componenti, agenti in un dato sport in una data situazione per un dato individuo in un dato istante di tempo.
(…)
Perciò, se può sembrare adeguato applicare modelli analitici meccanicistici come i diagrammi di corpo libero per la comprensione di alcuni aspetti della comprensione dei movimenti sportivi, è necessario comprendere ogni implicazione e limite nel contesto del controllo completo mediato dai messaggi bioelettrici che attraversano il sistema muscoloscheletrico e il sistema nervoso.
(…) affidarsi puramente sui metodi della biomeccanica per analizzare il corpo umano equivale ad analizzare un conterto sinfonico esclusivamente sul suono e gli strumenti musicali coinvolti ignorando il direttore e gli strumentisti.
Come esempio, è inadeguato testare la velocità e la potenza degli atleti affidandosi esclusivamente su precisissime piattaforme dinamometriche e test in laboratorio con video ad alta velocità o con test speciali sul campo senza esaminare il sottostante processo di controllo motorio. La capacità di generare performance suggerita dai salti verticali, dalle misure pliometriche o dai vari test di agilità sono relativamente senza senso se l’atleta reagisce lentamente o inappropriatamente agli stimoli sensori durante le reali condizioni sportive. Questa è una delle ragioni per cui i cosiddetti esercizi pliometrici o di accorciamento-allungamento possono essere di pochissimo beneficio per ogni atleta.
Mentre questi esercizi possono migliorare la velocità e la potenza in movimenti semplici, non necessariamente potenziano il tempo di reazione, il tempo di decisione o le capacità di problem-solving in complesse azioni sportive durante una competizione.
Perciò, un giocatore di baseball che evidenzia un modesto salto verticale ma tempi di decisione superiori può essere molto più performante di colui che ha un notevole salto verticale ma scarsi tempi di reazione e di decisioneo una coordinazione motoria inefficiente.
In altre parole, test biomeccanici di forza, potenza e velocità presi a se stanti possono suggerire che un atleta è notevolmente portato per uno sport ma nel contesto complessivo che coinvolge i vitali processi di controllo neurale e motorio, può invece risultare seriamente mancante.
Similarmente, test fisiologici possono indicare un quadro incompleto delle capacità sportive. Per esempio, le biopsie muscolari che rivelano un alto tasso di fibre veloci (FT, tipo Iib) possono indicare che l’atleta è molto portato per attività che richiedono velocità, forza o potenza ma leve svantaggiose, curve di produzione della forza scarse e abilità motorie inefficienti possono portare al fatto che l’atleta è un esecutore mediocre di attività come correre o saltare.
Perciò, nell’utilizzare i metodi della biomeccanica all’allenamento sportivo, informazioni rilevanti dalle discipline “alleate” sono necessarie per offrire una visione più completa e bilanciata di ogni specifica situazione”
Perciò, attenti a non farvi fregare: due sensori appiccicati addosso non forniscono necessariamente più info rispetto al non averli e affidarsi esclusivamente a numerini per descrivere cose complicate può essere pericoloso. La tecnologia va inquadrata nel suo complesso nello studio del corpo umano, non settorialmente. Questo è il primo punto, centrale. L’altro è che la tecnologia è d’ausilio all’atleta e non viceversa. Spiego.
Questo è un classico del Controllo Motorio, riadattato da me. “Allenarsi” per un gesto altetico in pratica è l’esecuzione di movimenti confrontati con un movimento ideale. Spero di poter illustrare con una serie di articoli questo aspetto, che è incredibilmente interessante, ma possiamo già adesso affermare che a pedate sia plausibile, no?
Provo un esercizio, guardo come lo faccio. Se lo faccio bene, ok, altrimenti correggo. Rallentando questa frase banalissima è possibile notare cose che non sono invece per niente banali. Essenzialmente, operiamo un confronto.Se io faccio uno squat sbilanciato in avanti da ammazzarmi ma vengo comunque su, il mio babbo mi dice “bravo” perché ce l’ho fatta. Enrico o Ado invece mi scriverebbero un elenco di almeno 15 warnings, 5 several errors e 2 fatal errors.
- E’ necessario sapere cosa osservare.
- E’ necessario conoscere una tecnica definita “ottima” con cui confrontarsi.




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