Chiaramente, quando il carico sul bilanciere è elevato, l’effetto si sente meno perché è l’inerzia stessa del carico che frena queste deviazioni, però c’è un effetto compensativo: il carico elevato smorza le oscillazioni rendendole “piccole”, ma con un carico elevato anche “piccole” oscillazioni sono pericolose.

Vi è mai capitato di fare squat con un bilanciere che flette molto, magari con un carico medio-alto costruito con tanti dischi di piccolo taglio che lo riempiono tutto? Se non state attenti all’inversione del movimento i dischi fanno flettere il bilanciere in controtempo con la vostra risalita, perciò voi spingete nel momento in cui i dischi stanno continuando ad andare giù!
Sembra come se uno stronzissimo spotter vi prema con le mani sui trapezi!

Perciò, elastici e catene impongono un controllo superiore del bilanciere in tutta la traiettoria, grazie ad un massiccio utilizzo degli stabilizzatori. Del resto, gli elastici si usano in riabilitazione o per eliminare gli squilibri muscolari proprio perché creano una “instabilità” che viene compensata con l’uso di muscoli normalmente poco allenati!

Bang! Sono elasticamente esplosivo!


Lo so che vi sto triturando finemente i testicoli per farci dei preparati afrodisiaci, ma dato che gli elastici sono utilizzati per aumentare l’esplosività, anche a sproposito, vorrei chiarire alcuni aspetti importanti del loro utilizzo. L’esempio è sullo stacco ma si applica a qualsiasi esercizio dove utilizzerete questi gadget potenzianti.

Il disegno qua sopra è l’oramai stranota curva della velocità del bilanciere: l’atleta genera un burst di forza e la velocità si incrementa velocemente. Poi, aumentando la difficoltà meccanica (la leva) insieme al passaggio da estensione della tibia a estensione della schiena, la velocità rallenta pericolosamente: è la regione dello sticking point. Se l’atleta guada la palude, chiude poi l’alzata.

“Essere esplosivi” nello stacco è perciò in soldoni generare tanta forza velocemente e mantenerla il più possibile, due qualità entrambe da allenare.


A sinistra un allenamento con un carico del 60% del massimale: il carico è tale da permettermi di generare un sacco di forza in un breve tempo, ma proprio perché non è un carico elevato potrò, con questa forza, passare alla grande lo sticking point.

Al centro un allenamento con un carico ancora più basso: genero ancora più forza ma passo a mach 5 lo sticking point con un bang sonico che frantuma le finestre di 5 isolati e tutti in palestra si ritrovano con le orecchie sanguinanti.

E’ vero che imparo a generare tantissima forza in poco tempo, se volete “potenza”, ma mi servirà a poco nel momento in cui il carico sarà elevato e il bilanciere non gradirà essere strattonato come pare a me…

Vi accorgete che il carico è troppo scarso quando dovete frenare la chiusura per evitare che il bilanciere si sollevi troppo o vi si stacchi dalle mani. Ad esempio, chi ha un massimale di panca pari a 130Kg il 60% equivale a circa 80Kg, un carico troppo basso che fa saltare il bilanciere dalle mani. E 130Kg è un bel massimale, figuratevi uno che ha 100Kg…

A destra, invece, un allenamento con un carico del 90% che per forza di cose crea un lunghissimo sticking point. In questo caso l’allenamento non è comunque efficace perché non si impara di certo a generare tanta forza in poco tempo e l’uso di carichi del genere è assolutamente impegnativo.


Eddie adesso usa le catene: la curva della velocità si deforma perché cambia dinamicamente (Dio come mi esalto ad usare questa parola) il carico sul bilanciere da “poco” all’inizio a “giusto” nel mezzo infine a “tanto” in chiusura.

All’inizio riuscirò a far partire velocemente il bilanciere, imparando a generare molta forza in poco tempo, poi allo sticking point il carico superiore creerà una vera difficoltà contro cui devo lottare, risultando allenante anche in questa zona. Infine, in chiusura, dovrò imparare a “sentire” un carico elevato e non avrò problemi di bilanciere che schizza su.

Questo è il senso della frase “gli elastici ti insegnano a spingere sempre”: il carico è sempre impegnativo, in ogni punto dell’alzata!

Loading e deloading

Sgamate subito quelli che parlano di elastici invece di usarli chiedendo che differenza c’è fra loading e deloading. Voi, invece, leggendo questa roba, la saprete. Però se non provate vi sgamo lo stesso eh.


Una cosetta simpatica possibile con gli elastici ma non con le catene è la generazione di una forza di fatto negativa, come nel disegno: piantando gli elastici nel soffitto. Perciò, un quiz:


In entrambi i casi i Kg totali in gioco, carico “vero” e carico “finto” sono gli stessi, in ogni punto della traiettoria. Matematicamente, non c’è alcuna differenza. Perciò perché esistono esercizi di fatto identici? Come sempre, sono le sfumature che contano. Per appressarle dovreste… provare. Cerco di spiegare.
  • La trazione verso il basso dell’elastico è, come abbiamo visto, direzionale. La sensazione è di essere imbracato in una guida che impedisce i movimenti se non quello verticale: più il carico è elevato, più questa sensazione è evidente. Nel punto più basso il bilanciere è libero di muoversi dove vuole, nel punto più alto è bloccato.
  • La trazione negativa verso l’alto è anch’essa direzionale: simmetricamente, nel punto più basso il bilanciere è bloccato nella stessa guida dell’altro caso, nel punto più alto è libero di muoversi dove vuole.
In altre parole nello squat loading più si sale verso la chiusura e più si aggiungono Kg “finti”, nello squat deloading più si sale e meno “finti” sono i Kg. A parità di tutto, un esercizio deloading restituisce ad inizio e fine movimento delle sensazioni realistiche, un esercizio loading… no.