Quello che scrivo l'ho appreso in anni di letture (saggi e romanzi) sulla Roma repubblicana ed imperiale, spero risulti interessante.


Nell'immaginazione collettiva massima espressione della forza e della disciplina, i legionari basavano la propria alimentazione su papponi composti principalmente da cereali (in Italia soprattutto farro) e legumi con verdure e, a volte, cacciagione o, più raramente, carne bianca e rossa, a cui si aggiungeva del sale (da cui deriva la parola salario, in quanto in alcune situazione, corrispondeva alla paga) e olii vari. Si mangiava anche del pane di cereali integrali, frutta, latte e prodotti caseari. Quest'ultimi erano più rari e comunque molto dipendeva dalla conservabilità degli alimenti nelle lunghe marcie. Le razioni d'acqua erano sempre parche, raramente accompagnate da vino. Ovviamente gli alimente che la componevano erano influenzati dal luogo nel quale si trovava di stanza la legione.
Quest'alimentazione, generalmente suddivisa in 2/3 pasti, spesso molto scarsa, mai abbondante, permetteva ai legionari di percorrere più di 40 miglia al giorno, portando sulle spalle armi, vettovaglie e quant'altro necessario, dopo le quotidiane esercitazioni fisiche e marziali, per arrivare la sera a dover preparare il necessario per accamparsi e, a tempo debito, combattere. Questo per per lunghi periodi senza sosta, spesso anni.
La corporatura dei soldati Romani era molto varia, dato che provenivano da quasi tutte le parti del mondo allora conosciuto e spesso influenzava il loro ruolo nell'esercito. Generalmente i legionari non erano particolarmente alti (se paragonati ad un contemporaneo erano piuttosto bassi), ma indubiamente molto forti e resistenti.