Avevo firmato per fare il militare nel Gruppo Sportivo dell'Aeronautica. Sarei partito ad Aprile, a Giugno ci sarebbero stati i Campionati Regionali di Società, l'appuntamento più importante per una squadra sportiva. Volevo arrivarci nella miglior condizione di forma possibile per me, volevo far vedere che la nuova recluta sarebbe stata capace di fare il suo dovere.

Decidemmo di potenziare un po' la preparazione invernale, 4 allenamenti in pista invece di 3, 3 sedute di pesi invece di 2. Dovevo andare in qualche posto ad allenarmi per 5 volte a settimana. Era un programma consolidato che mi aveva fatto fare 10”4 (4 decimi, non centesimi) sui 100 metri, lo avevamo incrementato “un po'”.

Questo “po'” si rivelò essere “troppo” a Natale. Non era più divertente allenarsi la Domenica mattina, pista e pesi. Perchè ero stanco e i risultati non venivano. L'anno prima non mi sarebbe fregato niente, in fondo avrei sempre potuto decidere di non gareggiare (un escamotage psicologico che funziona sempre) ma quell'anno sarei dovuto essere al meglio del meglio, non potevo mancare l'appuntamento!

Arrivai a questa gara fottuta con lo stato d'animo di uno che deve andare dal dentista a farsi estirpare molari e premolari senza anestesia e l'unica cosa che mi importava era che finisse. La gara andò anche bene, feci un risultato non eccelso ma nemmeno scarso: portai i punti che servivano e di sicuro non si ricordano oggi di me i vari sergenti e tenenti responsabili della squadra.

Fu la prima e ultima gara della stagione, e della mia carriera. Ero scoppiato, avevo fatto il botto. Meno di 3 anni prima, più di altre volte, ma sempre allo stesso modo.

Quasi 10 anni dopo capii che cosa mi era capitato: overtraining.

Esiste o no?

Nel recente passato l'overtraining (OT) era confinato in ambito competitivo, sia come casi patologici che come ricerca scientifica; oggi invece nel mondo occidentale l'attività sportiva è qualcosa di socialmente accettato, direi premiante. Questo porta alla diffusione di questa strana malattia, che oggi si manifesta in maniera meno virulenta che in passato ma ugualmente pericolosa.

La particolarità di questo articolo è che, sebbene io non abbia attestati accademici, posso parlare a pieno titolo dato che l'OT l'ho subito quando nemmeno si sapeva cosa fosse.

Come si manifesta l'OT

Importante: dobbiamo distinguere l'overtraining dalla sindrome da overtraining. Il primo termine indica letteralmente l'eccesso di allenamento, il secondo la malattia data dall'eccesso di allenamento. Useremo i termini come sinonimi ma in realtà il primo è la causa del secondo.

L'OT si manifesta come una forma di stanchezza cronica mescolata ad insoddisfazione per i risultati sportivi e alla totale demotivazione nel praticare ciò che prima era fonte di gratificazione.

Ansia da prestazione, irritabilità nei rapporti interpersonali, difficoltà a prendere sonno e a dormire, necessità di grande impegno per manterere la concentrazione, frustrazione per la propria condizione fisica fanno parte del quadro clinico.

Chi ne è colpito detesta allenarsi ma sente di essere costretto a farlo, con risultati scadenti ottenuti con fatica bestiale quando prima le stesse cose erano attività a basso impegno.

Che voi siate un atleta professionista o un amatore di uno sport il risultato finale è un totale disamore per la propria passione. Non si muore di OT, ma è sicuro che si soffre.

Perchè l'OT è bastardo

Chi non ha avuto periodi di stanchezza o ha fatto allenamenti che non voleva fare! In palestra solleviamo ferro, non giochiamo con le Barbie! La gestione dello stress è fondamentale!

Il quadro clinico dell'OT è dato cioè da una serie di sintomatologie che si confondono con comportamenti assolutamente sani. Dove poniamo il confine fra un comportamento un po' strambo ma “normale” e l'inizio della patologia?

Se questo fosse possibile, avremmo definito dei livelli di soglia per cui la diagnosi risulterebbe agevole, un po' come la temperatura corporea, sopra i 37 gradi “hai la febbre” per convenzione.

Ma è proprio questo che rende l'OT subdolamente bastardo: si mimetizza.

Alcuni di voi leggendo questi sintomi penseranno “eh vabbè, anche a me è capitato, ma mica la faccio così lunga...”. Ecco, voi non siete malati, e perciò difficilmente potrete provare empatia (cioè sentire a pelle). Alcuni di voi invece stanno pensando “ma questo è un genio! Questo ci becca alla prima! Finalmente uno che mi capisce”. Voi probabilmente avete sviluppato dei tratti di OT.

Si guarisce dall'OT ma prima si deve capire di essere stati colpiti

Cosa dice la ricerca scientifica

Come tutti i reduci di una brutta esperienza, sono molto sensibile all'argomento e nel tempo mi sono molto documentato. L'aspetto sorprendente è che non c'è assoluta chiarezza sull'innesco dell'OT, il momento in cui inizia la patologia.

Questo è importante perchè non dovete farvi fregare: su Internet si trovano un sacco di informazioni che assegnano con assoluta certezza l'OT a certi tipi di allenamenti, a certi sintomi, a certi test: questa roba NON E' attendibile, specialmente se fate da voi.

Attenzione: allenarsi troppo (quello che letteralmente OT significa) non è sufficiente per andare in OT, allenarsi di meno non è sufficiente per non caderci o guarire. Ragazzi, questo pezzo nasce dal fatto che ho scoperto che persone che si allenano in stile BII hanno a mio avviso tratti di OT, e questo mi ha letteralmente spiazzato!

La definizione scientifica

La sindrome da overtraining è definita come un “disturbo neuroendocrino dato da uno squilibrio fra la domanda imposta dall'allenamento e la possibilità di soddisfare questa domanda tramite un adattamento all'allenamento stesso”.

Neuroendocrino implica che c'è una alterazione nella produzione degli ormoni che regolano la trasmissione dei segnali nervosi. L'esercizio altera l'organismo, le sue funzionalità, il suo equilibrio, causa fatica.

In un prossimo articolo cercherò di descrivere cosa sia la fatica, che può essere divisa macroscopicamente in periferica (quella propria dei muscoli, in soldoni) e centrale (quella del sistema nervoso). La fatica periferica influenza quella centrale.

Non è però chiaro il passaggio dal livello molecolare, cellulare e quello organico, globale. In altre parole, l'allenamento causa dei danni muscolari, microstrappi, alterazioni del pH del sangue, sensibilizzazione dei recettori del dolore, variazioni dei livelli di serotonina e degli altri neurotrasmettitori. Ok, questo è chiaro.

Dove e quando tutto questo si trasforma in una sensazione di stress? Il passaggio fra il micro (serotonina “elevata/bassa”) e il macro (sensazione di gratificazione/frustrazione) non è noto.

Perciò, sicuramente l'OT è una malattia che colpisce la nostra sfera psicologica causata da uno squilibrio fisico, ma non sappiamo stabilire i livelli quantitativi delle variabili in gioco che portano da un giusto stimolo che causa adattamento positivo, ad uno stimolo errato che causa questo vortice negativo. Molte volte lo stesso stimolo genera risultati opposti!

Ah... non fatevi fregare da chi declama “studi scientifici” che mostrano come la serotonina sia influenzata dal triptofano e dai BCAA. Il problema è ben più complesso e non è che a comprare (comprare, cioè dare soldi ad altri... che vendono qualcosa) i BCAA voi non andrete in OT...

Il legame fra il mondo della chimica e quello della psicologia è molto lasco. Ecco perciò uno schema classico, che anche io da qualche parte ho già proposto.


Noi siamo immersi in un ambiente che ci propone degli stimoli. Lo stress è la percezione che noi abbiamo degli stimoli che l'ambiente ci propone, causando una perturbazione nel nostro equilibrio(omeostasi). Lo stress causa una reazione per recuperare l'equilibrio, tramite un adattamento del nostro corpo, scatenando tutta una serie di reazioni chimiche che causano variazioni fisiche ma anche psicologiche.