Dal momento che abbiamo parlato di core training come allenamento utile per i benefici che può arrecare a livello posturale, coordinativo e ausiliario per altri gruppi muscolari e catene cinetiche, mi sembra doveroso in parallelo spendere due parole sullo stretching.
Come ormai avrete capito questo diario non vuole essere un arido elenco delle mie sessioni di allenamento, che forse interesserebbero quasi a nessuno, poichè difficilmente replicabili ma un luogo di incontro e confronto verbale, una specie disalotto atletico dove cogliere lo spunto per affrontare alcune tematiche pur sempre inerenti al workout di un agonista.

La riflessione che mi accingo a compiere sullo stretching non consiste - in coerenza con quanto appena detto - in un protocollo di esercizi, posizioni o modalità di svolgimento, che sarebbe in questa sede oltremodo lungo e noioso e che, a buon bisogno, potete trovare altrove con analisi più appropriate ed approfondite da parte di esperti operatori del settore.
Preferisco invece affrontare due brevi concetti, tratti peraltro da un mio precedente scritto in altra board che posto in corsivo, che considero utili a concepire questa attività di distensione e rilassamento muscolare sotto un'ottica molto più vasta di quella per la quale è conosciuta e presa in considerazione.


Breve riflessione sullo stretching


In generale considero lo stretching come uno strumento utilissimo a più finalità: coadiuva il recupero delle sessioni di allenamento più dure, prepara gradualmente il fisico all’esercizio nell'ambito del warm up di un evento agonistico, aiuta a livello psicologico nel prendere coscienza della propria forza e nel focalizzare l’attenzione sulla gestualità da compiere.
Se effettuato in solitaria, lo stretching si rivela un miorilassante, favorendo in tal senso la necessaria concentrazione al contest ma aiutando, nel contempo, a stemperarne l’ovvia tensione; se effettuato invece in compagnia, per quanto il dato possa apparentemente sorprendere, ha funzioni di socializzazione e cementa i rapporti tra compagni di squadra o tra avversari nell’incipit di una prova di interesse e coinvolgimento comune.

Lo si scorge in questa spontanea e - forse proprio per questo - splendida istantanea in bianco e nero scattata nel backstage del trofeo “Bertoletti” 2013, che ritrae Andrea e Giovanni, due degli juniores del mio team, effettuare alcuni movimenti di stretching sorridenti e rilassati, nonostante l’imminenza della prova di squat che li avrebbe visti tra breve competere l’uno contro l’altro.
Mi piace riportare sul mio diario personale quest'immagine che considero - proprio per la sua freschezza, immediatezza ee estemporaneità - come una delle più belle tra quelle che arricchiscono l’archivio fotografico di squadra.