Ragazzi, questo è un gioco. Come dice il Saggio, “ognuno si diverte come gli pare, diceva quello che si martellava le palle sull’incudine”. In questo caso, una piccola rete neurale che impara a fare squat. Dio come adoro queste mental pipps …a me servono per capire meglio ciò che studio: mettere in pratica la teoria permette di sbattere il muso contro difficoltà sottovalutate dalla semplice lettura, per arrivare ad un grado di conoscenza secondo me superiore perché un minimo “vissuto”. In altre parole, se è vero che è possibile fare tesoro dell’esperienza degli altri evitando errori catastrofici, mettersi un po’ in gioco non può che portare un arricchimento.
Nel 1949 lo psicologo canadese Donald Hebb formulò quella che è diventata la regola di Hebb per l’apprendimento o la sinapsi di Hebb. In pratica formulò delle ipotesi su come potesse avvenire il processo di apprendimento negli strati del cervello.
Nei 40 anni successivi una serie di studi ha sempre più confermato che moltissime strutture cerebrali quali ad esempio l’ippocampo seguono la regola di Hebb, che è disarmante nella sua semplicità.
Il disegno la illustra: se un neurone invia in ingresso il suo +1 ad un altro neurone facendogli emettere il suo +1, la sinapsi diventa più “forte” tramite cambiamenti plastici (chimici o di crescita) in modo da permettere al neurone in ingresso di attivare sempre meglio il neurone di uscita.
Questa semplice regola ha delle implicazioni che nemmeno affronteremo, ciò che è importante è che il cervello funziona così, bene o male: semplici regole applicate ad un numero spropositato di elementi creando schemi del tutto inaspettati.
Il “rinforzo” della sinapsi viene definito Long Term Potentiation, è parte della teoria del Consolidamento
Poiché ho trovato delle implementazioni di reti neurali complicatissime, ho pensato di inventarne io una invece semplicissima (anche se alla fine per farla funzionare ci ho messo circa 30 ore eh…) in modo da dare la percezione di come si potrebbe visualizzare una “traccia neurale”.
Per prima cosa, è bene definire una rappresentazione che abbia significato ma che sia anche semplice da comprendere: a sinistra una rete di 6 neuroni, 3 in ingresso, ognuno si connette a tutti e 3 i neuroni di uscita.
Già così il disegno diventa incomprensibile, con tutti quei fili sparsi. L’ingegnere rende tutto più chiaro con l’uso dei colori o dei tratteggi, creando un bel foglio di Burda, quello che le nostre mamme usavano quando eravamo piccoli per copiare i modelli dalla rivista, un accrocchio incomprensibile di linee aggrovigliate (Burda è la rivista, non un effetto quantistico, chimico, astronomico…)
A destra perciò una rappresentazione più comprensibile: sulle righe i neuroni in ingresso, sulle colonne i neuroni in uscita, gli incroci sono le sinapsi e il diametro dei pallini rappresenta la “forza” della sinapsi.
Il dottor Hebb fa lo squat
Il buon Donald si rivolterà nella tomba sapendo che il suo mirabolante lavoro sull’organizzazione dei comportamenti verrà usato per far fare un rozzo squat ad una rete neurale… Nel disegno qua sopra il nostro squat sotto il parallelo, suddiviso in 10 posizioni differenti, 5 per la discesa e 5 per la risalita.
Ipotizziamo che gli elementi di questo modello siano la schiena, i femorali e i quadricipiti. Mi limito ad illustrare i passaggi successivi solo per la schiena, per semplicità.



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