Mi distruggi un mito. bellissimo post!
Mi distruggi un mito. bellissimo post!
-Where Eagles Dare-
meraviglioso!
Grandissimo articolo! e soprattutto sfatato un mito!
Nella puntata precedente abbiamo visto come il cervello integri le informazioni che riceve dall’esterno. Adesso vediamo più in dettaglio come è strutturato il più potente cloud computer dell’Universo.
A sinistra i costituenti del sistema come visti dall’esterno: una scatola cranica, tecnicamente chiamata crapa o zucca o anche testacciadi(beep) che contiene quello che chiamiamo cervello, una spina dorsale che contiene il midollo spinale da cui escono dei nervi.
Tutto questo è ben noto, dato che è oramai parte integrante della cultura di base della palestra, però basta pochissimo per entrare in un vero marasma di definizioni. A destra un piccolissimo accenno: il Sistema Nervoso è suddivisibile in due macroaree: l’encefalo e il midollo spinale.
L’encefalo è tutto quello cheè contenuto dentro la scatola cranica ed è ciò che identifichiamo normalmente con cervello ma in realtà il contenuto della zucca di ognuno di noi è suddivisibile in almeno tre parti: il cervello propriamente detto, quello grigiastro con i solchi che si vede in tutti i disegni, il tronco encefalico che collega il midollo spinale a tutto il resto e il cervelletto.
Notate come il diagramma rappresenti una gerarchia e sarebbe suddivisibile ulteriormente in moltissime altre parti di cui non riporto i nomi per non appesantire la trattazione. Queste sono comunque le parti che ci interessano per migliorare, lo so che non ci credete, il nostro allenamento.
Il disegno rappresenta una suddividione del Sistema Nervoso in base alle funzionalità. Notate come, spostandosi dal basso verso l’alto aumenti la complessità di ogni funzione.
Il tronco encefalico e il midollo spinale permettono le funzionalità basilari e indispensabili per la sopravvivenza dell’organismo: la regolazione della temperatura, del battito cardiaco, i movimenti riflessi, la pressione sanguigna. Il tronco e il midollo sono comuni a tutte le creature vertebrate, sono il kit di base come lo sterzo e il motore. E’per questo motivo che una lesione al tronco è solitamente mortale: dovunque la ferita vada a cadere viene intaccata comunque una funzionalità importante.
Il sistema limbico è un insieme di organi che caratterizzano l’istinto alla sopravvivenza: fame, sete, pulsioni di base, il fight or flight o attacca o fuggi dipendono da questa zona profonda dell’encefalo. Quest’area è comune a tutte le specie dai rettili in su in quanto necessaria per la sopravvivenza di ogni specie. E’ nel sistema limbico che nascono le emozioni più primitive.
Salendo ancora alla fine arriviamo alla corteccia che permette le funzionalità più evolute quali la coscienza e il pensiero astratto. Lo sviluppo della corteccia è ciò che determina la posizione nella scala evolutiva di una specie: l’Uomo Sapiens Sapiens è la creatura con la corteccia cerebrale più sviluppata rispetto al proprio peso corporeo e questo è di fatto il motivo del nostro successo nel dominio incontrastato del Pianeta Terra.
I nervi sono gli elementi di livello più basso quasi sempre trascurati se non quando il colpo della Strega ci paralizza in improponibili posizioni. I nervi sono le sonde che restituiscono informazioni alla intelligentissima corteccia e che permettono a questa di far agire gli organi del corpo umano.
Un nervo è costituito dall’insieme di più assoni, come un cavo ottico contiene tante singole fibre. Tanto per dare un’idea, il nervo sciatico ha il diametro di un dito! I nervi si dividono in craniali e spinali con i primi che escono direttamente dalla base del cervello e i secondi dal midollo spinale.
Esistono due tipologie di nervi, sensitivi o efferenti e motori o afferenti. I primi trasportano gli input che il cervello integra, i secondi inviano gli output per far svolgere i vari compiti.
Un concetto importantissimo: tutti i nervi entrano ed escono dal tronco encefalico, pertanto tutte le informazioni sono processate partendo dalle aree “primitive” per arrivare a quelle “evolute”. L’integrazione delle informazioni è perciò multilivello dato che ogni “strato” restituisce a quello immediatamente superiore un input processato e filtrato e riceve allo stesso tempo un input dal livello superiore analogamente da questo processato e filtrato.
La formazione di ciò che chiamiamo “percezione della Realtà” è pertanto un processo estremamente complesso in cui noi non conosciamo veramente ciò che ci circonda ma solo quello che le varie zone del cervello ci fanno conoscere.
E’ capitato a tutti che l’ansia ci ha impedito di ricordare un compito che dovevamo svolgere, pur sapendo benissimo di aver sentito ciò che dovevamo fare: il flusso delle informazioni uditive è stato processato, siamo “coscienti” di aver udito, ma non è stato memorizzato.
Questo sistema multilivello è ciò che permette alle “emozioni” di influenzare la percezione della Realtà, l’apprendimento, le decisioni che andiamo a prendere. La modularità del tutto è la sua forza immensa come la sua incredibile debolezza.
Per quanto l’attività in palestra sia associata a comportamenti da bruti decerebrati, in realtà andiamo ad inviare input ed a ricevere output da aree del cervello estremamente evolute, pertanto nel disegno ho riportato la suddivisione macroscopica della corteccia in lobi ed emisferi.
Le zone di ogni lobo sono “etichettate” in base alla funzione che devono svolgere, nel disegno alcune delle aree più famose.
E’ interessante notare come questo tipo di mappatura sia essenzialmente grossolana, dovuta a studi risalenti agli anni ’40-’70 su pazienti epilettici, colpiti da ictus, pazzi, sicuramente qualche esperimento nazista di sezionamento cerebrale in vivo, su soggetti in cui venivano operati simpatici elettroshock.
In pratica la mappatura deriva dalla stimolazione elettrica o dalla presenza di una lesione: un ictus devasta un’area del cervello e il tizio non parla più perciò quell’area era relativa al linguaggio oppure dò un po’ di 220 ad una certa area e il tipo fortunato ha degli scatti alla mano destra perciò l’area era relativa alla mano destra.
Solo negli ultimi 20-30 anni è stato possibile determinare una mappatura più fine e profonda delle aree del cervello, grazie alle nuove tecnologie iniziando dalla Tomografia Assiale Computerizzata e dalla Risonanza Magnetica, “sonde esplorative” di finezza sempre superiore.
L’homunculus
Questo disegno è il rifacimento di uno schema famosissimo chiamato homunculus di Penfield ed è ciò che ci interessa: vi prego di considerare quello che scriverò come una primissima approssimazione della situazione reale, un modello o uno schema mentale da utilizzare per memorizzare meglio i concetti. Come tutti i modelli è una semplificazione della realtà, un po’ come la Supercompensazione: usatela al meglio e migliorerete nell’allenamento, altrimenti vi allenerete ogni due mesi aspettando il picco supercompensativo.
Al confine fra i lobi frontali e i lobi parietali sono presenti due zone del cervello ben precise: la corteccia motoria sui lobi frontali e la corteccia sensitiva sui lobi parietali. La corteccia sensitiva riceve gli input dai sensori del corpo, la corteccia motoria invia gli ordini agli organi motori del corpo, i muscoli. Per questo motivo a noi questa roba interessa!
Ogni zona di queste due aree è relativa ad una certa “parte” del corpo, ma non in proporzione al volume della parte stessa, piuttosto alla sua importanza per la sopravvivenza ed il benessere dell’individuo: le parti indicate nel disegno hanno una forma proporzionale alla dimensione della rispettiva zona sulla corteccia.
Questo è il motivo per cui i neuroni relativi all’uso delle mani e delle dita occupano una bella porzione della corteccia motoria rispetto alle gambe o ai piedi: il controllo fine dei movimenti delle mani è necessario per svolgere compiti complessi, mentre per una gamba è necessario un grado di controllo molto minore.
Analogamente la corteccia sensitiva: gli input ricevuti dai sensori delle mani e delle dita sono fondamentali per capire se e come svolgere un dato compito, pertanto tantissimi neuroni sono dedicati a queste elaborazioni.
La rappresentazione del corpo è così deformata nella corteccia rispetto alle vere “forme”, da cui il termine homunculus.
Questo ometto è una rappresentazione molto chiara e utile per memorizzare concetti importanti, ottenuta con i metodi precedentemente menzionati ma confermata da tutte le analisi successive, ma è possibile cadere in un errore didattico: pensare che sia statica ed immutabile.
In realtà ciò che caratterizza la corteccia cerebrale, pertanto anche quella sensi-motoria, è la sua plasticità: la possibilità di alterare le dimensioni delle proprie aree funzionali.
Per questo motivo, un pubblico ringraziamento: tempo fa lessi su un forum un intervento di Marcoevrnfun proprio sulla plasticità della corteccia. E’ stato lui che mi ha dato la scintilla per informarmi di argomenti che altrimenti mai avrei minimamente affrontato: ancora una volta Internet e le Boards dove le persone dialogano si rivelano una fonte di automiglioramento eccezionale. Grazie Marco, grazie a te conosco oggi più cose interessanti del mondo che mi piace.
Onorato di essere stato citato ma ancora più contento di averti dato spunti interessanti per i tuoi lavori!![]()
persone come ironpaolo migliorano tutti noi..
grazie dei thread
Mi fanno troppo ridere gli omini che commentano![]()
-Where Eagles Dare-
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