I grafici a sinistra descrivono ciò che accade nel periodo iniziale del recupero per le due tipologie di infortuni, il grafico a destra è l’andamento delle forze del pettorale nel soggetto sano, l’ho separato per non fare troppa confusione con le linee.


Uno strappo nella parte sternale del pettorale è meno grave da un punto di vista funzionale, perché la configurazione meccanica del corpo non è alterata in maniera sostanziale come uno strappo clavicolare:
  • Il pettorale nello strappo sternale generi forza per tutte le angolazioni dell’omero a differenza di quello che accade in uno strappo clavicolare.
  • Conseguentemente il deltoide deve compensare molto meno nello strappo sternale rispetto a quello clavicolare
Mi raccomando: non è una gara a chi ce l’ha più grosso! Oltre alla posizione è importante l’estensione della lesione, la vicinanza al tendine e tante altre belle cose. Stiamo solo discutendo della “gravità” meccanica della lesione e non di quella “biologica”!


La perdita della parte centrale del pettorale è compensabile con le fibre clavicolari ed addominali la cui funzionalità si sovrappone a quelle mancanti al centro. Viceversa una perdita di fibre clavicolari non è compensabile così facilmente dato che sono molto esterne o, se volete, “in alto” e le fibre sternali non arrivano fin lassù.

E’ da aspettarsi perciò che anche la “soluzione” al problema che il corpo mette in atto sia differente:


A sinistra la situazione immediatamente dopo l’infortunio e poi a seguito del recupero tramite slittamento della spalla per una lesione come la mia, a destra per una lesione al pettorale sternale: notate come in questo secondo caso le curve per ogni muscolo siano molto più vicine fra loro, ad indicare che lo spostamento in basso della spalla porti un beneficio minore.

Probabilmente in questo secondo tipo di lesione il recupero avviene con altri mezzi perché è inutile che l’organismo crei una alterazione dei suoi assetti muscolo-scheletrici se il gioco non vale la candela…

Conclusioni

Il modello presentato nell’articolo precedente permette di spiegare un fatto nuovo che non avevo osservato prima: spiegare anche eventi non contemplati nella formulazione iniziale di una teoria o di un modello è un elemento che ne aumenta la coerenza e pertanto l’affidabilità nel descrivere la realtà.

Un motivo in più per dare credito a quello che dico!

Un ulteriore passo in avanti sarebbe l’integrazione di questo tipo di approccio ai calcoli delle forze muscolari con un modello tridimensionale della panca. Il passaggio è difficile ma… perché non provarci?

Per finire non posso che ribadire ciò che mi sta a cuore: questa roba è complicata, è vero, però permette di capire tante cose. Il corpo umano è complicato, e complicate sono le spiegazioni di come funziona.

Compito mio è di fornirvi le spiegazioni più semplici per capirne il funzionamento (se mi riesce, ovviamente), compito vostro è “studiarle”. Se non ve ne frega nulla, amici come prima: io sono totalmente apatico nelle cose che non mi interessano! Ma se invece vi interessano… “studiare” è l’unico modo!