CIao Tru,
mi raccomando, non è che io penso che Poliquin sia un furbacchione che vuol guadagnare. La competenza merita di essere pagata, e il marketing è un mezzo.
Sta al venditore vendere e all'acquirente comprare. Se hai delle idee buone da vendere, la pubblicità è necessaria. Sta a chi vende essere o meno corretto, ma ciò non toglie che se c'è la sostanza si possono perdonare certi eccessi di forma.
Ogni autore ha le sue fisse, un suo taglio alla visione dell'allenamento.
Tanto per dire, Poliquin adora gli schemi A1-A2 e il TUT, Tsatsouline la frequenza superbufferata, Thiebadeau gli schemi "strani" e variabili, McRobert le progressioni lente e così via.
La correttezza di un autore si vede se non spara mer.da sugli altri, e qua puoi distinguere fra gli anglosassoni e in non anglosassoni...
Gli americani hanno, poi, la fissazione con l'"approccio scientifico" e ci mettono 2 secondi a passare da un'ipotesi poco formalizzata ma che "a senso" deve funzionare, alla certezza assoluta perchè "scientific studies state that".
Io, come "autore" (ma chiunque sappia leggere e sappia scrivere è un "autore") ho il mio approccio, nel bene e nel male, e con questo giudico quello degli altri.
Ma non voglio essere frainteso: non è che ho ragione io.
Però io ragiono così:
1) mi piace un approccio iniziale conservativo perchè so che essere delusi è peggio che dire "proviamo e vediamo come và". La delusione porta al rifiuto, e il rifiuto è una chiusura mentale che non fa capire il perchè del fallimento.
2) mi piace pensare che la Scienza ci può aiutare, ma il campo è così complesso che avere dei dubbi è sempre meglio che non averne. Perciò ogni idea deve avere delle solide basi fisiologiche e biomeccaniche, ma la realizzazione di questa idea deve, almeno inizialmente, avere ampi margini di manovra a causa delle individualità di tutti noi.
3) mi piace pensare che la sostenibilità e la replicabilità di uno schema siano parte integrante dello schema stesso: un metodo di allenamento è tanto più performante quanto più può essere tenuto nel tempo (fino ad un limite) poichè il corpo umano funziona per adattamenti successivi. Per questo è necessario specificare sempre una progressione, perchè fa capire se l'ideatore ha idea di quale dovrebbe essere l'impatto sul soggetto allenato.
Sulla base di questo, io non ti dirò MAI di partire con X o X% di carico, ma sempre cercherò di farti individuare un punto di partenza soggettivo e ragionevole, che rispecchi i parametri dell'idea stessa.
Tanto per dire, se farai "forza" non puoi partire da carichi troppo "bassi", se farai "resistenza" non puoi partire da carichi che non ti permettano di usare 6-8 ripetizioni.
Ma quali carichi te li stabilisci da solo. Questo rende il sapore delle mie "schede" meno appealing di altre dove leggi 6x3@67% r.i. 2'47" TUT 4.0.X.3
In più, una progressione che faccia capire che il tizio che la spiega l'ha anche provata si rende necessaria per entrare in sintonia con chi dovrebbe poi eseguire le azioni proposte.
Spiace dirlo, ma l'esperienza pratica ha valore. Ma questo è vero in tutti i campi. Anche in Meccanica Quantistica o in Cosmologia c'è una pratica della teoria, che si materializza nel come un teorema è dimostrato, nel tipo di calcolo seguito, nel fatto che ci si incasina o meno per arrivare alla dimostrazione di una tesi. E se l'esperienza pratica ha valore in teorie astruse, cazz.o, qua stiamo parlando di spostare i pesi.
Per questo molte volte mi viene da pensare che chi parla non l'ha poi provata quella roba, o almeno non con carichi ragionevoli.
Mi accorgo che però è un mio limite e pretendere una visione come la mia è troppo.
Detto questo, i cluster sono una buona idea. Ma Poliquin nasconde tutta una serie di dettagli che fanno la differenza. Il 90% è uno di questi. Semplicemente insostenibile alla lunga, e perciò a me questo tipo di approccio non piace.
Ciò non significa che una variazione non possa funzionare. Anzi, il fatto che un mega-mostro definisca come "valida" l'idea dei cluster è un messaggio positivo per tutti gli schemi simili.
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