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Discussione: Simil-BLOG

Visualizzazione Ibrida

  1. #1
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    Predefinito Pensieri, Parole, Opere E Omissioni

    Non c'è una ragione vera a spingerti a sporcare d'inchiostro blu un foglio bianco.
    O forse ce ne sono tante.
    Spesso è la voglia di trovare una forma per un groviglio tra le orecchie, una forma che più ti si addica, che non disturbi chi ti sta davanti, e che non costringa qualcuno ad ascoltarti.
    La scrittura è univoca e non ti obbliga ad ascoltare, se non te stesso.
    Ti macchi i pensieri con situazioni che ti hanno riempito, colpito, stordito: toccato.
    Allora sgomiti tra gli impegni di tutti i giorni per trovare un buco di tempo. E lì scrivi.
    Lì ti diverti a sentire la punta della penna che scorre via fluida, lì senti gli spigoli del fusto di plastica, immaginando il momento in cui l'inchiostro finirà.
    Ti assenti dai problemi che forse non hai, e che forse ingigantisci giusto per poter dire: "Ognuno ha i suoi".
    Poi ti ritrovi a scrivere, che metà foglio è già pieno (o forse l'altra metà è ancora vuota) e l'idea iniziale si evolve.
    Partito con una meta, scavalchi le tue stesse idee e ti perdi tra le pieghe di te stesso.
    Non cerchi l'ispirazione, non ci pensi su troppo.
    Hai la fortuna di non avere un tempo limite a disposizione, nè tantomeno un titolo da analizzare e da argomentare.
    Ritrovi ora il semplice gusto di farlo.
    Non c'è più la corsa al voto scolastico che faceva alzare la media, e che ti imponeva di "non andare fuori tema".
    Non c'è un obiettivo, non sei pagato per farlo, non passi ore a partorire un'ispirazione sensata.
    Ti senti come la piuma del film Forrest Gump.
    Basta poco per volare coi pensieri, urlare, sussurrare o per parlarti.
    Trovi un equilibrio che non hai, tra una sbandata e una caduta, e ti droghi di te stesso come allibito da quanto il silenzio porti quella pace che temi.
    Il buio dei rumori che solitamente colori con TV, musica o quant'altro, ora ti è amico e ti ricorda che hai tutto il diritto di averne un po' tutto per te, prima di ritornare alla linearità della quotidianità spicciola.
    Ti convinci che le passioni non sono sbagliate (finchè non ledono qualcuno), ma ancor di più non ti vergogni.
    Magari poi ti rileggi e vorresti fare un cartoccio di tutto, negando proprio quel tempo speso tra tutti i tuoi tu.
    Non ti nascondi dietro la tua foto, e non ti muovi come un filobus costretto a seguire il filo che gli sta sopra, nonostante le ruote libere.
    Non cerchi consensi o conferme: fino a domani.
    Ultima modifica di user_del87452; 25-05-2008 alle 01:48 PM

  2. #2
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    Sabato 12/07/2008 ore 23.30

    Potrei vivere nella morte, sentendo e vedendo dal di fuori tutto ciò che non mi appartiene più.
    Potrei rinascere nella morte, in un limbo di pensieri confusi lontani da me, e da tutto ciò che sono stato.
    Potrei respirare nel silenzio quell’aria appuntita e spigolosa che si mescola agli sguardi che non capisco.
    Tutto potrei, via da questo mondo.
    Ma non potrei vivere senza una parte di me.
    Non mi spaventa la morte: fa parte del gioco.
    Sono terrorizzato dal perdere un braccio, una gamba, un orecchio, un occhio, un rene…
    Non riuscirei a vivere senza un pezzo che mi appartiene: preferirei di gran lunga eliminare tutti i pezzi che mi compongono.
    Mi sposerei, nel vero senso del termine: sposerei me stesso, cosa questa che non sono mai riuscito a fare nella mia interezza terrena.
    Veloce.
    Veloce è l’aggettivo che mi piace.
    Veloce è la strada sotto i piedi, con qualsiasi motore sotto al culo, con qualsiasi ruota, con qualsiasi scarpa.
    Veloci sono state le mie esperienze, credute profonde nonostante tutto e tutti.
    Veloci gli amori gettati via, veloce il divenire grande prima del tempo senza lasciare aria al bambino che ora trasuda da ogni mio poro.
    Veloci sono stati gli obiettivi raggiunti.
    Tutto il vortice attorno a me, mi ha risucchiato, lasciando confusione e grigiore, ed ora sono lì, a bloccare tutto.
    Mi ritrovo fermo, con una penna in mano mentre scorrono le ore.
    Mi sento sporco e colpevole per non riuscire più a correre.
    Semplicemente non ne ho voglia, e questo mi brucia.
    28 anni sono troppo pochi per stilare un resoconto della vita, come se mi trovassi in punto di morte a 100 (?) anni.
    Vorrei correre, di nuovo, ma con una mentalità ed una genialità che non ho.
    Vorrei vincere, provando il gusto personale di farlo, senza il bisogno di confermare le aspettative di qualcun altro.
    Vorrei poter scegliere pensando alle opportunità, e non a ciò che perderei.
    La morte avviene quando ci si ferma a pensare, a giudicare il passato, solo per non occupare le testa nel futuro, pensando che oramai tutto si è fatto, e nulla ci compete più.
    Mi sporco le mani d’inchiostro, ma potrebbe essere anche sangue, senza alcuna differenza.
    L’isolamento è fondamentale quando occorre scegliere: una scelta, qualsiasi essa sia, necessita di riflessione e di eliminazione di tutto ciò che in quel momento è superfluo.
    Diventano superflui gli amici, le persone, gli affetti: tutto si concentra nella scelta, e ci si carica a molla cercando lo slancio adeguato.
    Belle parole!
    Il problema avviene quando si sceglie di non scegliere. Allora ci si ritrova nel continuo isolamento, abituandosi a questa sensazione, e tutto diviene superfluo. In eterno.
    Il problema di fondo in tutto questo è la scarsa autostima.
    In questo momento la mia è legata al riempire un foglio di parole che escono a fiume da me.
    Nonostante tutto sono veloce: nello scrivere, nel capire, e forse anche troppo nel parlare.
    Ho bisogno di una svolta, ho bisogno di un equilibrio da portare avanti, senza la noia di una normalità che mi impaurisce. Avrei bisogno di un abbraccio, di uno spirito guida che non mi faccia sentire solo neppure nel momento dell’isolamento pre-scelte.
    Vorrei divorare l’asfalto, e non solo la mia rabbia.

  3. #3
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    Voglio i 100 di pancaaaaaaaaa!!!
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    ...ascolto in silenzio...
    ...the search for the truth...


  4. #4
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    Mi sono deciso: cambio lavoro e (spero) vita.
    Ho diverse possibilità: Phoenix (Arizona) dove un mio amico manager mi trova lavoro,
    Australia (più remota) dove a New Castle (sopra Sidney) conosco uno che vende liquri).
    Spagna, allo sbaraglio.
    UK, ufficio estero con l'Italia alla LEGO (ancora ci gioco...), oppure come receptionist d'albergo.
    Per USA e Australia ci sono dei problemi con i visti (anche se venerdì ho speso 100 e rotti Euro per fare il mio primo passaporto... non si sa mai) in quanto i permessi lavorativi durano 12 mesi durante i quali non si può lavorare per più di 6 mesi con lo stesso datore di lavoro, e sono permessi che vengono rilasciati col contagocce, a meno che non si faccia come a Lampedusa.
    Trascorsi i 12 mesi bisogna tornare a casa anche per solo 1 giorno e poi eventualmente ripartire.
    Poi si possono trovare anche degli "sponsor" che ti fanno restare di più.
    Martedì mi arriva il PC e spero di potermelo portare dietro.
    Pr quanto riguarda il lavoro negli alberghi, c'è di bello che offrono anche vitto e alloggio.
    Comunque il mio primo luogo da scegliere sarebbe la Spagna, tant'è che già mi sono scaricato con uTorrent un corso di Spagnolo completo di 4 CD (in mp3) ed un libro di esercizi passo passo coi CD in pdf.
    Adesso vedo come butta, e il primo che abbocca, lo pesco.
    Poi vedo come fare con le dimissioni, e mi informo se in quel periodo posso stare in malattia o meno.
    Vi farò sapere, e state tranquilli che anche dall'estero vi romperò i cog.lioni!!!

    P.S. Figuartevi che quando ero a Madrid, all'aeroporto Barajas mi sono letto la posta dalle colonnine internet touch screen timerizzate con 1 Euro.

  5. #5
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    Mi sono licenziato.

  6. #6
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    Una cosa che caratterizza l'ambiente in cui vivo (ma credo sia un cancro che colpisce tutta l'Italia), è l'innata voglia o bisogno di lamentarsi sempre e comunque.
    C'è qualcosa che non ci va bene? Lamentiamoci, ma giammai facessimo qualcosa per cambiare!
    Questo è lo spirito che ci portiamo dietro.
    La fotocopiatrice è rotta?
    Lamentiamoci, ma non alziamo il telefono per chiamare il tecnico o tantomeno togliamo il foglio inceppato!

    Da circa 20 anni ci viene detto che il lavoro fisso non esiste più.
    Peccato che chi lo dice abbia un lavoro fisso e si sente su un piedistallo!
    Bene, non mi interessa: il lavoro fisso non esiste? Allora ci sono 2 possibilità:
    1 - Lamentiamoci e speriamo che dall'alto qualcuno ci faccia piovere un contratto ri-ri-rinnovato fino alla stabile assunzione (per poi predicare di nuovo che il lavoro fisso non esiste più).
    2 - Cogliamo l'opportunità: cambiamo lavoro, intaschiamo il TFR, e ne cerchiamo un altro, impariamo cose nuove, incontriamo persone nuove, troviamo nuovi stimoli, ed ampliamo la nostra mente.

    Mi rendo conto che questo discorso non si possa applicare a persone già "grandi" con famiglia, ma infatti mi sto rivolgendo ai giovani, a coloro (noi) che sono (siamo) ancora flessibili di idee e di versatilità.

    Ho deciso di muovermi verso la seconda ipotesi, di cui parlavo sopra.
    Risultato? La gente che ti dice "Sei matto a lasciare un posto in banca!".
    A tutte quelle persone vorrei dire che:
    1 - Sono troppo giovane per marcire contando i soldi di qualcun'altro (in effetti possibilità di carriera non esistevano in una banca rimasta forse l'unica in Europa ad aver aumentato la movimentazione di contante allo sportello).
    2 - Il contratto era di apprendistato e sarebbe scaduto nell'aprile 2010, e la banca si guardava bene dal fare un minimo accenno sull'eventuale conferma, in quanto è molto più facile spremere e ricattare(?) qualcuno che sgobba con una benda sugli occhi.
    3 - Non mi faccio tenere per i cogl.ioni da nessuno.
    4 - Ho lavorato tutti i giorni anche quando stavo male, ma non è importato a chi doveva decidere.
    5 - Sono andato in malattia e mi hanno fatto capire che questo avrebbe abbassato le possibilità di stabilizzazione.
    6 - Mi avrebbero a breve spostato di nuovo, togliendomi le possibilità di crearmi un ambiente sociale (se avessi trovato casa per relazionarmi un po', mi avrebbero sradicato): io lo chiamo mobbing, ma in Italia non è reato.
    7 - Stavo vivendo per il lavoro, alzandomi presto e tornando tardi afflosciato sul divano.
    8 - Avrei dovuto cambiare vita, ma l'avrei dovuto fare per loro, invece dato che lo devo fare, lo faccio a modo mio.
    9 - Avrei rischiato di diventare smanioso di essere uno di quelli che predica che il posto fisso non c'è più, in modo che una volta garantito il posto di lavoro avrei potuto lamentarmi per qualcos'altro: sono gli effetti della noia vitale.
    10 - Mi rimetto in gioco, dato che fatte 100 le qualità che ognuno di noi ha, le mie 80 in banca (quella banca) non servivano, ma servivano quelle 20 che evidentemente non risaltavano.
    11 - Il lavoro mi è servito per mettere da parte un po' di grano per eventualmente pararmi il cu.lo.
    12 - Il mondo è troppo grande per guardalo da un finestra tutti i santi giorni.
    13 - Prima di morire vorrei averne visto almeno un po'.
    14 - Sono stanco di parlare con stereotipi ed idee altrui, insegnatici fin da quando eravamo piccoli: gli Inglesi sono sporchi, i Francesi cafoni, gli Spagnoli arretrati, i Tedeschi mangia-crauti, ecc... E'così? Bene, lo potrò dire solo quando lo avrò verificato.

    Penso sia tutto.
    Nel frattempo vi ringrazio se avrete speso un po' del vostro tempo a leggere il mio sfogo, e spero nel vostro sostegno.
    Sarò con voi anche se sarò fuori.
    Ultima modifica di user_del87452; 07-08-2008 alle 07:17 AM

  7. #7
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    Hai fatto bene. Io mi sono rimesso in gioco a 30 anni ed ho addirittura cambiato continente Ah e senza essere paraculato da genitori o parenti (se qualcuno dovesse pensarla in questo modo )

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