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Discussione: Crack!

Visualizzazione Ibrida

  1. #1
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    Il doctor mi dice che se non faccio cazzate torno come prima. Perchè la differenza fra me e un sedentario è come fra una 500 e una Ferrari. La 500 va piano ma si rimette a posto con due martellate, la Ferrari va forte ma ha bisogno di ben altre cure dal meccanico.

    Chiedo quanto tempo ci vorrà per tornare come prima, anche se so che è impossibile avere una risposta definitiva. Risposta: minimo 6-9 mesi. Devo tornare da lui a Settembre per avere un quadro più preciso.

    Il dottore è una persona molto profonda. Oltre alla diagnosi corretta, ha molta esperienza in fatto di infortuni di atleti. Infatti, è per questo che sono qui. Mi dice una cosa che mi colpisce molto e che anche adesso mi torna spesso in mente. Dopo un infortunio c’è una guarigione fisica, ma c’è anche una guarigione psicologica. C’è tutto un percorso di ricostruzione mentale, che è fondamentale.

    Torno a casa, soddisfatto. Ho capito quello che ho, dopo circa 10 giorni di assoluta assenza di informazioni chiare. Ho capito quanto è grave e cosa devo fare. Ho capito che si guarisce, anche mi sembra impossibile perchè sotto l’ascella ho come dei tiranti che mi immobilizzano il braccio.

    Quando ero piccolo vidi un film su un U-Boat tedesco che, bersagliato dalle cariche di profondità, si inabissa sempre più fino a toccare il fondo del mare. In treno, sento la chiglia del sommergibile sbattere sul fondo, il tonfo sordo, il rumore delle bolle che scappano verso la superficie. Quello è il mio "fondo". Più in basso non posso andare. Sono sullo zero della scala di misura. Ora si può solo risalire. Mi ricordo di essermi addormentato profondamente.

    Partiamo per il mare, se non altro posso guidare. Ho una escursione migliore ma parziale, nel senso che non posso estenderlo sopra la testa, mi fa ancora male tutto, il livido è sempre bello grosso.

    Comincio ad intravedere il risultato finale: manca una striscia di tessuto da 3/4 della clavicola verso l’ascella, e il deltoide è meno pieno. Non ci voglio pensare. Faccio il mio automassaggio 3 volte al giorno, sotto l’ascella c’è come una corda di gomma grossissima che va dal pettorale fino alla fine del deltoide.

    Sulla spiaggia, osservo i passanti. Persone normali, secche, grasse, niente six pack, niente velleità di culto del corpo almeno apparentemente. Però sembrano normali, felici? Magari quello è un serial killer, quell’altro uno schizofrenico, ma apparentemente sono tutti contenti. Se ne sbattono del loro corpo, non hanno le fisse che ho io, non ricercano sempre di andare oltre al limite come faccio io. Sicuramente, si fanno meno seghe mentali di me e stanno meglio di me.

    Poi vedo un ragazzo con una gigantesca cicatrice da ustione su tutto il busto, dal collo all’ombelico. Mi immagino che se la sia fatta con la classica e terribile bomboletta dell’alcool che esplode. Avrà 20 anni al massimo, è con la sua ragazza mano nella mano. Passeggia sul lungomare, si espone, perciò si accetta. A me non riuscirebbe, non tollererei di avere addosso una cosa del genere. Sto facendo due palle per questo buco che ho nella spalla che manco si vede, che farei con una mostruosità del genere? Un ragazzino che ha la metà dei miei anni mi insegna come affrontare… la vita?

    La settimana al mare mi serve per ricalibrarmi. E’ bello, quando si tocca il fondo, rimanerci per un po’ e farsi cullare da quella strana malinconia ovattata degli abissi della propria mente. Dal fondo si può solo risalire, ma… perchè affrettarsi?

    Capisco perchè mi sono fatto male (ma lo dirò alla fine, perchè non è importante, adesso), accetto che non tornerò come prima, che la panca me la posso scordare. Accettare l’evento è lo step zero, il più difficile.

    Lo step uno è molto più semplice. Io dico e scrivo cose molto motivanti. Sul ricostruire, sul crescere, sull’impegno, sulla perseveranza. Bene. Facile è scriverle per gli altri, quasi automatico. Adesso tutte le stronzate che in decenni ho detto… le devo applicare a me. E vediamo se sono o meno stronzate. Lo step uno è la volontà di agire e non piangersi addosso. Un insegnamento di mio padre recita grosso modo così: "perchè tu possa lamentarti, devi fare. Se ti lamenti ma non fai nulla, probabilmente stai bene così e ti costa meno lamentarti che cambiare"

    Lo step tre è un’altra cosa in cui credo da sempre: mai sbracarsi. Se non vuoi andare avanti, almeno non andare indietro. La percezione che abbiamo di noi stessi è data anche dalle nostre abitudini. Le abitudini, la ripetizione anche ossessiva di certi comportamenti, dà stabilità. E la stabilità dà sicurezza. Perciò, devo allenarmi. Anche se il tempo dell’allenamento dura meno della doccia, è l’atto volontario a fare la differenza. Decido che il mio non-sbracamento è allenarsi su base regolare, per tutta l’estate, fino a che non sarei tornato dal dottore, a fine Settembre.

    A questo punto, si tratta di decidere come riempire le sedute d’allenamento. Difficile allenarsi senza usare le braccia… mumble mumble mumble… il dottore ha detto che non devo usare le braccia, non ha detto che non devo fare lo stacco o lo squat…


    Se McGyver riusciva a costruire una bomba termonuclerare con due taniche di benzina e un accendino, io invento questo



    Con questo coso è possibile fare stacco senza usare le mani e, accorciando la catena, anche lo squat. Ok, è un po’ folle e non lo consiglierei a nessuno, però perchè non provare?

    Decido anche di iniziare a fare un po’ di attività aerobica, essenzialmente perchè a me questa roba fa cagare e sono scarsissimo. Perciò, dato che ho tempo… voglio impegnarmi a migliorare. Non posso correre perchè le mie due tenosinoviti si fanno sentire, opto per la cyclette.

    Per il pettorale invece di stringere le mani fra loro (non posso misurare nulla e questo mi stressa), aggancio degli elastici ai fermi e alle barre del rack in modo da avere una specie di pectoral machine regolabile.

    La "tabella d’allenamento" è perciò questa:

    • Mar: stacco - addominali - pettorali
    • Mer: cyclette
    • Sab: squat - addominali - pettorali
    • Dom: cyclette


    Inizio la cyclette con 5′, incrementandoli di 5 in 5. Questo perchè a mio avviso è necessario un adattamento di testa alle cose che non si fanno mai. Obbiettivo: 1 ora di attività continuativa, rantolando, strisciando, ma… 1 ora. Frega un ***** delle stronzate sulla fascia lipolitica. 1 ora a girare le ginocchia, e farsela piacere. Scopro però che è in fondo rilassante. Piazzo la cyclette nel giardino e mi godo il sabato mattina il panorama Toscano che i tedeschi pagano negli agriturismi della zona.

    Sperimento nello stacco, provo l’hip belt squat (cagata di esercizio se non si ha l’attrezzatura), provo esercizi con gli elastici. Mitici gli elastici… sarebbe interessante fare un video-corso sulle cose che si possono fare con gli elastici: good morning, stacchi, squat… e sono anche belli duri. Immaginate di dover andare in trasferta: buttate un po’ di elastici in valigia e avete una palestra tutta per voi. Ok, è follia… però c’è chi pedala sott’acqua, voi potrete fare squat con gli elastici!

    Capisco quanto la presa sia importante negli esercizi. Nello squat come nello stacco, il non poter afferrare e stringere il bilanciere mi fa generare meno forza di quanto potrei. Le mani amplificano la forza di tutto il corpo, e mai conferma alle teorie di Tsatsouline è più evidente.

    Usando il pettorale comincio a capire cosa mi riserva il futuro. Mancando un pezzo, la contrazione è del tutto diversa e la tetta si contrae più verso il centro, lasciando un vuoto sotto l’ascella. Non è il massimo da vedere ma se non mi muovo non si nota.

    In più, è incredibile come si attribuisca importanza estetica ad un muscolo, il pettorale, che nella vita di tutti i giorni non serve veramente a niente. A metà agosto ho fatto una specie di trasloco in casa, tutto da solo. Ho mosso scatole, scale, mobili, tirato, premuto. Non ho dovuto fare particolari movimenti per non utilizzare il pettorale clavicolare. Pochissime volte si ha la necessità di portare l’omero dall’esterno all’interno, e difficilmente si dovrà strizzare qualcosa con le mani. Di solito, si tira o si spinge da angoli in cui si usano deltoidi e tricipiti.

    L’unica cosa che non ho potuto fare bene è stato spolverare tipo "Dai la cera, togli la cera" come faceva Daniel-San. In quel movimento, il pettorale viene usato notevolmente.

    Riscopro una sensazione che avevo perso negli ultimi anni. Il piacere di allenarsi… così, per il puro gusto di farlo. Sperimentare, provare, senza uno scopo, un obbiettivo. Senza dover finalizzare nulla, senza dover dimostrare nulla. Il piacere di essere solo nel casotto durante il recupero, nel silenzio. E’ sempre stato così e, forse, oppure sicuramente, questa sensazione è una delle tante che mi fa fare quello che faccio. Solo, l’avevo dimenticato.

    Prima di tornare dal dottore riesco a tirare 180Kg di stacco e a fare un 6×6x140Kg con 1′ di recupero, 120Kg di squat e un 6×6x90Kg. E Arrivo a un’oretta di cyclette.

    La seconda visita è ansiogena come la prima, forse un po’ meno. Il dottore è contento perchè da quanto capisco quelli con la mentalità come la mia sono le persone che preferisce. Perchè sono precise e fanno quello che gli si dice. Sono di fatto guarito. Ho recuperato l’escursione totale, non ho più la gomma sotto l’ascella, ho buona parte della forza per le attività da sedentario.

    Ora devo ricostruire l’atleta. Obbiettivo: non fare cazzate. Più farò in fretta, più aumento le possibilità di farmi male. Iniziare con serie da 15-20 ripetizioni, poi allenarsi come ho sempre fatto, solo con meno peso. A febbraio-marzo l’ultimo controllo.

    Inizio un paio di settimane di sperimentazione, muovo la spalla, provo le trazioni e le flessioni a 1/10 del movimento, sento come delle aderenze che si rompono. Inizio la panca con 20Kg in 10×2. La prima volta carico 30Kg, li sollevo, a metà ho paura. 20Kg non li ho mai fatti, nemmeno quando ho iniziato. Però adesso ho un vuoto nell’alzata, non c’è trazione nell’ultima parte della traiettoria. Non credo di poter guarire ma… ho fiducia, anzi, fede, nelle parole del dottore.

    Imposto una scheda di allenamento che è fatta così:

    • Mar: stacco - addominali
    • Mer: Lento in piedi - bicipiti - parte superiore a piacere
    • Gio: cyclette
    • Sab: Squat - panca - a piacere
    • Dom: cyclette


    Bene o male, rimane così tutt’ora. imposto lo stacco e lo squat in una struttura semplicissima (a cui dedicherò un altro pezzo) di 10×2, 10×3, 10×4. Questa roba… mi piace. Volume, peso, poche segate complicate, ogni ripetizione ben fatta. Ogni 3 settimane scarico nel senso che elimino i 3 allenamenti infrasettimanali, il sabato che nessuno mi rompe le palle me lo tengo.

  2. #2
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    E’ più forte di me, non ce la faccio a non fare così: mi devo dare degli obbiettivi. Un’affermazione che lessi sugli obbiettivi, su cui concordo in pieno, è che un obbiettivo perchè sia sfidante deve essere impegnativo ma fattibile. Se è irrealizzabile non può essere un obbiettovo. Ecco quello che pensai, a metà Ottobre e 20Kg di panca, e che è tutt’ora valido:

    Sopravvivere ai miei primi 40 anni, arrivandoci al meglio della forma fisica di sempre. Fattibile, dài
    Ai 100Kg di panca scrivere questo post per i miei lettori. Non dire niente sarebbe come barare: magari c’è chi segue qualcosa di quello che dico, ed è giusto che sappia con chi ha a che fare. Però, essendo questi un po’ cazzi miei, renderli pubblici mi costa fatica.
    Nel 2009 partecipare al Campionato Italiano di Stacco da Terra. La gara completa è un casino, ed è bene accettare che uno come me non può imparare ad usare fasce e corpetti da solo o in situazioni disastrate. In più, la panca non è più quella di prima. Ma lo stacco no. E un obbiettivo a lunga scadenza non fa mai male.
    A suo tempo avevo promesso a mia figlia che non avrei più fatto i pesi pericolosi, e infatti tornati a casa ho eliminato la panca, gli appoggi per il bilanciere e tutta l’attrezzatura che rende la mia stanza una discarica di ferro. Se ci ripenso, che ho fatto panca con gli elastici e squat sul parquet mi vengono i brividi…

    La cosa incredibile di tutta questa situazione è che è… emozionante. Questo non è un film in 3 parti, con l’eroe felice, che poi ha un tracollo, e poi risorge per combattere i cattivi e vince. Questa è la vita reale, e io non so se guarirò. Però… è una sfida. Tornerò come prima? Quanto perderò? La sfida è emozionante perchè non so chi vincerà, non c’è alcuna certezza.

    Faccio panca in mesocicli da 5×2, 5×3, 5×4, scarico e aggiungo 10Kg. A 60Kg sento tirare sotto l’ascella, fa male. Stringo la presa, passo alla panca stretta. E continuo. Il corpo umano si dimostra essere una macchina adattativa che lotta per sopravvivere in tutti i modi.

    Il tessuto muscolare cerca di ricrescere dove può ad una velocità impressionante. Se il resto del corpo crescesse in questo modo oggi sarei 100Kg. Tutto intorno alla linea di strappo il muscolo si addensa e le forme ritornano. La spalla fa parecchio male e devo contrastare il nuovo assetto con un sacco di esercizi per i rotatori.

    70Kg, 80Kg, 90Kg. Arrivo a 3×3x90Kg, ma adesso tira nuovamente. I 100Kg si allontanano di nuovo. Allargo la presa, torno a 60Kg. Non mi fa male, assolutamente. E insisto con uno schema 5×4 dove ogni settimana salgo stavolta di 5Kg. Sembra impossibile, ma se si fanno le cose con gradualità, il corpo reagisce in maniera stupefacente. Realizzo 3×3x90Kg a presa larga.

    Nel frattempo tutti gli altri parametri di forza tornano ai loro livelli o sono superiori. Ad esempio, da 1/10 di trazioni passo nel tempo a un allenamento con sovraccarico di 4×1x50Kg + 4×2x40Kg + 4×3x30Kg + 4×4x20Kg recupero 1′. A proposito, sapete che nelle trazioni si usa il pettorale? Io lo sapevo, ma non sapevo come o quanto.

    Mi sono fatto l’idea che la ridondanza muscolare che abbiamo serva anche a coprire queste lesioni. Più muscoli sinergici che sopperiscono gli uni alle carenze degli altri, in maniera che se si perde parte della funzionalità, i rimanenti coprono la mancanza.

    Arrivo a fare cose che mai avrei pensato. 10×1x180Kg di squat sotto il parallelo e un 1×200Kg centrando un risultato che cercavo da sempre. Nello stacco un 10×2x210Kg senza cintura e piastre da 35cm quando nel 2004 facevo 10×1x210 con cintura e nel 2000 210 era il record annuale.

    Provo lo stacco da terra a una gamba e tantissimi esercizi per i flessori delle anche. Sto curando el asimmetrie e gli squilibri e… funziona. Anche la cyclette è come se avesse una funzione riequilibrante. La mia schiena sta meglio adesso con questi carichi che qualche anno fa.

    Scopro anche che mi piace fare questa ***** di cyclette. La domenica mattina, ad esempio, mi sveglio prestissimo (alle 6.45) e pedalo guardandomi un film, senza nessuno che rompe le palle. Ho fatto 2 ore e 15′ di fila, tutta la durata dei Trasformers e durante il combattimento fra Optimus Prime e Megatron ho accelerato il passo. Poi Die Hard 4 o tutta la saga di Alien, oppure cagate quali Ong Bak o The Protector. Di certo la mattina non pedalo guardando la Corazzata Cotionki.

    Infine, stringo le mani e schiodo prima un 5×1x100Kg e poi un 5×2x100Kg. Ed ecco questo post qua. Avevo detto che lo avrei fatto e… l’ho fatto. Per me, principalmente. Significa che il tempo scorre e che le cose non sono statiche. Che c’è una evoluzione.

    Inizio anche a visualizzare di nuovo il movimento della panca. Stretta, non piana normale. Quando ci provo, il cervello si disattiva. Alla fine, sono tornato a posto eccetto che per quel singolo, fottuto, movimento. Io avevo 130Kg di massimale di panca stretta con fermo e un 6×3x105Kg. Sono a 5×2x100Kg. Non ci sono vicino ma nemmeno così lontano. Il prossimo obbiettivo sarà proprio il famoso 6×3. E allora, sarò in pratica tornato come prima.

    Non so chi è ancora qui a leggere questa roba. Però, ripeto, il motivo, oltre quanto espresso sopra, è che voglio che chi mi legge sappia bene chi sono. I miei pregi, i miei difetti. Voglio che possa giudicare con chiarezza. Non lo faccio per raccontare i cazzi miei e basta.

    Infine, perchè mi sono fatto male? Perchè mi sono allenato troppo, perchè mi sono allenato male, perchè ho fatto le trazioni prima, perchè ho messo le mani troppo larghe… Vi prego, voi non potete saperlo, perchè non eravate lì con me. E io ci ho messo parecchio per darmi questa risposta.

    Ovviamente, c’è stato un errore di valutazione. Un errore. Non è successo per sfortuna, ma per un errore. Troppo peso, troppe ripetizioni. L’errore non è nato quel giorno, ma prima. Il problema è che io non ho fatto cazzate o sboronate varie.

    Mio suocero (che da quanto era preoccupato mi ha detto che ero un ******** solo 2 mesi dopo lo strappo) mi ha detto una frase del genere quando gli parlavo di questa roba: "io ho sempre visto fasciati i cavalli da corsa e mai i brocchi". Quelli come me, e sicuramente sono in buona compagnia, sopravvissuti a decenni di allenamenti, non fanno più cazzate da principianti. Però riescono a spingere il loro corpo oltre ogni limite, perchè si conoscono e sanno come fare.

    Questo, per forza di cose, aumenta il rischio. Nessuno che prova un record del mondo di velocità vuole strusciare le gengive sul fondo di qualche lago salato del *****. Però per quanto possa essere prudente, il gioco in se è pericoloso. Questo è quanto è successo a me.

    Ogni anno, in quel periodo, io mi dedico due settimane a esercizi a ripetizioni più alte del normale. Questo era il terzo anno, e il volume complessivo era anche inferiore a quello dell’anno prima. Solo, ogni anno non è lo stesso, io sono un anno più grande, i carichi sono diversi, la storia pregressa con cui sono arrivato a quel periodo diversa. Non ho saputo cogliere i segnali deboli del mio corpo. E ho pagato un allenamento di troppo.

    Poi, potete credermi o meno.

    Il punto non è questo errore, ma la causa di questo errore: il voler andare sempre oltre ogni limite in questa roba che a me piace. Io concepisco questa attività come sfida con me stesso. Questo è quanto. Fino a che tutto ciò è confinato dentro dei limiti, è tutto ok ed è costruttiva. Quando i paletti cedono e la totalità del gioco è solo la sfida, allora è un eccesso. Perdere il piacere di quello che si fa, il gusto dell’attività in se. Questo è stato l’errore. Quando la fiamma della passione diventa un incendio, non ci si scalda ma si arde e ci si consuma.

    Però, come sempre, io capisco queste cose solo con le maniere forti. Metto questa esperienza (che non è finita eh) nel salvadanaio delle esperienze che mi hanno cambiato. Per fortuna, sono poche. Però tutte intense come questa, magari senza lesioni.

    Sono molto più tranquillo, ho capito tante cose di me. Questa volta come tutte quelle precedenti. Evidentemente, io funziono così. Speriamo di non dover imparare altro in questo modo, che so… che ad accendere i raudi in casa magari questa prende fuoco. O che se sto troppo al PC a scrivere queste stronzate mia moglie mi fa iqquorna con l’idraulico "che la capisce" (a proposito… ecco perchè il lavoro dei bagni non è venuto bene…)

    Ogni tanto, quando mi guardo allo specchio, ci penso al mio buco sotto l’ascella. Perchè questa è la vita reale. Un muscolo strappato non ricresce e per quanto il corpo umano sia meraviglioso, per i miracoli non è attrezzato. Mi consola il fatto che anche Stallone ha avuto quello che ho avuto io, infatti mi sono rivisto Rambo 2 con gli occhi fissi sul suo pettorale destro.

    Non voglio dire che questo evento traumatico sia stato… positivo. Ma c’è stato. E, come ho sempre sostenuto, una condizione di stress permette di valutare le persone. Io mi sono scoperto per molti aspetti peggiore di come avrei pensato di essere, ma per altri… migliore.

    Penso che nella vita non si smetta mai di conoscere e di conoscersi. Certe cose per alcuni sono banali, io le ho scoperte a 39 anni nella maniera più dolorosa che possa esistere.

    Infine, ringrazio tutti quelli che in questi mesi mi hanno dato una mano, in particolare Enrico e Valerio e tutti gli altri che non nomino per non fare l’elenco strappalacrime tipo "grazie mamma". Se è pur vero che ognuno è solo in questi momenti e deve fare i conti con se stesso, sapere di avere delle persoen che possono in qualche modo capire è un aiuto importantissimo.

    Pubblico senza rileggere i dati che ho sulla chiavetta USB, perchè già mi sto vergognando di quello che ho scritto, e va a finire che poi rimane nella memoria.

    Ciao

    Paolo

  3. #3
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    come ti ho già scritto, paolo
    è subdolo da parte tua sfruttare i poveri lettori per fare Outing-Therapy.

    stavolta la parcella non te la risparmi, sò dove abiti!

  4. #4
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    anch'io ti ho gia' risposto di la'... cmq sei un grande!
    Una volta ci si faceva il culo per vivere, ora è la vita a esser presa per il culo! [Heerokeem]

  5. #5
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    Quando seppi lo seppi per telefono, lo sai, ci rimasi di cacca.

    Ma ho constatato quanto sei riuscito a recuperare e a non abbatterti: complimenti.

    Finalmente anche di qua.

  6. #6
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    Un esempio per tutti!
    è un bello sprono sapere che è possibile recuperare nel caso qualcosa vada storto! e questa storia è sicuramente di grande ispirazione!
    complimenti e auguri per quel che resta del recupero, e per gli obbiettivi futuri!

  7. #7
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    non ho trovato un metro così lungo!!!
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    azzo che travaglio!!!
    complimenti per la tua perseveranza!
    io ne so qualcosa nel 1999 mi e' esploso 15cm di femore e l'omero si e' fratturato in 3 punti piu' vari tendini per un merdoso briaco del ***** che mi ha travolto con una mercedes a 90 kmh!
    gia' che ci sono...io ho il crociato anteriore rotto"ginocchio" puo' essere pericoloso per squat e stacchi?

  8. #8
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    Sono giorni che tento di scrivere questo dannato post e ogni voltanon riesco a concluderlo...
    personalmente credo che, per quanto possa essere difficie riprendersi per la maggior parte delle persone dopo un infortunio, preferendo abbandonarsi alla rassegnazione, per un tipo come te, Paolo (io non ti conosco di persona e nemmeno poi tanto "virtualmente" ma penso di conoscere la "tipologia") sia stato più facile fare quello che hai fatto piuttosto che mollare tutto.

    Proprio perchè, come dicevi, dopo 20anni di allenamento, sei dipendente da esso.

    Che ti piaccia oppure no è così.

    Sono d'accordissimo che dopo un pò, così, subdolamente, " l'ossessione da allenamento" (o da prestazione) piano piano soppianta la passione per il puro gusto di allenarsi...io fino ai 18/19 anni mi sono allenato semplicemente per tirare su il peso, per la voglia di sentire la sensazione della fatica, della forza...poi le mie aspettative sono un pò cambiate e ho cominciato a cercare altro dall'allenamento, ma alla fine sei sempre dipendente, da una o dall'altra cosa, sei dipendente.

    Che sia la passione o "l' ossessione" a spingerti ci DEVE sempre essere qualcosa, sennò sei un automa.

    Io piuttosto non capisco quelli che "cercano di motivarsi" per allenarsi...sarebbe come se io cercassi con tutti i mezzi la motivazione per fare un torneo di canasta...non mi interessa, non lo faccio, fine.
    Ma questo è un'altro discorso...

    "Ossesione" naturalmente sempre tra virgolette perchè è ovvio che è una forma leggera di tale "patologia", ma, come già detto altre volte, per me sarebbe più difficile restare a casa ad oziare che andare sotto al ferro...più che ossessione forse, la chiamerei "spinta istintiva", ma anche di questo ho già detto...

    Tre anni fa ebbi un incidente in moto, mi sono rotto la rotula sx e per un mese mi sono allenato (per quel che potevo fare) con una gamba ingessata dal bacino alla caviglia...ma il mio non è eroismo, non sono "un grande" per questo...semplicemente per me era più "facile" fare così...stavo meglio...chi è abituato alle corse sta meglio se corre, non c'e nulla da fare...zoppo, ma di corsa.

    Citazione Originariamente Scritto da IronPaolo Visualizza Messaggio

    Sulla spiaggia, osservo i passanti. Persone normali, secche, grasse, niente six pack, niente velleità di culto del corpo almeno apparentemente. Però sembrano normali, felici? Magari quello è un serial killer, quell’altro uno schizofrenico, ma apparentemente sono tutti contenti. Se ne sbattono del loro corpo, non hanno le fisse che ho io, non ricercano sempre di andare oltre al limite come faccio io. Sicuramente, si fanno meno seghe mentali di me e stanno meglio di me.

    Poi vedo un ragazzo con una gigantesca cicatrice da ustione su tutto il busto, dal collo all’ombelico. Mi immagino che se la sia fatta con la classica e terribile bomboletta dell’alcool che esplode. Avrà 20 anni al massimo, è con la sua ragazza mano nella mano. Passeggia sul lungomare, si espone, perciò si accetta. A me non riuscirebbe, non tollererei di avere addosso una cosa del genere. Sto facendo due palle per questo buco che ho nella spalla che manco si vede, che farei con una mostruosità del genere? Un ragazzino che ha la metà dei miei anni mi insegna come affrontare… la vita?

    Il punto è che noi SIAMO quello che facciamo, qualunque cosa essa sia.
    Se poi questa cosa è nobile ci farà nobili, se è dura saremo duri ecc...gli eventi e le nostre scelte formano il nostro carattere e le nostre personalità...noi scegliamo chi essere o cosa essere, e di conseguenza se scegliamo il ferro saremo tutto quello che questa disciplina può darci.
    E ferro è uno sport duro, certo, ma se non lo affronti con la giusta dose di umiltà ti schiaccia, e ti fai male...ma anche se ci metti troppa umiltà ti schiaccia...ci vuole il giusto equilibrio e nulla come questo sport mi ha insegnato questo concetto...è per questo che chi riesce davvero nel nostro sport ha quasi sempre un carattere molto umile ma allo stesso tempo forte, temprato, sicuro...non potrebbe essere altrimenti e sarebbe brutto se così non fosse.

    Forse invece le persone che vedi al mare hanno molti più complessi e si fanno mille e mille seghe mentali più di te, ma la differenza tra te e loro è che loro si sono DEBOLI e RASSEGNATE, perche loro non hanno la forza interiore che hai tu, mentre tu sei un gladiatore, e non ti rassegni, combatti.è questa la vocina che senti e che ti spinge.
    Loro cercano di darti l'impressione di essere felici, lottano con se stessi per mostrarti una falsa maschera così da insinuare in te il dubbio, ma in realtà rosicano da matti, perchè loro sono deboli e rassegnati e non riescono a migliorarsi per colpa delle loro debolezze e vorrebbero trascinare anche te nella loro condizione perchè così si sentiranno meno in colpa con se stessi, e saranno soddisfatti nel vederti precipitare nel loro baratro.


    Nessuno dice che devi essere schiavo del tuo corpo, il concetto non è quello di essere poseduto da ciò che pssiedi (vedi Fight Club), ma di scegliere una strada e percorrerla, tutta, fino in fondo, con le discese e le salite che offre, altrimenti...che gusto c'è?Non può essere sempre tutto bello e piacevole, è la vita, e sono i momenti brutti e le esperienze più profonde che ti fanno apprezzare ciò che hai e ti formano per la vita...se sei intelligente impari, sennò soccombi oppure peggiori...ma come detto prima, la nostra è una disciplina che ti permette di vedere la giusta strada e fare la giusta scelta.Anzi, tra noi e loro non sò chi sia più succube del proprio corpo...

    Io sono contento di essere come sono, e quello che mi ha dato questo sport nella formazione del mio carattere è impagabile, quindi per tornare alla tua riflessione sul "cosa o chi sarei senza il mio sport" , io non sarei così spaventato dal fatto che "sono solo quello che faccio" perchè quello che faccio è ok e anche se non lo è per altri a me va benissimo così...chiunque è formato dalle esperienze della vita, nel bene e nel male.

    Io so di avere il carattere che ho (che non a tutti piace, ma a me va di lusso) anche grazie a questo sport e, se un giorno, per qualunque motivo, dovessi smettere col ferro credo che cambierò. Questo mi preoccupa ...non il contrario...sinceramente, non so chi o cosa diventerò ma nessuno nasce perfetto o come vorrebbe essere (è davvero raro colui che si acceta per come nasce) e sceglie le strade da percorrere per arrivare a essere come vuole.Se non potrò più fare ciò che faccio cercherò un'altra cosa sperando di fare la scelta giusta, ma finchè posso continuerò a stare sotto al ferro, perchè ciò che mi da è ciò che sono, e mi va bene così.

    La sceta poi è ovviamente condizioinata anche dalla società in cui si vive, e questo vale per tutti, magari in forma minore, o diversa, a seconda dei casi, ma vale per tutti...
    Quello che facciamo noi, modestamente, non è cosa per tutti, e anche chi non lo fa lo sa (forse non lo fa proprio per questo)...ciò che pensa la gente di noi ci "gasa" perchè sappiamo che in fondo ci ammira, ma se smetti di farlo diventi come loro e allora godono...è la triste realtà, non possiamo farci nulla se non continuare, per dimostrare a noi stessi e agli altri che SIAMO davvero speciali e dovendo un giorno smettere sono certo che troveremo un'altro modo per distinguerci dalle masse perchè ormai l'abiamo nel codice.
    Perciò ti dico che tu non avresti potuto (prorpio perchè non puoi più) fare scelta diversa ma allo stesso tempo nemmeno migliore

  9. #9
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