il file originale è questo:
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Abbiamo sentito in proposito il Prof. Eugenio Luigi Iorio, Medico Nutrizionista all' Università di Napoli, nonché amico e collaboratore di www.pizza.it,
proprio mentre era all'Università di Napoli per parlare di tutela della pizza.
"Sono stato raggiunto telefonicamente dal mio amico Umberto Bachetti di www.pizza.it che, tra il preoccupato e il perplesso, mi ha chiesto un parere sui risultati di alcuni recenti studi sui rapporti tra dieta mediterranea e pizza.
Ritengo indubbiamente stimolante il messaggio - e la relativa
provocazione - che giunge dai colleghi d'oltreoceano e che il Corriere
della Sera rilancia oggi in prima pagina, con un interessante e critico
approfondimento.
Il messaggio è chiaro: dopo oltre mezzo secolo di studi - e di vite
salvate, grazie alla prevenzione basata sui suoi principi - la dieta
mediterranea deve andare in pensione. E con essa i suoi due più insigni
e popolari sostenitori, la pizza e la pasta.
In attesa di analizzare a fondo i risultati degli studi americani
secondo i quali i carboidrati della pizza e della pasta fanno
ingrassare, è opportuno fare una serie di riflessioni, mantenendo il
più possibile uno spirito di apertura nei confronti dei colleghi.
Nessuno scienziato può ritenere, oggi, di possedere la ricetta per
guarire l'uomo da tutti i mali. La medicina e, in particolare, la
scienza dell'alimentazione sono scienze sperimentali, che si
arricchiscono dei contributi che provengono dall'osservazione e dalla
sperimentazione. Nessuno di questi contributi può essere scartato a
priori e va sottoposto a giudiziosa critica.
Fatta questa doverosa premessa, alcune mie riflessioni.
Il modello della dieta mediterranea è un modello che ormai da oltre
mezzo secolo scienziati di tutto il mondo hanno "dimostrato", dati alla
mano, costituire il "golden standard" da seguire per una corretta
alimentazione e per una migliore qualità della vita. L'avevamo e non ce
n'eravamo accorti.
Un famoso fisiologo, Keys, si dice, ci abbia aiutato
a scoprirlo.
Un americano, dotato di grande spirito di osservazione,
che aveva intuito la diretta relazione tra alimentazione, benessere e
longevità, facendo del "modello mediterraneo" il proprio stile di vita.
Questa intuizione è stata successivamente confermata da una serie
innumerevole di studi.
Ma perché la dieta mediterranea fa bene? Perché è basata su alimenti
semplici, prevalentemente di origine vegetale, con una distribuzione
ottimale di macronutrienti (carboidrati, grassi, proteine) e di
micronutrienti (vitamine e sali minerali). Perché è
sostanzialmente "povera", sotto il profilo dell'apporto calorico.
Perché grazie alla preziosa fibra alimentare (ne bastano appena 30
grammi al giorno per prevenire il cancro dell'intestino) e alle
sostanze antiossidanti (che aiutano a combattere i radicali liberi,
responsabili dell'invecchiamento e di numerose malattie tipiche dei
Paesi Occidentali) aiuta a mantenerci in forma e a prevenire numerose
patologie. A questo si aggiunga che nella dieta mediterranea la
manipolazione degli alimenti (conservazione, cottura ecc) è minima e,
pertanto, è scongiurato il rischio di perdere preziosi nutrienti
(soprattutto vitamine e sali minerali).
La dieta mediterranea - ci dicono oggi gli stessi americani
che "l' hanno scoperta" - è una dieta troppo ricca in carboidrati e i
carboidrati fanno ingrassare. Meglio le bistecche ed il burro.
Cosa ci dice, invece, la biochimica, che non segue mode frettolose e
passeggere? I carboidrati di cui si compone la pizza (prevalentemente
amidi) sono carboidrati "complessi" cioè sostanze che, prima di essere
assorbite dal nostro intestino, subiscono un lungo e laborioso processo
di "frammentazione" in unità più semplici (glucosio). Questo processo
garantisce un senso prolungato di sazietà ed impedisce che il sangue
venga investito, dopo il pasto, da una vera e propria
tempesta "glicemica", cioè un innalzamento della glicemia tale da
fare "affaticare" il nostro pancreas, produttore dell'utilissima
insulina. In termini pratici, la pizza ci sazia e ci aiuta a prevenire
il diabete. Una dieta priva di carboidrati ma costituita quasi
esclusivamente da grassi e proteine, come suggerito dai dietologi
americani, comporta un grave squilibrio metabolico, che può condurre,
se prolungato, ad una situazione di chetoacidosi del tutto
sovrapponibile a quella del classico diabete. E poi il nostro cervello
vive di glucosio, che deriva dalla digestione di quegli amidi contenuti
in abbondanza nella pizza. E di glucosio vivono i nostri globuli rossi,
milioni e milioni di cellule che trasportano infaticabilmente
l'ossigeno dai polmoni a tutti gli organi, rimuovendo da questi
l'anidride carbonica. Se questi carboidrati non vengono forniti con
l'alimentazione, il nostro organismo deve "lavorare" per produrli,
ricavandoli dalla degradazione delle proteine, non essendo possibile
nell'uomo una loro sintesi diretta a partire dai grassi. Ma l'eccesso
proteico non è molto gradito - mucca pazza a parte! - dai nostri organi
emuntori, fegato e rene in primis. Inoltre, la pizza i grassi li
contiene e sono di buona qualità derivando principalmente dagli olii
vegetali e dai latticini freschi. Né mancano le proteine, contenute sia
nei latticini che nell'impasto.
Cosa rispondiamo per ora agli Americani? Premesso che i grassi, a
parità di peso, generano il doppio delle calorie dei carboidrati,
suggeriamo di rileggere le linee guida della massima autorità in
materia, l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo tale Ente,
infatti, una dieta ottimale, in grado di prevenire il sovrappeso e
l'obesità (tanto comuni in America!), deve contenere carboidrati per il
45-55%, proteine per il 15-20% e grassi non superiori al 30%. Secondo
le tabelle dell'Istituto Nazionale della Nutrizione, la "pizza con
pomodoro e mozzarella" è costituita per il 53% circa da carboidrati,
per il 5.6% da grassi e per il restante 5.6% da proteine. Dunque, la
pizza può ancora essere integrata con proteine e grassi e continuare ad
essere utile a non farci ingrassare. A parte il fatto che la qualità
stessa delle sue materie prime, ricche in antiossidanti naturali,
apporta benefici aggiuntivi in termini di salute e benessere.
E' ovvio, però, che solo una pizza di "qualità" può garantire queste
performance. E qui il discorso si sposta sulla qualità delle materie
prime, sulla correttezza dei processi di lavorazione, sull'adeguatezza
dei sistemi di controllo, sulla professionalità del pizzaiolo,
sull'efficienza dei servizi. Un discorso, che come direttore
scientifico di Festa della Pizza ho iniziato con il pizzaiolo Cosimo
Mogavero, direttore tecnico dell'evento, con la certificazione della
prima verace pizza napoletana artigianale certificata al mondo e, più recentemente, con la pizza fitness, nata proprio
per le esigenze nutrizionali degli sportivi.
Il monito degli Americani deve, comunque, farci riflettere, al di là
dell'aspetto di colore e degli interessi economici che esso può
sottendere. Le statistiche indicano chiaramente che ci stiamo ormai
allontanando dal modello mediterraneo. La pizza può aiutarci a
recuperarlo e a migliorare la qualità della nostra vita. E questo
messaggio intendiamo trasmetterlo ai colleghi di oltreoceano."
dice qualcosina di diverso da quello che dici te...
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