La corte di Cassazione ha sdoganato il caro vecchio insulto che spesso per ipocrisia o timore di querele stentavamo a pronunciare
La buona notizia è che da oggi lo si può tirare senza fionda e rischi.
La Cassazione, con una sentenza esemplare, ha sdoganato il caro, vecchio “vaffan culo”, compagno di mille avventure.
Ce lo portavamo appresso come il milione del Signor Bonaventura, sfoderandolo, se necessario, ma con parsimonia, un po' per educazione (generalmente, nell'accezione comune, non fa fine), un po' perché – hai visto mai? - va a finire che ti becchi una querela.
Da oggi, invece, sfanculare (o vaffanculare, chissà se si può dire?) si può.
Hai avuto un direttore stronzo, che ti ha mobbizzato per anni, sfoderando un campionario di scorrettezze e incongruenze degno di migliori cause? Recapitagli un bel “**********” in 16:9, ora si può.
Avevi un amico del quale ti fidavi e che – per le solite, millenarie questioni di gnocca – si è messo a fare il furbetto del costumino, esasperando la sua già mortale presunzione? C'è qui per lui un sano “**********”, che anche ai naviganti intenerisce il core.
La tua vicina di posto macchina non capisce un beneamato ***** (sia detto con edulcorato affetto d'altri tempi) e devi questionare con lei ogni tre giorni, costretto ad alzare la voce? Signora, prego, si accomodi, ho qui un chilo di “**********” per lei, quello buono, glielo incarto?
Dopo che la Cassazione in otto anni ha assolto “perché il fatto non sussiste” un consigliere comunale di Giulianova (Teramo) querelato dal sindaco al quale aveva lanciato il caro epiteto, ora una spiraglio di luce s'intravvede nei nuovi rapporti interpersonali.
Perché la gioia piccola, minimale del “**********” nessuno che la può togliere. E la Suprema corte l'ha capito.
Il vaffa in certe occasioni è come un diamante: per sempre.
Non abusiamone dunque, per non inquinare l'aria. Ma utilizziamolo nel migliore dei modi, solo quando occorre. Come una grattugiata di tartufo. In modo liberatorio, definitivo.
Meno impegnativo di un colpo di accetta in fronte, ma più incisivo di una piccata uscita di scena muta, impersonale. Ora è lecito, amici.
Dobbiamo gioirne, stagion lieta (e per una volta non ipocrita) è codesta.
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