Grazie di cuore, ragazzi! E scusate se non ho postato più, ma c'è stato un "buco" sulla registrazione del nome di dominio e poi mi è passato di mente.
Scusate ancora.
Ecco una cosa che ho scritto qualche giorno fa, ho postato sui diari sui vari forum ma non qui....
Non poteva mancare perciò il mega-post, anche se non è molto "diario di allenamento"
Uno degli argomenti che puntualmente vengono fuori nei forum, nelle discussioni, nei litigi suona così: “perchè a te piace fare palestra?” Le risposte sono tante quante i praticanti, da “perchè me lo ha detto il dottore” a “io esisto in quanto grosso”. C’è tutto, fino all’inconfessabile. Ognuno di noi sa perchè ama sollevare il ferro, difficile è razionalizzare queste sensazioni e esprimerle in maniera intelleggibile per chi è fuori da questo mondo pazzo.
Chiaramente anche io mi sono posto tantissime volte la fatidica questione, e, sinceramente, ci ho messo veramente ANNI per darmi una risposta definitiva, dato che c’era una specie di rumore di fondo che impediva di capire. Certe volte infatti i pesi erano una valvola di sfogo, altre volte uno scudo contro delle insicurezze, altre ancora sono stati l’unico motivo per cui valesse la pena di svegliarsi la mattina. Però tutte queste cose sono passate e io sono sempre qui a spostare queste rotelle di ferro, ripetendo ritualmente movimenti eseguiti oramai centinaia di migliaia di volte.
Perchè?
E’ Domenica, sono dai miei suoceri e sto scroccando il portatile di mio cognato, mia figlia sta giocando con la sua Winx VooDoo da 110cm, il giocattolo di plastica, e con la sua bisnonna Anna, 85 anni e 145cm, il giocattolo vivente (sembra un episodio di “Ai confini della realtà”). Ho tempo e anche voglia di scrivere queste cose.
Non vorrei fare il vecchio rincoglionito che ripercorre con la memoria gli anni gloriosi per la serie “Ai miei tempi…” (o equivalentemente “Non ci sono più le stagioni di una volta”), però la spiegazione richiede un tuffo nel passato.
La domanda che ci ponevamo quando avevamo 18-20 anni era “ma perchè ci piace tanto fare Atletica Leggera?” Quale era la molla che ci spingeva a stare ore e ore sulla pista, con la pioggia, la neve, il vento oppure il caldo torrido a faticare avanti ed indietro su quelle strisce rosse di gomma?
Mi ricordo che c’erano delle giornate (che so… 15-20 in un anno, sparse in qua e in là) dove, magicamente, tu non eri tu, ma una versione potenziata di te stesso. Questo accadeva quando “entravi in forma”, come si diceva. La “forma”, condizione ricercata per affrontare le gare estive.
E quando entravi in forma… beh… si sentiva proprio. Era come se tutti gli interruttori del tuo cervello fossero su ON, tutte le tubature del tuo corpo fossero in pressione, tutti gli indicatori fossero fuori scala… e tu non correvi, ma mordevi la pista con i chiodi delle scarpe, lasciandoti brandelli di gomma dietro di te.
La sensazione era… magica. Il tuo corpo che andava oltre i propri limiti, saliva di livello. Mi ricordo prove sui 300 metri dove sentivo proprio che sarebbe venuto il tempo, perchè i primi 100m volavano senza fatica. Andare forte senza sforzo, il controllo completo sulla fatica. Mi ricordo di un 33″9 in un allenamento di 300-250-250-200 con 30′ di recupero. Se avessi spinto fino in fondo avrei fatto 33″5 che invece non centrai mai.
Quella sensazione era appagante in maniera totalitaria, era il materializzarsi del risultato tanto cercato, mesi di impegno dedicati al raggiungimento di un obbiettivo, e questo si realizzava tramite una specie di trasformazione fisica… La sfida con noi stessi era vinta e la vittoria era un periodo di sensazioni quasi droganti. Desiderare e riuscire ad ottenere, dritti alla meta picchiando duro.
Per ricordarmi ancora, a distanza di 20 anni, di certi allenamenti dove battevamo i nostri primati, la cosa doveva necessariamente essere intensa! Oltre alle gare, l’allenamento era bello in sè, come esperienza fine a se stessa.
Noi ci allenavamo nella speranza (perchè chiaramente non c’era la certezza matematica di migliorare di anno in anno) di questi periodi assolutamente magici.
In tutti questi anni di pesi allucinanti, alla fine, grattando i vari strati di tutte le maschere che ho indossato (perchè tutti noi indossiamo una maschera, non trovate? E solo pochi, forse neanche noi stessi, possono vedere chi c’è veramente dietro…), mi accorgo che io ho sempre ricercato nei pesi la stessa sensazione, gli stessi momenti magici.
C’è una simmetria pressochè perfetta, dove cambiano solo i mezzi utilizzati. Ma questi sono dettagli accidentali…
Nei pesi, infatti, ho sempre fissato degli obbiettivi, non perchè sono bravo o intelligente, ma perchè altrimenti non mi diverto. E ho sempre cercato di coglierli. Così facendo ho di fatto replicato lo stesso schema di quando correvo. Per me, infatti, è sempre stato naturale “periodizzare”, “ciclizzare”, “intensificare” e tutti i paroloni dei grandi guru della palestra.
Perciò ho replicato anche l’”entrare in forma”. L’ho proprio ricercata. Nuovamente gli interruttori su ON, nuovamente i muscoli in pressione, nuovamente il battito accelerato e quel misto di paura di sbagliare ed esaltazione perchè sai che stai andando forte…. E’ incredibile quando “stai bene”…
Non afferri il bilanciere, lo fondi, e questo ti si squaglia in mano. E se da fuori le velocità di esecuzione sono assolutamente identiche, da dentro tu sai che i pistoni spingono più forte e che nulla ti impedirà di chiudere un’alzata con il peso che sempre ti ha schiacciato. Niente potrà fermarti, il movimento è chiuso di prepotenza, con rabbia, senti i pesi che fanno quella piccola oscillazione che c’è solo quando hai tanta benzina da schiantarli dentro il soffitto. Perchè se potessi, non ti fermeresti, continueresti a spingere.
Mesi di impegno per vivere poche ore, se non minuti, di queste sensazioni. Per dire “ci sono riuscito” e quasi non credere che tu lo abbia fatto veramente.
Questo è il motivo per cui io faccio quello che faccio. Non è un merito, non è qualcosa che vale più dei motivi di altre persone. Non mi rende migliore di altri.
E’ la mia risposta alla mia domanda. E basta.



Rispondi Citando
Segnalibri