A volte il diario serve anche a questo...

Caro diario, scrivo su di te due righe molto diverse dal mio solito fare, probabilmente come non abbia fatto mai fin'ora.

Un'altra settimana sarà di stop. Questa volta non è mancanza di tempo, problemi fisici o altre simili stupidaggini. Anzi, magari lo fosse...
Sono quì in Spagna in erasmus da 34 giorni ormai.
Giorni in cui sicuramente l'andazzo è stato di molto più intrigante rispetto alla vita del paesello di collina. Quanta gente conosciuta, quante serate in discoteca, quante ragazze conosciute! Aggiungiamoci anche il fatto che mi hanno attribuito 10 mesi di borsa di studio alla modica cifra di 550€ mensili, cavoli! Una vita alla Flavio Briatore!
Eppure, quel sentimento al mezzo tra la mia personale fragilità e quella perenne ricerca di un qualcosa che mi renda sempre più sereno deve per forza prevalere sulla razionalità, in ogni occasione possibile, ahimè..

E bene, dopo l'ennesimo sfogo in lacrime (si, non lo nascondo, a 22 anni..) la decisione ormai è stata presa. Quasi forzata, ma questo è quanto.
Ritornerò, molto, troppo tempo prima del previsto al mio paesello ed all'università de L'Aquila.

Dov'è la ratio in questo momento? Cosa mi starà mai dicendo quel grillo parlante vestito da contabile con lo smoking grigio e senza alcun sentimento? Mi pagano per stare quì, è un'esperienza che sicuramente mi darebbe punti in più sul curriculum, conosco tante persone ogni serata in discoteca, apprenderei una nuova lingua col passare dei mesi studiando su libri in spagnolo.. meh, cos'altro c'è che può farmici ancora pensar su? Ieri sera c'erano 22 gradi ed è novembre inoltrato! Stai lì tutta la vita, no?

Dall'altro lato, il grillo del ragazzo di provincia. Di quel ragazzo fragile, lo ammetto, che più che una vita fatta di movida preferirebbe la tranquillità e la serenità di avere fin quanto possibile i suoi cari vicini. Che mai e poi mai sostituirebbe una passeggiata in campagna con il suo cane ad una serata in discoteca, così come un giro in bicicletta in mezzo al verde appenninico, o una semplice strimpellata di chitarra, o due risate in compagnia dei propri amici storici, di sempre, per poi andare a letto presto diversamente da quanto si fa attualmente(mediamente le 6 ogni weekend), ma col viso dal quale trascende serenità.
Svegliarsi la domenica mattina pensando di aver passato una serata noiosa, ma dove in realtà è la noia stessa ciò che rende felici. Di tutte quelle piccolezze che solo dopo un mese e mezzo di "apparente gioia" rivaluti, come d'altronde già fatto in precedenza.

E risiamo sempre punto e a capo. Vuoi allontanarti, fare qualcosa che sia meglio per te ed il tuo futuro, che ti apra la mente e ti dìa un panorama molto più ampio della realtà.
Eppure torno sempre quì.
Dove il mio cuore subisce inizialmente, si lascia convincere ma poi finisce per prevalere sempre sulla ragione. Quella stupida ragione che ci rende così bui ed acidi con l'avanzare dell'età.

Smetterò di essere ambizioso. Mille persone seguono il proprio cuore fin dall'inizio, portano a termine un solo percorso e sono felici così, scegliendo non il percorso più facile, e nemmeno quello più produttivo. Semplicemente quel percorso in cui si hanno quelle solide fondamenta per costruire un castello negli anni. Quelle fondamenta chiamate piccole cose, dove con loro nulla ci annienta e ci blocca, e con le quali ovunque si può arrivare.

Non sto dicendo di voler cazzeggiare. Ho dimostrato di aver dato del mio meglio in questi primi due anni di università. 2 soli esami indietro su 14. Così come non dico di volermene fregare del mio futuro. Le ambizioni certo, ci vogliono.
Quando avrò finito il mio percorso di studi se sarà necessario mi sposterò. Non ci sarà storia, ti sei fatto il culo per qualificarti per quella mansione, adesso vai, ovunque tu debba andare.
Ma oggi come oggi, nel dover scegliere tra quel percorso che ti darà tanto su carta e magari anche nella tua mente in un futuro, e quell'altro percorso che ti renderà meno appetibile e diciamocela tutta, anche un pochino più ignorante, mi spiace ma scelgo quest'ultimo. Perchè l'importante non è dove arrivi, ma è cosa provi durante il viaggio stesso.
Tra una galoppata con 150cv sotto il sedere e ginocchio a terra ogni curva, ed una trottata in collina su una Harley Davidson a fil di gas... beh, cosa sceglierei è ormai ben sott'inteso.

Basta spostamenti, basta ambi(presun)zioni, Per i prossimi 3 anni sarò in pace con me stesso.