L’origine mitologica dei Giochi




“ Circa i Giochi Olimpici, narrano quegli Elei, che primariamente Saturno ebbe il regno nel cielo e che in Olimpia dagli uomini di quel tempo, che diconsi dell’età dell’oro, fu a Saturno edificato un tempio.
Venuto Giove alla luce, dicono che Rea commise la custodia del fanciullo ai Dattili Idei, i quali furono ancora appellati Curati; che vennero costoro dall’Ida di Creta: Ercole, Peneo, Epimede, Jasio e Ida; che Ercole giocando (perciò vogliono che di loro fosse il più vecchio) mosse i fratelli al combattimento del corso e coronò quello di loro che vincesse con un ramo d’olivo; ed avevano tal abbondanza di questo albero che ne spandevano in terra le foglie verdi per coricarvisi.
Affermano poi che l’olivo selvatico fu ai Greci condotto da Ercole dalla terra degli Iperborei, i quali abitano di là del vento Borèa.
Ercole Ideo ha la gloria di aver per primo fatto il regolamento dei Giochi ed aver loro imposto il nome di feste Olimpiche. Stabilì pertanto di celebrarle ogni cinque anni, poiché egli ed i fratelli erano cinque di numero……”


(tratto dalla “Descrizione della Grecia” di Pausania).



[nella foto la statua dell'Ercole farnese, raffigurante Ercole mentre si riposa appoggiato ad una roccia dove ha posto la clava e la lemtè, la pelle del leone di Nemea, frutto della prima delle sue 12 fatiche]





Quindi, leggendo Pausania, sarebbe stato Ercole in tempi mitici a dare origine ai Giochi, facendoli disputare ogni 5 anni in onore a lui ed ai suoi 4 fratelli.
Successivamente i Giochi sarebbero stati interrotti, finchè Pelope li celebrò nuovamente in onore di Giove, poi ancora interrotti fin quando Ifito, discendente di Ercole, non li ripristinò dietro responso dell’Oracolo di Delfo, portandoli ad una distanza di 4 anni tra loro.
La prima olimpiade sarebbe stata celebrata nell’884 a.C. ma il conteggio iniziò solo dal 776 a.C. e continuò periodicamente fino al 393 d.C., data dell’ultima Olimpiade ufficiale, dopo 1169 anni e 293 edizioni, delle quali un elenco abbastanza esauriente è conservato nella Biblioteca Nazionale di Atene.




Abbiamo letto della tradizione mitologica riferita ad Eracle e riportataci da Pausania, vediamo ora cosa ci è stato tramandato da Pindaro sull’origine del mito e sulla ripresa dei Giochi ad opera di Pelope:


“ Secondo Pindaro, il cantore dei Giochi, essi vennero creati per celebrare l’impresa di Pelope, mistico principe venuto in Elide dall’Asia Minore. La leggenda di Pelope e Ippodamia è ispirata alle corse dei cavalli.
Oinomaos, re di Pisa (città greca - n.d.r.) nell’Elide, aveva una figlia bellissima, Ippodamia. Molti si erano invaghiti della fanciulla ma Oinamaos, per darla in sposa, pretendeva che gli aspiranti lo battessero in una corsa di bighe, pena la morte in caso di sconfitta e tutti gli sfortunati pretendenti avevano perduto la vita nel vano tentativo di batterlo.
Anche Pelope venne a Pisa e chiese in sposa Ippodamia ma, essendo egli protetto dagli Dei, Oinamaos si sfracellò nella corsa e Pelope ebbe in sposa la di lui figlia "
(e per celebrare l’evento ripristinò i Giochi – n.d.r.).


“ Un’altra tradizione attribuiva l’origine dei Giochi ad Eracle il quale, compiuta la fatica di pulire le stalle di Augia (una delle 12 fatiche di Ercole – n.d.r.), ne distrusse la città. Il re impazzì e morì mentre Eracle proseguì nell’avanzata e arrivò a Pisa (in Grecia - n.d.r.).
Qui consacrò al padre Zeus il bosco di Altis e chiamo Cronos il colle che corona la valle del fiume Alfeo. Lì, tra il colle e il fiume, fondò i Giochi in onore di Zeus (Giove Olimpico), perché residente in cima al Monte Olimpo, da cui il nome di Olimpia e dei Giochi.”.


(tratto da “Rassegna retrospettiva dello sport” di Alessandro Amoroso – 1951).



[il monte Olimpo dove, per la leggenda, abitavano gli dei]






Ecco invece cosa ci viene narrato riguardo all’ulteriore ripresa dei Giochi da parte di Ifito:


“ Quando Ifito, discendente di Oxilo, sale al trono di Elide comincia la storia. Siamo all’inizio dell’8° secolo avanti Cristo.
Un giorno, trovandosi nella necessità di difendere i suoi concittadini da una funesta pestilenza che si abbattè sul paese, si recò a Delfo per chiedere consiglio alla Pizia: ^se rinnovi i Giochi Olimpici la pestilenza avrà termine^ – disse l’oracolo.
Ottenuta l’adesione dei popoli vicini, egli promette che l’Elide diventerà uno stato neutrale e pacifico; prende altresì l'impegno di organizzare, negli anni futuri, i Giochi atletici istituiti in onore di Giove. Essi avranno luogo nel recinto di Altis.
Al termine della riunione che rimarrà memorabile, non solo nello sport ma in quella dei popoli, viene firmata la carta di Olimpia. Incisa in un disco di bronzo, in modo che la scrittura ne segni il contorno circolare, essa stabilisce che nei giorni in cui avranno luogo in Olimpia i Giochi atletici siano deposte le armi nell’Elide, nella Pisatide e nella Laconia (quest’ultima, la regione di Sparta – n.d.r.).
Questa tregua prese il nome di Echecheira, giovane moglie di Ifito.
Il disco viene affidato alla custodia della Dea che ha assistito alla stipula del breve trattato e lasciato nel tempio, dove lo troverà più tardi Aristotele che lo giudicherà il monumento più importante nella storia del Peloponneso.
Dopo dieci secoli potrà vederlo nello stesso posto Pausania.”


(tratto da “ Mito e storia delle Olimpiadi” di Alfonso Garofalo).




Sull’argomento, leggiamo pure:


“ Gli Elei lottarono strenuamente per strappare Olimpia ai Pisati ma questi tenacemente seppero far valere i loro diritti. Alla fine, stanchi di lotte e pestilenze, i contendenti, su consiglio dell’Oracolo di Delfi, decisero di ristabilire i Giochi Olimpici per ridare benessere e unità al Paese.
Le trattative furono affidate ad Ifito, re dell’Elide e discendente di Oxilio, a Cleostene, re di Pisa ed a Licurgo di Sparta.
Il regolamento delle feste fu inciso su un disco conservato nel tempio di Era; su di esso, fino ai giorni di Aristotele, si potevano leggere i nomi di Ifito e di Licurgo.
Questo disco può essere considerato il primo documento storico dei Giochi Olimpici.”


(tratto da “ Sport e Giochi nella Grecia antica” di Norman Gardiner – 1956).




Aldilà delle origini mitiche e delle loro attribuzioni, la data da cui far decorrere la celebrazione dei Giochi dell’antichità è dibattuta e controversa.
Ci troviamo senza dubbio tra l’8° ed il 9° secolo prima della nascita di Cristo: Roma non è ancora stata fondata, grandi pensatori e filosofi orientali come Budda e Confucio non sono ancora nati ma le dinastie egizie sono già in declino.
Questo che segue è quanto leggiamo riferito a Strabone.


“ secondo Strabone quella vinta da Corebo (o Coroibo, dichiarato il più veloce nei 192 mt. che costituivano la misura dello stadio nel corso dell’Olimpiade del 776 a.C. – n.d.r.) sarebbe stata la corsa non della prima Olimpiade bensì della ventiseiesima dopo la restaurazione dei Giochi compiuta da Ifito.
Come e quando si perpetuasse la convinzione che la cronologia olimpica dovesse risalire molto aldilà del 776 a.C. lo documenta il disco ritrovato in Olimpia dagli archeologi tedeschi il 3 novembre 1879.
Sopra una faccia del disco il vincitore, nell’offrire quale ex voto l’attrezzo del suo trionfo, scrisse: ^Pupilo Asclepiade il pentatleta dedica questo disco a Giove nella 255° Olimpiade^.
Ma sull’altra faccia dello stesso disco ecco il patrizio romano, che in quei giorni ricopriva la carica di alitarco, scrivere a sua volta: ^A Giove Olimpico quando Flavio Scriboniano era alitarco, al tempo della 456° Olimpiade^.
Sicchè, per questo nobile romano, la prima Olimpiade risalirebbe al 1580 a.C.”


(tratto da “ Olimpiadi ” di Lando Ferretti – 1959 ).




Ora, pur considerando leggendarie le tradizioni che assegnano ad Eracle (Ercole) l’istituzione delle Olimpiadi, riflettendo però che ogni mito può avere un suo fondamento allegorico, non possiamo escludere che in tempi remoti si svolgessero effettivamente Giochi atletici nell’Ellade sia pur diversamente denominati; così come, del resto, non possiamo trascurare le fonti che attribuiscono a Pelope la ripresa di Giochi antichi.
Tra l’altro la versione tramandataci da Strabone collimerebbe con l’eventualità che il nuovo ulteriore inizio, da parte di Ifito, possa esser collocato nell’884 a.C..
Cionostante, a dar maggior credito alle fonti parallele, non potrebbe farsi risalire a quell’epoca una cronologia ufficiale dei Giochi nella maniera in cui la loro storia è pervenuta a noi, dato che solo a partire dal 776 a.C. sarebbe stata realmente rispettata la periodicità, la procedura delle celebrazioni ed il computo con le vittorie degli atleti.
Da quel momento i Giochi assursero a tale importanza che i Greci calcolavano la successione degli anni sulla base della celebrazione delle Olimpiadi, come ci racconta lo storico Timeo.



"Tale data (776 a.C. – n.d.r.) doveva costituire secondo Timeo, storico siciliano vissuto intorno al 300 d.C. ed autore di un’opera intitolata ^Olimpioniche^, il punto fondamentale della cronologia greca, poiché prima il calcolo annalistico non si faceva col criterio delle Olimpiadi, indicanti uno spazio di tempo di quattro anni intercorso tra una festa olimpica e l’altra ma veniva indicato con il nome dei re o di supremi magistrati.
Sorte con carattere locale e per opera della stirpe dorica, le feste di Olimpia vennero in grande onore nei secoli VI e V a.C., ossia fino alla 90° Olimpiade, poiché dalla 15° vi prese parte sempre maggior numero di greci; dalla 30° vi partecipò la Grecia tutta e dalla 40° in poi potevano partecipare tutti i cittadini greci dell’Ellade, dell’Asia, della Sicilia e della Magna Grecia. Era però necessario che i concorrenti dimostrassero di discendere da ramo ellenico, onde si racconta che Alessandro Magno, per essere ammesso a gareggiare, dovette provare l’origine argiva dei suoi antenati.”


(tratto da “ Storia dell’Educazione fisica” di Pietro Romano – 1923).




Nel 394 d.C., l’imperatore romano Teodosio, su pressione dell’Arcivescovo Ambrogio, decretò l’abolizione dei Giochi pagani di Olimpia, che tuttavia pare siano proseguiti clandestinamente.
Pertanto, nel 426 d.C., Teodosio ordinò pure la distruzione di Olimpia e la definitiva conclusione dei Giochi antichi.
Per qualche autore, tuttavia, l’ultima edizione ufficiosa si sarebbe svolta qualche anno dopo, sempre in prossimità di Olimpia, nel 440 d.C.
Le Olimpiadi dell’antichità avrebbero dunque coperto un periodo di circa 12 secoli.