L'intensità intesa come fatica percepita ha certamente un suo contributo per l'ipertofia, ma non essendo misurabile non è possibile avere dei livelli di riferimento quantitavi, ma si va a sensazione. E le sensazioni a volte sono fuorvianti perchè troppo soggettive.
Quindi più che ragionare in termini di intesità ragionerei in termini di volume speso su una certa fascia di carico. Un 5x5@85%(il 5rm crica) #4' (con eventuale aiuto dello spotter) è sicuramente intenso (a livello di fatica percepita), ma allo stesso modo lo è un 4x10@72,5% (il 10rm circa) @4'. Quale dei due stimoli è più ipertofico? il 5x5 o il 4x10? e se invece del 4x10 #72,5% #4' facessimo un 10x4 @82,5% #2'?
Il 10x4 è meno intenso (a livello di fatica percepita media durante i set, perchè c'è il buffer) del 4x10 ma ha un volume maggiore (in termini di tonnellaggio compelssivo), quindi come ci regoliamo? E l'acido lattico che ruolo ha nell'ipertofia? e la frequenza di stimolo?
Queste domande dovrebbero essere sufficienti per fare capire che non è il singolo schema ad essere ipertofico o da forza ma tutto il contesto nel quale è inserito. In oltre dovrebbe essere chiaro che trattare volume e intensità come variabili separate (non so qui, ma da altre parti questo approccio è molto diffuso) facendo cicli specifici porta a una visione parziala delle cose che non permette di ottimizzare i risultati.
Tornado al discorso iniziale, non potendo misurare l'intensità percepita ne potendo quantificare il suo contributo all'ipertrofia, preferisco ragionare sempre in termini di volume e percentuale di carico* cercando di tenere fissa l'intensità percepita, cioè cercando di raggiungere il cedimento solo nell'ultimo set a causa della fatica accumulata.
*Che cmq ha un valore orientativo, come spiega Paolo in suo articolo:
http://www.dangerousfitness.fituncen...e-usa-nessuno/
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