Ma l'allenamento deve per definizione dare stimoli sempre più intensi per creare l'adattamento che vogliamo, perciò piazzare il confine fra stimolo corretto e non corretto è estremamente difficile. L'overreaching è in qualche maniera ricercato poiché questo che crea l'adattamento e il conseguente miglioramento!

Ovvio, l'evento scatenante non è unico e impulsivo, nell'arco di una seduta o anche di una settimana. Ma c'è.

Ad un certo punto la stanchezza aumenta e si mantiene costante nel tempo. Poiché però voi siete allenati, quello che accade è che le prestazioni non crollano (magari!) ma si assestano su un livello inferiore dove le medie prestative calano di poco ma spariscono i picchi di performance. E' proprio la vostra capacità di spremervi unita all'adattamento all'allenamento che vi permettono di non andare giù, per questo più siete forti e più tutto questo è pericoloso.

L'umore inizia a peggiorare, è in questo periodo che iniziano a “girarvi i coglioni” nel senso che l'allenamento diventa il più delle volte un dovere piuttosto che un piacere. Non tutto l'allenamento, magari una parte, ma non è più come prima.

Dato che vedete da soli che le cose non stanno andando come volete, cercate di recuperare il terreno perduto. Come? Semplice, forzando i mezzi che conoscete, cioè l'allenamento che è lo strumento per ottenere quello che volete. Importante: l'azione che andrete ad intraprendere è SEMPRE un incremento. Non perchè sia una regola matematica, ma perchè è così che vanno queste cose. “Incrementate” qualcosa.

In queste situazioni infatti anche “tenere duro” è un incremento, perchè cercare di fare come sempre quando non siete più come sempre è un incremento rispetto a quello che invece dovreste fare.

E' in questa fase non conclamata che iniziate a pensare a certe cosette strane tipo “ho paura di perdere quello che ho ottenuto” o “non riuscirò mai ad avere quello che voglio” o ancora “se torno indietro gli altri che penseranno di me?”

Se avete questi pensieri, sappiate che non siete rimbambiti ma state subendo una pressione psicologica autoimposta: il raggiungimento di certi obbiettivi vi ha gratificato, molte volte vi ha dato uno status sociale che ritenete importante. Il pensiero di perdere questi risultati vi crea perciò ansia, ansia che vi porta a percorrere in maniera sempre più frenetica il “giro”.

Pensateci: se voi siete sempre “quelli forti” del vostro gruppo di amici o “quelli che vincono” le gare (qualsiasi gare esse siano) è naturale che tutto questo vi gratifichi. Ed è naturale che non vogliate perdere questa condizione.

Con “è naturale” intendo che comprendo il fenomeno, non che lo giustifico, perchè è un comportamento sbagliato. Di fatto vi state autoimponendo un limite: quello di non poter scendere sotto un certo standard, pena il sentirsi inadeguati. State ragionando come un professionista i cui guadagni sono legati alle sue prestazioni, e perciò non può fermarsi. Però voi non siete pagati.

E' chiaro che in questo quadro voi lottiate per non far calare le performance e non rendendovi conto che è impossibile recuperare la condizione fisica, chiedete al vostro corpo sempre di più. La fiammella dell'OT si alimenta di “incrementi”, che voi le fornite perchè non sapete di essere OT.

La stanchezza fisica esiste, non è mentale, e non basta la grinta per combatterla. La particolarità dell'OT è che questa stanchezza fisica si sta lentamente trasformando in sentimenti psicologici negativi, senza che ve ne accorgiate. Anzi, sono gli altri che non capiscono questo vostro stare male!

Dall'esterno siete irritabili, nervosi e tutto inizia a ruotare intorno all'allenamento, che decreta il vostro stato d'animo: se la seduta va come dite voi, siete contenti o quanto meno tranquilli, ma se va male è opportuno starvi lontano. Litigi in famiglia o con il/la partner sono all'ordine del giorno.

Quando il boa ha stretto le sue spire, cioè quando i giri hanno amplificato le negatività oltre un certo livello, c'è il crollo organico e i sintomi risultano evidenti. L'allenamento è una tortura, iniziate a saltare le sedute voi che eravate ligi al dovere, mollate tutto, vi sbracate.

Ma questo lo fate perchè proprio non potete andare avanti, e tutto questo non migliora il quadro psicologico. Non dormite bene o non dormite proprio, magari di giorno vi viene sonno e siete letargici. Anche le vostre capacità di concentrazione sono andate molto a picco. Di risultati in allenamento non se ne parla, quello che prima era medio-semplice ora è irraggiungibile dato che in sala pesi, in pista, sulla strada o in piscina siete distratti, svogliati, stanchi.

Se siete arrivati nella parte a destra dei grafici, ci vogliono mesi per recuperare! Addirittura, e non sto scherzando, un infortunio è visto come una specie di liberazione poiché diventa il deus ex-machina che salva da decisioni che non vogliamo prendere.

Per un atleta un OT di questo tipo è la fine di un intero anno di preparazione, una stagione saltata, forse l'abbandono della specialità perchè ciò che prima era fonte di gratificazione è causa di insoddisfazione.


Sinteticamente, ecco un esploso della casellina “invento un allenamento” che è il motore del tutto. E' difficile che il nostro “atleta” sia così soddisfatto da percorrere il ramo in alto dello schema, perchè per come è fatto c'è sempre qualcosa per non essere soddisfatti.

La strategia che si va solitamente a perseguire è un incremento di qualcosa se ciò è possibile. Il decremento è sempre per imposizione. L'arte è sapersi allenare così bene da incrementare in maniera ottimale lo stimolo allenante. Ma, appunto, è un'arte. E pochi artisti si chiamano Leonardo, Giotto o Einstein.

Punti di attenzione



Nel grafico in alto la curva B rappresenta l'andamento tipico delle prestazioni di una persona che ha raggiunto l'OT: nel tempo è riuscita a migliorarsi con una certa costanza. Ad un certo punto le prestazioni “cedono”, e poi crollano.

l'OT si manifesta come una variazione negativa delle performance dell'allenamento. Questa variazione deve esistere! In altre parole, ci deve essere uno scadimento. Se i vostri risultati sono sempre scadenti, come nella curva C per definizione non siete in OT. Tenetelo a mente!

Ogni sport o attività ha i suoi livelli prestativi minimali che tutti dovrebbero raggiungere. Se in un tempo ragionevole di uno o due anni questi risultati non ci sono, è probabile che non siate portati o che stiate sbagliando sempre. Di sicuro non siete OT, perchè questo è tipico di chi ha ottenuto dall'allenamento.

La curva A dovrebbe rappresentare una persona molto dotata e forte che ad un certo punto ha un crollo prestativo. E' OT? Difficile dirlo, perchè è sempre stata forte e perciò magari non sa nemmeno allenarsi.

Per arrivare al finale del film ci vogliono comunque mesi e mesi, per questo quando sento “sono stanco, sarò sovrallenato” mi irrito istantaneamente. Sarebbe come dire “ho la febbre, avrà il virus Ebola?”

Oltre al crollo in due fasi delle prestazioni l'altro aspetto che caratterizza l'OT è quello psicologico: non stiamo parlando di stanchezza, ma del fatto che l'umore si lega strettamente all'allenamento, che diventa centrale nel determinare lo stato d'animo della persona. Non si tratta di una semplice voglia di migliorare quello a cui teniamo, ma proprio uno stato di totale dipendenza dall'allenamento in un rapporto conflittuale molto forte. Se iniziate a pensare troppo all'allenamento, non siete messi bene.

Ecco le tipiche manifestazione della fase latente dell'OT
  • Incapacità di recuperare gli allenamenti. Piccoli dolori articolari che non vanno mai via, necessità di riscaldamento sempre più lungo.
  • Prestazioni di picco che si abbassano, mentre il livello medio viene mantenuto. Non è raro avere la capacità di generare medie più elevate ma non essere capaci a generare una intensità superiore a quella che le medie pronosticherebbero.
  • Inizio di irritabilità e di scarsa concentrazione
  • Ansia al pensiero della seduta o dell'esito della seduta, in maniera progressiva: prima per certi esercizi o certi schemi di allenamento, poi per la quasi totalità dell'allenamento
  • Percepire l'allenamento come un dovere per la maggior parte delle volte, voglia si saltare le sedute
Questo quadretto fosco è reale, se non ci credete, meglio per voi: non avete mai provato questa roba, né siete entrati in contatto con persone affette da OT. Meglio, non vi perdete di sicuro nulla.

Però, abbiate rispetto dei termini. Per questo io dico che il sovrallenamento non esiste. Perchè su 100 che ne parlano, 2 o 3 possono arrivare a questi livelli in palestra!

Una preghiera, anzi due

A questo punto abbiamo la possibilità di dare una definizione sintetica di OT: è uno stato psicofisico caratterizzato da una stanchezza cronica che genera uno stato di prostrazione e sofferenza psicologica, causato dalla concomitanza di un allenamento eccessivo applicato per un tempo eccessivo ad una ben precisa tipologia di persona.

A questo punto vi aspettereste un bello schema su “come allenarsi per non andare OT”. Lo faremo, ma non è poi necessario e vedrete che le cose da fare sono sempre le stesse: allenarsi in maniera adatta alle proprie possibilità. Mi raccomando: non basta “allenarsi meno”, fosse così semplice... Ovvio che se non mi alleno affatto sono al riparo da ogni problema!

Poiché l'OT avviene nel mondo sportivo prima che in palestra, la prima preghiera è rivolta agli allenatori: voi lavorate su materiale umano. Se scoprite un ragazzino dotato, magari con la testa, non pompatelo a pressione, non caricatelo di responsabilità e di aspettative. Perchè, magari, questo ragazzino poi fa quello che chiedete e prima di deludervi sarebbe disposto a farsi scoppiare il cuore.

Contestualizzate l'allenamento, adattatelo alle persone e alle loro esigenze, non fatevi influenzare dai genitori che pensano di avere un figlio campione. Non riversate sui vostri allievi le vostre aspettative perchè, appunto, sono VOSTRE.

Non allenateli adattando programmi di altri, dei campioni, non allenateli come “ai vostri tempi” perchè il mondo è cambiato, accettate il confronto con altri, navigate su Internet e informatevi.

Infine, ascoltate quello che i vostri atleti vi dicono, parlate con loro. Di più: non accontentatevi di quello che vi dicono ma state attenti a quello che non vi dicono. Un ragazzo che si allena fa l'atleta, è il suo compito. Non è lecito aspettarsi che abbia capacità di autoanalisi e di introspezione tali da capire se è o non è iniziato un OT. Ma voi che siete allenatori... allenate atleti, ed è invece vostro dovere avere tutto questo per loro. Perchè se non lo fate potete fargli molto male.

L'atleta svogliato non andrà mai OT, ma quello che si impegna, anche se non è il più forte, è sempre a rischio se si innesca un circolo vizioso di voler soddisfare le aspettative dell'allenatore, che diventano poi proprie dell'atleta.

La seconda preghiera è rivolta a quelli come me, agli amatori, agli appassionati. Ci piace visceralmente il nostro sport, perciò è facile eccedere nell'allenarsi. L'allenamento non è tutto, non siamo pagati per ottenere risultati che non ci chiede nessuno

Non sono mai stato una persona tiepida in quello che mi piace, e detesto l'immagine del padre di famiglia che non ha tempo per dedicarsi a quello che gli piace, e non può seguire certi programmi perchè non sono adatti a lui. Cazzarola... se manco posso avere una passione nella vita, che campo a fare? Per lavorare e accudire i figli? Ho anche pagato il prezzo di questo stile di vita, non vi preoccupate.

Quello che a noi amatori è richiesto non è “fare meno” come i vecchi, ma la capacità di contestualizzazione e di analisi del nostro stato psicofisico. Banalmente, se l'allenamento inizia a diventare fonte di pensieri negativi, dobbiamo agire. Dando un taglio, autoimponendoci di prenderci una pausa di riposo. Perchè a differenza degli atleti veri, a noi non ce ne viene niente se non una gratificazione mentale.

Dobbiamo metterci in testa che non ci corre dietro nessuno, che non dobbiamo rendere conto a nessuno di quello che facciamo, perchè a nessuno interessa. Rileggete questa frase, è la chiave per stare bene se siete i tipi “competitivi” del profilo che ho descritto.

Fatela vostra, e potrete allenarvi a lungo. Altrimenti vivrete stanchi e insoddisfatti.