Il doctor mi dice che se non faccio cazzate torno come prima. Perchè la differenza fra me e un sedentario è come fra una 500 e una Ferrari. La 500 va piano ma si rimette a posto con due martellate, la Ferrari va forte ma ha bisogno di ben altre cure dal meccanico.

Chiedo quanto tempo ci vorrà per tornare come prima, anche se so che è impossibile avere una risposta definitiva. Risposta: minimo 6-9 mesi. Devo tornare da lui a Settembre per avere un quadro più preciso.

Il dottore è una persona molto profonda. Oltre alla diagnosi corretta, ha molta esperienza in fatto di infortuni di atleti. Infatti, è per questo che sono qui. Mi dice una cosa che mi colpisce molto e che anche adesso mi torna spesso in mente. Dopo un infortunio c’è una guarigione fisica, ma c’è anche una guarigione psicologica. C’è tutto un percorso di ricostruzione mentale, che è fondamentale.

Torno a casa, soddisfatto. Ho capito quello che ho, dopo circa 10 giorni di assoluta assenza di informazioni chiare. Ho capito quanto è grave e cosa devo fare. Ho capito che si guarisce, anche mi sembra impossibile perchè sotto l’ascella ho come dei tiranti che mi immobilizzano il braccio.

Quando ero piccolo vidi un film su un U-Boat tedesco che, bersagliato dalle cariche di profondità, si inabissa sempre più fino a toccare il fondo del mare. In treno, sento la chiglia del sommergibile sbattere sul fondo, il tonfo sordo, il rumore delle bolle che scappano verso la superficie. Quello è il mio "fondo". Più in basso non posso andare. Sono sullo zero della scala di misura. Ora si può solo risalire. Mi ricordo di essermi addormentato profondamente.

Partiamo per il mare, se non altro posso guidare. Ho una escursione migliore ma parziale, nel senso che non posso estenderlo sopra la testa, mi fa ancora male tutto, il livido è sempre bello grosso.

Comincio ad intravedere il risultato finale: manca una striscia di tessuto da 3/4 della clavicola verso l’ascella, e il deltoide è meno pieno. Non ci voglio pensare. Faccio il mio automassaggio 3 volte al giorno, sotto l’ascella c’è come una corda di gomma grossissima che va dal pettorale fino alla fine del deltoide.

Sulla spiaggia, osservo i passanti. Persone normali, secche, grasse, niente six pack, niente velleità di culto del corpo almeno apparentemente. Però sembrano normali, felici? Magari quello è un serial killer, quell’altro uno schizofrenico, ma apparentemente sono tutti contenti. Se ne sbattono del loro corpo, non hanno le fisse che ho io, non ricercano sempre di andare oltre al limite come faccio io. Sicuramente, si fanno meno seghe mentali di me e stanno meglio di me.

Poi vedo un ragazzo con una gigantesca cicatrice da ustione su tutto il busto, dal collo all’ombelico. Mi immagino che se la sia fatta con la classica e terribile bomboletta dell’alcool che esplode. Avrà 20 anni al massimo, è con la sua ragazza mano nella mano. Passeggia sul lungomare, si espone, perciò si accetta. A me non riuscirebbe, non tollererei di avere addosso una cosa del genere. Sto facendo due palle per questo buco che ho nella spalla che manco si vede, che farei con una mostruosità del genere? Un ragazzino che ha la metà dei miei anni mi insegna come affrontare… la vita?

La settimana al mare mi serve per ricalibrarmi. E’ bello, quando si tocca il fondo, rimanerci per un po’ e farsi cullare da quella strana malinconia ovattata degli abissi della propria mente. Dal fondo si può solo risalire, ma… perchè affrettarsi?

Capisco perchè mi sono fatto male (ma lo dirò alla fine, perchè non è importante, adesso), accetto che non tornerò come prima, che la panca me la posso scordare. Accettare l’evento è lo step zero, il più difficile.

Lo step uno è molto più semplice. Io dico e scrivo cose molto motivanti. Sul ricostruire, sul crescere, sull’impegno, sulla perseveranza. Bene. Facile è scriverle per gli altri, quasi automatico. Adesso tutte le stronzate che in decenni ho detto… le devo applicare a me. E vediamo se sono o meno stronzate. Lo step uno è la volontà di agire e non piangersi addosso. Un insegnamento di mio padre recita grosso modo così: "perchè tu possa lamentarti, devi fare. Se ti lamenti ma non fai nulla, probabilmente stai bene così e ti costa meno lamentarti che cambiare"

Lo step tre è un’altra cosa in cui credo da sempre: mai sbracarsi. Se non vuoi andare avanti, almeno non andare indietro. La percezione che abbiamo di noi stessi è data anche dalle nostre abitudini. Le abitudini, la ripetizione anche ossessiva di certi comportamenti, dà stabilità. E la stabilità dà sicurezza. Perciò, devo allenarmi. Anche se il tempo dell’allenamento dura meno della doccia, è l’atto volontario a fare la differenza. Decido che il mio non-sbracamento è allenarsi su base regolare, per tutta l’estate, fino a che non sarei tornato dal dottore, a fine Settembre.

A questo punto, si tratta di decidere come riempire le sedute d’allenamento. Difficile allenarsi senza usare le braccia… mumble mumble mumble… il dottore ha detto che non devo usare le braccia, non ha detto che non devo fare lo stacco o lo squat…


Se McGyver riusciva a costruire una bomba termonuclerare con due taniche di benzina e un accendino, io invento questo



Con questo coso è possibile fare stacco senza usare le mani e, accorciando la catena, anche lo squat. Ok, è un po’ folle e non lo consiglierei a nessuno, però perchè non provare?

Decido anche di iniziare a fare un po’ di attività aerobica, essenzialmente perchè a me questa roba fa cagare e sono scarsissimo. Perciò, dato che ho tempo… voglio impegnarmi a migliorare. Non posso correre perchè le mie due tenosinoviti si fanno sentire, opto per la cyclette.

Per il pettorale invece di stringere le mani fra loro (non posso misurare nulla e questo mi stressa), aggancio degli elastici ai fermi e alle barre del rack in modo da avere una specie di pectoral machine regolabile.

La "tabella d’allenamento" è perciò questa:

  • Mar: stacco - addominali - pettorali
  • Mer: cyclette
  • Sab: squat - addominali - pettorali
  • Dom: cyclette


Inizio la cyclette con 5′, incrementandoli di 5 in 5. Questo perchè a mio avviso è necessario un adattamento di testa alle cose che non si fanno mai. Obbiettivo: 1 ora di attività continuativa, rantolando, strisciando, ma… 1 ora. Frega un ***** delle stronzate sulla fascia lipolitica. 1 ora a girare le ginocchia, e farsela piacere. Scopro però che è in fondo rilassante. Piazzo la cyclette nel giardino e mi godo il sabato mattina il panorama Toscano che i tedeschi pagano negli agriturismi della zona.

Sperimento nello stacco, provo l’hip belt squat (cagata di esercizio se non si ha l’attrezzatura), provo esercizi con gli elastici. Mitici gli elastici… sarebbe interessante fare un video-corso sulle cose che si possono fare con gli elastici: good morning, stacchi, squat… e sono anche belli duri. Immaginate di dover andare in trasferta: buttate un po’ di elastici in valigia e avete una palestra tutta per voi. Ok, è follia… però c’è chi pedala sott’acqua, voi potrete fare squat con gli elastici!

Capisco quanto la presa sia importante negli esercizi. Nello squat come nello stacco, il non poter afferrare e stringere il bilanciere mi fa generare meno forza di quanto potrei. Le mani amplificano la forza di tutto il corpo, e mai conferma alle teorie di Tsatsouline è più evidente.

Usando il pettorale comincio a capire cosa mi riserva il futuro. Mancando un pezzo, la contrazione è del tutto diversa e la tetta si contrae più verso il centro, lasciando un vuoto sotto l’ascella. Non è il massimo da vedere ma se non mi muovo non si nota.

In più, è incredibile come si attribuisca importanza estetica ad un muscolo, il pettorale, che nella vita di tutti i giorni non serve veramente a niente. A metà agosto ho fatto una specie di trasloco in casa, tutto da solo. Ho mosso scatole, scale, mobili, tirato, premuto. Non ho dovuto fare particolari movimenti per non utilizzare il pettorale clavicolare. Pochissime volte si ha la necessità di portare l’omero dall’esterno all’interno, e difficilmente si dovrà strizzare qualcosa con le mani. Di solito, si tira o si spinge da angoli in cui si usano deltoidi e tricipiti.

L’unica cosa che non ho potuto fare bene è stato spolverare tipo "Dai la cera, togli la cera" come faceva Daniel-San. In quel movimento, il pettorale viene usato notevolmente.

Riscopro una sensazione che avevo perso negli ultimi anni. Il piacere di allenarsi… così, per il puro gusto di farlo. Sperimentare, provare, senza uno scopo, un obbiettivo. Senza dover finalizzare nulla, senza dover dimostrare nulla. Il piacere di essere solo nel casotto durante il recupero, nel silenzio. E’ sempre stato così e, forse, oppure sicuramente, questa sensazione è una delle tante che mi fa fare quello che faccio. Solo, l’avevo dimenticato.

Prima di tornare dal dottore riesco a tirare 180Kg di stacco e a fare un 6×6x140Kg con 1′ di recupero, 120Kg di squat e un 6×6x90Kg. E Arrivo a un’oretta di cyclette.

La seconda visita è ansiogena come la prima, forse un po’ meno. Il dottore è contento perchè da quanto capisco quelli con la mentalità come la mia sono le persone che preferisce. Perchè sono precise e fanno quello che gli si dice. Sono di fatto guarito. Ho recuperato l’escursione totale, non ho più la gomma sotto l’ascella, ho buona parte della forza per le attività da sedentario.

Ora devo ricostruire l’atleta. Obbiettivo: non fare cazzate. Più farò in fretta, più aumento le possibilità di farmi male. Iniziare con serie da 15-20 ripetizioni, poi allenarsi come ho sempre fatto, solo con meno peso. A febbraio-marzo l’ultimo controllo.

Inizio un paio di settimane di sperimentazione, muovo la spalla, provo le trazioni e le flessioni a 1/10 del movimento, sento come delle aderenze che si rompono. Inizio la panca con 20Kg in 10×2. La prima volta carico 30Kg, li sollevo, a metà ho paura. 20Kg non li ho mai fatti, nemmeno quando ho iniziato. Però adesso ho un vuoto nell’alzata, non c’è trazione nell’ultima parte della traiettoria. Non credo di poter guarire ma… ho fiducia, anzi, fede, nelle parole del dottore.

Imposto una scheda di allenamento che è fatta così:

  • Mar: stacco - addominali
  • Mer: Lento in piedi - bicipiti - parte superiore a piacere
  • Gio: cyclette
  • Sab: Squat - panca - a piacere
  • Dom: cyclette


Bene o male, rimane così tutt’ora. imposto lo stacco e lo squat in una struttura semplicissima (a cui dedicherò un altro pezzo) di 10×2, 10×3, 10×4. Questa roba… mi piace. Volume, peso, poche segate complicate, ogni ripetizione ben fatta. Ogni 3 settimane scarico nel senso che elimino i 3 allenamenti infrasettimanali, il sabato che nessuno mi rompe le palle me lo tengo.