Non c'è una reale motivazione nel pensare a certe cose.
Scivolano le idee su qualcosa che ti si staglia innanzi mentre nel mezzo della notte apri gli occhi.
Come se qualcuno te li avesse aperti a forza: per farti pensare.
I fiori?
L'inchiostro?
Le voci?
Niente di tutto ciò; solo il pensiero sottile che ti si è creato.
Allora pensi.
Pensi a cosa è la vita.
Cosa distingue un corpo vivo dallo stesso appena morto?
Eppure gli organi sono gli stessi, il sangue è sempre lì dentro.
Cosa lo tiene in vita?
Cosa lo spinge alla sopravvivenza?
Come definire questa cosa?
Non si può credere che siamo ciò che mangiamo, non si può davvero pensare che 2-1 fa 1 e 1-1 fa 0.
C'è un mondo da capire dietro la vita.
C'è qualcosa di eternamente strano che ci spinge all'oblio.
Emozioni, gioie, paure: non si possono racchiudere nel semplice gioco delle reazioni chimico-biologiche di un organismo.
Cosa è l'esistenza?
In quale parte del corpo è racchiusa la brezza vitale che ci tiene in piedi?
Potrei capire la differenza tra una candela accesa ed una appena spenta, ma tra una persona viva e la stessa appena morta, no.
Sono in equilibrio precario tra il vivere e il fuggire.
Sono nell'acqua, sono nella luce, sono nel vento, sono nella terra, sono su una sensazione di vergogna che mi spinge ad alzare lo sguardo.
Sono nell'inverno profondo di un colore spento di colpo.
Sono nelle gioie di chi non c'è.
Sono nell'ubriacatura di un povero alienato.
Sono in volata verso un traguardo sempre più distante.
Sono nel vivere maledetto, sono nel cantare disperato.
Viaggiano le persone tra troppi dubbi.
Colpi di lama tra carni macilente ruvide di problemi.
Sporche le tele, scucite le bende.
Unghie su unghie da divorare ancora tra sorrisi di cortesia, tra circostanze casuali.
Carne, abbracci, calore, comprensione.
Spingi... Spingi... Spingi...
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