Scusate, non ho resistito...
Certo che in viaggio si esaltano i difetti o si acquisce la sensibilità. Non solo, ma i voli transoceanici, quelli per intenderci che durano più del sonno dei giusti (circa 12 ore) e che ci fanno sbarcare, bianchi come un cencio, allo scalo successivo offrono un repertorio di umanità estremamente vasto. Vorrei soffermarmi su altri particolari che catturano la mente e forniscono elementi sui quali discutere. Qua sotto ne trovate alcuni.
La coda al gate. La curiosità è costituita dalla vivacità di ottuagenari orientali o cinquantenni obesi americani che, nell’istante preciso in cui l’assistente raccoglie il microfono per annunciare qualcosa, si trovano già parcheggiati a due millimetri dal banco. Se poi l’assistente annuncia che il volo è ritardato per non precisate "cause tecniche" (sgrat, sgrat), questa gerontocrazia si rimette a sedere esattamente nelle posizioni ed occupazioni precedenti all’annuncio. Ad esempio, con i piedi nudi sopra il bagaglio a mano.
Il bagaglio a mano. Nonostante la codifica sulle dimensioni sia internazionale e ampiamente rispettata, non esiste una bilancia che ne sancisca l’imbarcabilità in cabina. Perciò, all’atto di inserire il bagaglio negli "overhead lockers or under the seat in front of you", l’espressione di sforzo mostrata è molto simile a quella delle lanciatrici del peso della germania orientale degli anni settanta (colore rosso-blu londra e giugulari simili a gomene).
La ricerca di una cosa da fare. I primi dieci minuti vengono passati ad esplorare il posto assegnato. Dopo aver letto istantaneamente la rivista di bordo, duty free shop compreso, il depliant delle "dotazioni di sicurezza dell’aeromobile", e il menù di bordo, i più incominciano ad esplorare gli anfratti nasali. Quando poi arrivano le cuffie per ascoltare la musica (la cui varietà costringerebbe al suicidio anche un DJ di Miami) o i film insulsi, la mascherina ed i tappi per le orecchie, il piccolo tesoro viene aperto istantaneamente come bambini davanti ai regali di natale, per poi abbandonarlo nella sacca del sedile anteriore.
La dimostrazione di sicurezza. Davanti a questo fenomeno, la popolazione dei viaggiatori è divisa in due tipologie. C’è l’estremamente attento, che si è già documentato sui disastri aerei degli ultimi vent’anni, nonostante abbia più ore di volo del pilota, assiste con sempre rinnovato interesse alla dimostrazione degli assistenti di voli, conosce come si allacciano e si slacciano le cinture di sicurezza e sa che il giubbotto salvagente (“life jacket”) deve essere gonfiato all’esterno. Ovviamente, in caso di depressurizzazione, le maschere dell’ossigeno saranno automaticamente rese disponibili. Il secondo tipo è costituito dal distratto, anzi da colui il quale, per una strana alchimia chimico fisica, appena siede su una poltrona di aereo, cade in tranche psicofisico e si addormenta, in coma profondo. Questo tizio è caratterizzato dal rivolo di saliva cristallizzata all’angolo della bocca, all’arrivo. Permettetemi una curiosità: ma i sacchetti per il vomito, che fine hanno fatto ?
Il pasto. Questo elemento dovrebbe suggerire ulteriori approfondimenti gastro-economico-culinari. Tuttavia, alcuni aspetti sono esemplari. La temperatura varia dal freddo siberiano al caldo vulcanico (forno a micronde ?), il sapore varia dalla plastica del prosciutto e dell’insalata (ops scusate, "ham with a selection of vegetables") alle ossa di morto o sanatorio polacco del caffè. L’unica cosa commestibile risulta essere il pane (a meno di una mattonella che ne ha la stessa consistenza servita sul volo Roma-Parigi) ed il burro (purtroppo anche qui la consistenza è pressoché simile al duralluminio e le posate non sono diamantate…).
La coda alle toilette. Anzi, Lavatories. E’ curioso notare come, all’eliminazione dei vassoi dei pasti, i passeggeri siano istantaneamente colti da disturbi gastroenterici-prostatici. Al termine del viaggio, la pulizia dei bagni è paragonabile alla foce del Gange o alle fogne di Calcutta.
Si spengono le luci. Ovviamente il vicino lascerà accesa la luce per leggere tutta la notte. Oppure vi chiederà di andare alla toilette con una frequenza tale da augurargli un catetere (questo accade solo se voi siete seduti lungo il corridoio). Oppure vi contenderete il bracciolo per tutto il tempo del viaggio, con la destrezza di duelli alla cavallerie rusticana. A questo punto, avrete a che fare con due configurazioni possibili: Lui avrà voglia di parlare (lo fa sentire più tranquillo) e vi racconterà della moglie turkmena e dei figli che abitano a Belo Horizonte e voi risponderete con grugniti gutturali degni dell’uomo di Neanderthal. O viceversa. A questo punto, il vostro vicino si infilerà i tappi per le orecchie e la mascherina per la notte e intonerà la marsigliese russando. Se poi avete a che fare con una mamma con bimbo di sedici mesi al seguito, vi potete pure suicidare con il the di bordo.
Si riaccendono le luci. All’avviso del comandante (a proposito, quanti di voi, nonostante un MBA a Birmingham e 20 anni passati a Londra, riescono a capire gli avvisi in inglese dei piloti ?) "abbiamo iniziato la nostra manovra di atterraggio per Rio. Atterreremo fra circa mezz’ora" (ma come "circa mezz’ora" ? Quindi, perché rompi le balle adesso ?), cercate di guardare oltre l’oblo. Tuttavia, il vetro è rigato come se fosse stato trattato con la carta vetrata, anzi, si sospetta che escano dalla fabbrica così, e non riuscite a vedere nulla.
Bene, siete arrivati. Ma, nonostante l’aereo stia ancora rullando e il gate sia ancora lontano, il rumore delle cinture che si aprono e delle persone che balzano in piedi per raggiungere il bagaglio è istantaneo. Molti accendono il telefonico (la musichetta nokia è inconfondibile), altri danno capocciate tremende agli scomparti porta bagaglio, altri ancora (quelli vicino all’oblò) rimangono impassibili con un’espressione degna di un giocatore di poker. Quando vi alzate e vi avvicinate all’uscita potete notare la devastazione lasciata dagli altri passeggeri che farebbe impallidire le condizioni degli stadi dopo l’uscita degli hooligans.
Potete rispondere agli assistenti di volo che vi salutano con sorriso da paresi "Bomgiagudmorningoruar".
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