leggo ora, in quanto appena tornato dal trofeo Bertoletti
Per ogni disciplina sportiva e all'interno di essa per ogni specialità vi sono delle leve biomeccaniche, delle caratteristiche morfologiche e genetiche, in qualche caso pure etniche e persino caratteriali che favoriscono in senso generale un somatotipo rispetto ad un altro, una specie ed una razza in proporzione genericamente superiore ad un altra.
Da quì nascono poi le culture e le scuole conseguenti: se appartengo ad un popolo latino fantasioso e mediterraneo, di statura media o medio bassa, per temperamento socievole e sufficientemente dotato di personalità e temperamento, dal baricentro basso e doti di equilibrio, rapidità ed elasticità è più facile che mi dedichi agli sport di squadra e tra questi al calcio rispetto che al rugby, ad alcuni sport individuali rispetto che ad altri e così via.
Se questo accade per un numero statisticamente rilevante di individui del mio popolo ci sarà una maggior domanda di quella disciplina, quindi una maggior offerta per praticarla, maggior interesse e seguito ma pure una maggiore selezione; difatti in Italia è più difficile emergere nel calcio piuttosto che nello slittino o nel powerlifting o nel kudo poichè meno persone praticano queste ultime discipline e dunque esiste minor concorrenza rispetto al calcio; sicuramente è più facile emergere nel calcio femminile rispetto a quello maschile per le stesse ragioni.
Se esistono maggiori richieste ed offerte, quindi interesse, di conseguenza sviluppano le scuole e ciò che è diffuso progredisce, si sviluppa e trasforma, si perfeziona; paradossalmente dove si è portati ad essere forti si diventa sempre più forti, mentre dove lo si è meno spesso ci si stalla ed il gap tra le discipline diffuse e quelle meno popolari aumenta.
Tutto ciò, a grandi linee, dimostra il perchè gli USA sono sempre forti nel baseball, nel basket e ovviamente in altri sport ma lo sono molto meno nel calcio, al contrario delle nazioni del Sudamerica o dell'Europa Occidentale.
Molti altri fattori intervengono dopo, tra cui la mentalità di un popolo, la capacità organizzativa, la ricchezza e le risorse, la storia.
I giapponesi sono forti nella bench press, senza dubbio; lo sono ovviamente in molte altre discipline sportive ma ciò esula dal presente contesto.
Sono forti nella bench press perchè le leve articolari e la statura rendono tale pratica sportiva molto più agevole per loro della pallacanestro; non è un caso se, pur distribuiti tra le varie categorie, sono percentualmente presenti in numero maggior e con risultati più eclatanti, nelle categorie leggere, ultraleggere e medie.
Di conseguenza, riuscendovi, amano la propria disciplina, la praticano e coltivano e dunque migliorano; si aggiunga a questa premessa la ricchezza ed il consueto livello organizzativo nazionale, la mentalità metodica, tenace, continua che permette di esprimersi al massimo in uno sport dove la regolarità e costanza di allenamento sono fondamentali, il grande spirito patriottico e di corpo che li unisce e porta ad allenarsi insieme, ad aiutarsi vicendevolmente, quindi a migliorare anche con lo scambio di osservazioni ed esperienze.
Vi sono delle tecniche di esecuzione a loro più idonee che ad altri? Vi è una ricerca del dettaglio nella personalizzazione ed utilizzo dell'attrezzatura? E' indubbio ma tali caratteristiche sono figlie di quanto sopra esposto.
Se pratico un'attività come preminente e da tale pratica nascono delle scuole, di conseguenza affinerò anche grazie a tali premesse la mia tecica, il mio setup e tutto il bagaglio di conoscenze e di pratica che posso sfruttare a norma di regolamento.
Lo sciatore cercherà lo sci più tecnologico, il saltatore l'asta più flessibile, il mezzofondista cambierà chiodi tra pista e campestre, il corridore ciclista, motociclista ed automobilista - che sono senza dubbio i più tecnologici - cercheranno, nel collaudo dei rispettivi mezzi, la messa a punto ottimale; persino il nuotatore, nell'assoluta penuria di atttrezzatura, si studierà l'utilizzo dei costumi sulla base delle limitate risorse offerte dal regolamento dello sport praticato.
Riguardo alle tecniche di esecuzione, è inutile soffermarci poiché il thread diverrebbe ancor più lungo di quanto è.
Voglio spendere invece due parole per la personalizzazione delle Tshirt da panca, cui ha fatto cenno Davide citandomi.
Effettivamente, di ritorno dal mondiale, ho riferito a più di qualcuno questa cosa che avevo notato tra gli atleti giapponesi e che mi aveva colpito.
Le maglie da panca, come noto, sono fabbricate dalle case e secondo modelli omologati dalla Federazione Internazionale e quindi l'IPF non consente altri marchi che non siano quelli che si fregiano del logo "IPF approved"; tuttavia consente maglie custom (fatte su misura) o modificate, purchè dette modifiche siano fatte sulle cuciture esistenti e previste e non siano in contrasto con le norme federali.
Ho notato che i giapponesi usano taglie e cuciture tali da portare il limite delle maniche a sfiorare il gomito (limite consentito) ma non per mancato scorrimento della manica lungo il braccio bensì per la foggia stessa della maglia da supporto; ciò porta loro a trovarsi in una posizione delle spalle ancora più antero flessa e quindi con un'accentuata difficoltà ad allargare l'impugnatura ed a forzare la maglia in discesa.
La maglia in pratica si dimostra effettivamente vincolante e rigida solo in prossimità di questa zona, mentre appare sufficientemente comoda sul torace, il che richiede una notevole abilità nel gestirla con carichi elevati, così che spesso il bench presser rischia di uscire di gara ma, qualora non accada, porta a termine una prestazione di grande rilievo.
Tale prestazione, come già detto, non è solo figlia di questa tecnica di utilizzo dell'attrezzatura ma di una sinergia tra doti individuali genetiche muscolari e articolari, grande capacità di concentrazione ed approccio alla gara, metodologia di preparazione e perseveranza, pignola cura dei particolari tecnici nonché, appunto, brillante capacità di sfuttare l'apporto tecnologico offerto dall'attrezzatura consentita.
In merito infine all'ultimo aspetto, appena sfiorato, circa la pratica del doping, sarò altrettanto chiaro, visto che cerco di esserlo sempre, pur facendo attenzione a non insinuare ne offendere nessuno.
E' chiaro che ci saranno atleti giapponesi che fanno uso di sostanze illecite, come ve ne saranno di russi, americani e di tutte le nazionalità compresa l'Italia; è altrettanto evidente che il numero di casi positivi sarà percentualmente più ampio quanto maggiore è il numero degli atleti praticanti di un livello elevato: se viene acclarato un rapporto di 3 su 10 (reale o fittizio o presunto che sia), chi avrà 10 atleti in gara potrebbe trovarne 3 come chi ha 300 praticanti potrebbe riscontrarne 30.
E' altrettanto ovvio che tutti questi casi vadano perseguiti, quando accertati, nel pl o nella pesistica come nel ciclismo, nel calcio, nella pallavolo, nel rugby, nel tennis o nel lancio del palo scozzese.
Proprio però per tali motivi, sarebbe ingeneroso pensare che un atleta forte giapponese vinca in ragione di ciò, in quanto lo stesso sospetto potrebbe essere avanzato per un atleta forte o meno forte di altra nazione che potrebbe risultare sconfitto o vincitore a prescindere.
Quindi nell'esame dei risultati di livello internazionale da parte di atleti di valore, aldilà di ciò che ognuno è libero di pensare, direi sia opportuno limitarsi al confronto tecnico, metodologico, fisico, tecnologico e strategico tra costoro - aventi perlopiù le stesse posibiltà di base in senso lato, sia nel lecito che nell'illecito - piuttosto che ricorrere a dietrologie che non ci aiutano a cogliere gli aspetti positivi e per noi importanti dell'osservazione empirica e ragionata.
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