E già nella foga della lettura non avevo notato la finezza sul nome della cara e simpatica scrittrice (se tale è, ormai...). Il mio pensiero è in accordo con quello di therock, l'hip hop italiano è davvero ben poca cosa sia dal punto di vista qualitativo (con tutte le scusanti del caso della lingua italiana e così via anche se fino a un certo punto) che dal punto di vista della provenienza; negli states il rap "da strada" è nato in un contesto ben preciso, da motivazioni molto chiare, e in italia tale background è del tutto inimmaginabile.
In usa mettiamo che un rapper X nero si metta a parlare dei disagi della trada e dei quartieri bassi della discriminazione della malavita ecc ok ci può stare, quelli che lo ascoltano e si impersonificano in lui sono tanti, tantissimi ragazzi che come lui vengono dalla strada e ci sono passati, oltre ovviamente a quelli che lo apprezzano dal punto di vista orecchievole e basta; ma se uno si presenta in Italia e fà lo stesso capirai che, pur con tutta la mia apertura mentale, non vengo minimamente toccato ne coinvolto da tali discorsi visto che (per mia fortuna, aggiungo) non mi è mai capitato di scappare scavalcando un cancello per sfuggire a una retata, o soccorrere l'amico pestato dai poliziotti o dalla banda rivale et similia![]()



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