Mi vengono spesso richieste delucidazioni inerenti alle programmazioni seguite, basate tutte su di un sostenuto volume e che indugiano molto sul raw anche nell'approssimarsi delle competizioni.
Bene, proverò a dare qualche spiegazione che risale alla mia storia personale di atleta.
Tra le diverse attività atletico agonistiche svolte nella mia vita sportiva, nelle discipline dei pesi sono cresciuto alla scuola riminese di Violanti ed Ardini che, fondamentalmente, basava proprio sul concetto di volume la propria filosofia di allenamento.
Nel corso degli anni ho avuto modo di sperimentare varie metodiche e confrontarmi con molti atleti e tecnici; di fatto, però, continuo a prediligere una tipologia di allenamento incentrata su di un volume medio/alto, alto e talvolta molto alto, piuttosto che altre fondate su di un'intensità sostenuta e ripetuta per periodi prolungati.
Ritengo - ed ho osservato sulla mia pelle - che sia molto più facile commettere errori e sporcare il movimento alle alte intensità e che ciò possa fatalmente accadere per vari motivi: stanchezza, eccitazione ed esaltazione del proprio ego, sopravvalutazione in buona fede delle nostre possibilità, attimo di disattenzione nel susseguirsi di lavori e di sedute a parametri di alta intensità. L'errore, poi, porta sovente ad infortuni, altre volte a stalli o regressi, inficiando infine quanto di buono si era costruito fino a quel momento.
Ovviamente l'intensità è importante in uno sport agonistico rivolto alla potenza ma può essere condotta - a mio avviso - su binari più controllabili e limitata ad alcune fasi della pianificazione, al transfert ed al periodo topico della competizione, beneficiandone così pure in freschezza, forma atletica, integrità fisica ed entusiasmo per i risultati che piacevolmente si concretizzano.
Il concetto di "forma" è tuttora molto vago e misterioso: occorre tempo, dedizione e fatica per raggiungerla ma dura molto meno e basta un nonnulla per smarrirla per settimane o mesi.
Ho approcciato e seguito programmi molto più voluminosi di quello presente (per esempio, da 20/25 ed oltre serie per sessione) e ne ho tratto spunti utili, in senso positivo e meno.
Certo non sottoporrei, da subito, un atleta molto giovane o di scarsa anzianità agonistica o di modesto livello curriculare ed atletico a schemi del genere e dunque li ho variati, modificati e ridotti per le diverse necessità; io stesso cerco di non seguire pedissequamente il medesimo canovaccio, avendo verificato nel tempo che nessun metodo elargisce gli stessi risultati se replicato a breve e con monotonia; questo poichè l'uomo è un animale adattabile e si adatta a (quasi) tutto: alcune specie animali vivono vicino al circolo polare artico e non resisterebbero all'equatore, per altre vale il contrario, mentre la specie umana da una parte può diventare un'eschimese e dall'altra un pigmeo .....secondo il calendario gare!
La scelta metodologica attuale - sviluppo peraltro di quella precedente conclusasi con gli Assoluti di panca di dicembre - è una delle mie tante rivisitazioni sul tema.
Alla mia età è difficile mantenere alta la concentrazione, la motivazione e l'adrenalina in assenza di un obiettivo preciso; in tal senso i due appuntamenti federali dedicati alla bench press (il trofeo "Bertoletti" di giugno ed i Campionati Italiani di fine anno) ed un eventuale parteciipazione ad un contest internazionale sono preziosi ancorché più che sufficienti.
Se mi lascio andare non recupero subito e per allenarmi bene mi serve un obiettivo, una data, un impegno, una gara. Sono così da sempre e non lo nego: senza un contest non riuscirei ad allenarmi duro (come riesce invece egregiamente a tanti altri che ammiro) per il solo amore di fare sport.
Quando ciò dovesse accadere, per il mio temperamento e dopo decenni di agonismo, ritengo sia meglio dedicarmi anima e corpo a costruire qualcosa su atleti più giovani, rispettando peraltro le ineluttabili tappe della vita.
In effetti, a ben guardare, è quello che da tempo avrei scelto di fare, privilegiando il tecnico all'atleta eppure, finchè le energie lo consentono, i risultati lo giustificano e le due strade riescono a procedere in parallelo.....perchè mai, ogni tanto, non continuare a provarci in un'eterna sfida con noi stessi?
Ecco perchè mi son detto: sfruttiamo l'occasione offerta dai Mondiali master poiché potrebbe essere irripetibile, poi se me la sento prolungherò di due mesi la preparazione fino al classico "Bertoletti" estivo e poi....si vedrà: ai prossimi Campionati Italiani non si può certo pensare sin da ora, d'altronde ne ho disputati 16 nello spazio di un ventennio a partire dal '94.
Da un paio di anni, dopo il cambio delle categorie ufficiali di peso avvenuto nel 2011 di cui ho già fatto cenno, ho abbandonato quella per me ormai troppo stretta, della -59kg. (ex -60kg.), in cui avevo praticamente stazionato per decenni: come bw forse potrei pure rientrarvi ma come stress nervoso, efficacia di risultati ed obiettivi concreti credo proprio di no, per cui sono transitato nella -66kg.
Gli obiettivi sono ovviamente proporzionali a questo transito avvenuto in età atletica molto avanzata: ci sarebbe il mio record italiano master II da provare a battere in terra straniera ma pure un record master I che risale al 2011 e che tuttora mi appartiene.
Se si tratta di mete raggiugibili spetterà come sempre dirlo alla pedana.![]()






Rispondi Citando
, Omar con 140kg ed altri neofiti o più esperti, tutti in assetto uequipped.


Segnalibri