la sinerina è il citrus aurantium, o meglio, si trova in esso...ed è l ingrediente di tutti i termogenici di libera vendita in italia...in pratica sostituisce l efedrina che da noi è illegale.
poi ti riporto questo:
Sinonimi di caffeina sono teina, trimetilxantina, trimetildiossipurina (nome IUPAC).
Essa fu scoperta intorno al 1820 e le nozioni su di essa furono scritte nei decenni successivi.
La caffeina si trova in molti prodotti e, in particolare ,nella pasta di guarana (3-6%), nei semi di caffè (1-2%), nel caffè tostato (0.9%), nelle foglie di tè secche (2-4%), nel tè del Paraguay (0.5-1.5%), nelle noci di cola (2-3.5%) e nei semi di cacao.
Si ritiene che nei semi di caffè la caffeina rappresenti un prodotto di metabolismo regressivo delle proteine, la quale, se rimane immagazzinata, può poi servire come riserva azotata ed anche alla sintesi delle proteine stesse.
La caffeina, oltre al conosciuto e vasto utilizzo nel settore alimentare (caffè, tè, cacao, ecc.), ha ampio utilizzo in campo farmacologico. Le dosi terapeutiche sono di 0.1-0.2g di caffeina base per dose, fino a un massimo di 0.2- 0.6g nella giornata.
Iniettata per via sottocutanea o somministrata per via orale agli animali superiori e all'uomo, la caffeina è rapidamente assorbita, entra in circolo e si distribuisce nei vari organi accumulandosi maggiormente nel cervello, nei muscoli e nel fegato.
Il destino della caffeina nell'organismo animale varia da specie a specie, ma in genere si può dire che essa subisce una demetilazione e viene eliminata in quantità variabile a secondo delle condizioni come dimetilxantina o monometilxantina.
La caffeina possiede una notevole azione diuretica, ben dimostrabile nell'uomo, ma non in tutti gli animali (per esempio non è affatto dimostrata per il cane).
Bisogna però notare che l'azione diuretica dipende da una diretta eccitazione dell'epitelio renale deputato alla secrezione delle urine.
Soltanto una piccola parte della caffeina introdotta nell'organismo viene eliminata come tale con l'urina; il resto passa nelle urine sotto forma di omologhi della xantina.
Si riporta lo schema secondo il quale le xantine vengono normalmente secrete mediante diuresi :
xantine + H2O + O2 --> acido urico + O2
La caffeina eccita il sistema nervoso centrale: è universalmente noto che nell'uomo dosi leggere (300 milligrammi) producono insonnia, scomparsa del senso di fatica, attitudine a mantenere più a lungo lo sforzo di tipo mentale, un apprezzamento più preciso delle impressioni sensitive e una più perfetta associazione di idee.
Questa azione eccitante della caffeina si rende ben visibile nell'intossicazione da alcool, da morfina e da altri ipnotici narcotici che deprimono la funzione del sistema nervoso e viene perciò usata come antidoto in questi avvelenamenti.
A dosi maggiori (1 grammo), la caffeina produce nell'uomo irrequietezza, tremori, cefalee, incertezza nel pensiero e talora allucinazioni e delirio.
Anche i centri del midollo allungato sono moderatamente eccitati e, più specialmente , il centro respiratorio. Il metabolismo gassoso è aumentato e per questo motivo, come anche per il rilasciamento dei muscoli bronchiali, la caffeina può con vantaggio essere usata durante gli attacchi d'asma.
Il midollo spinale è eccitato dalle ordinarie dosi di caffeina e si osservano aumento dei riflessi, tremori, talora crampi; dosi tossiche possono produrre un eccitamento fortissimo che, specialmente sulle rane, si manifesta con un tetano del tutto simile a quello prodotto dalla stricnina.
I muscoli dello scheletro pure risentono dell'azione della caffeina; facendo agire su un muscolo degli arti inferiori situato posteriormente (gastrocnemio) di una rana una soluzione di caffeina a 100 ppm, si vede che il periodo di energia crescente della scossa muscolare è aumentato, cioè la linea che segna la contrazione del muscolo è più alta e dritta , mentre il periodo di energia decrescente (rilassamento) è più lungo del normale.
Le esperienze fatte con uno strumento tale da descrivere un grafico riguardante la potenza e il lavoro meccanico (ergografo), dimostrano che sull'uomo dosi moderate di caffeina aumentano la capacità del muscolo al lavoro.
La caffeina ha azione sul cuore e sui vasi. Nell'uomo sano si ha talora aumento del numero di pulsazioni e irregolarità dei battiti. Più frequentemente però si ha un rallentamento del polso da ascriversi a un eccitamento del centro del vago.
Se si inietta per via endovenosa una dose veramente elevata di caffeina si nota una brusca diminuzione della pressione sanguigna o il suo ritorno al normale, mentre in molti organi si può constatare una vasodilatazione.
Si dovrebbe quindi ammettere che la caffeina aumenti l'energia di contrazione del muscolo cardiaco, ma tutte le esperienze farmacologiche inducono a concludere invece che per dosi terapeutiche non si può attendere dalla caffeina né un maggiore, né un più duraturo aumento del lavoro normale del cuore.
Le osservazioni cliniche secondo le quali la caffeina è da considerarsi come uno stimolante e tonico del cuore, nelle debolezze acute quest'organo e in altre malattie cardiache è forse da spiegarsi con una azione eccitante esercitata dalla caffeina sul centro vaso motore che conduce a una regolarizzazione del sistema vasale.
Certo la caffeina agisce in modo affatto diverso dal digitale e dagli altri cardiocinetici di cui in certi casi può quasi essere antagonista. Negli animali salassati o indeboliti l'azione favorevole sulla pressione sanguigna e' più visibile.
Le analisi di laboratorio all'UV-VIS ci hanno permesso di controllare i valori presenti in certi alimenti, valori per altro già noti.
Dati alla mano si può fare una certa considerazione: molte persone ingeriscono una quantità eccessiva di caffeina. Sono sufficienti una tazza di tè non deteinato la mattina, due o tre caffè presi nell'orario lavorativo e bere soltanto chinotto o coca cola a pasto per superare abbondantemente la soglia oltre la quale si manifestano insonnia e nervosismo.
Per l'uomo si nota che l'abuso di caffè può evolvere in patologia nel caffeismo. Di questa malattia si evidenziano forme acute con cefalea, vertigini, aritmia, dispnea, tremore diffuso in tutto il corpo, sudorazione profusa, stati allucinatori, fino al delirio.
Le forme croniche portano a dimagrimento, pallore, forme depressive, insonnia, nevralgie, tachicardie, crampi e incubi.
Aspetti terapeutici
La caffeina ed i suoi preparati sono usati come eccitanti del sistema nervoso. Per iniezioni sottocutanee essa è utile:
nei casi di collasso dovuto ad avvelenamento da narcotici (morfina, oppio, veleni dei serpenti, ecc.), a gravi emorragie, ecc.;
nelle malattie del cuore;
nell'angina pectoris vasomotoria per le sue proprietà vasodilatatrici;
nelle malattie dei reni, epatiche (cirrosi), nei vizi organici del cuore per l'azione diuretica, favorita dall'associazione di paraldeide e di altre sostanze vasodilatatrici (nitriti, nitroglicerina).
viene associata ad alcuni antipiretici (aspirina, antipirina, ecc.) per inibire l'effetto collaterale neuro-deprimente.
Caratteristiche chimico-fisiche
Relativamente poco solubile in acqua fredda.
Molto solubile in acqua bollente , dalla quale per raffreddamento cristallizza sotto forma di monoidrato.
Non è molto solubile nella maggior parte dei solventi organici.
Ha un buon grado di solubilità in cloroformio.
E' una base debole (monoacida perché tutti gli idrogeni dei gruppi NH sono sostituiti con metili).
In soluzione acquosa i suoi sali con acidi forti sono fortemente idrolizzati.
La base anidra fonde a 234-235°C, ma già intorno ai 175°C sublima.
Con acidi solforico e nitrico concentrati si scioglie senza dar luogo a colorazioni.
Scaldata con HNO3 concentrato o con acqua di cloro, quando il liquido è evaporato , dà un residuo rosso-bruno.
La caffeina è precipitata dalle sue soluzioni acide diluite (1:1000) solo dall'acido tannico e dallo ioduro bismutico- potassico. Si conoscono molti derivati: Cloro-, Bromo-, Iodio-, amino-, ossi-, metossi-, fenossi-, ecc.
Il dosaggio della caffeina è necessario sia per il controllo delle polveri di caffè normali sia per il controllo del caffè decaffeinato; a tale proposito è preferibile l'impiego di metodi spettofotometrici, di più semplice applicazione e di significato analitico decisamente superiore a quello degli altri metodi più tradizionali
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