Partiamo dall'assunto che il latte NON PUO' avere discrepanze di prezzo alla fonte. Proprio per questo esistono le famose "quote latte", appunto per mantenerne stabile il prezzo.
Già, ma che prezzo?
Da fame, come per il grano.
Il produttore di latte non ci porta a casa il pane la sera, ed è per questo che cerca in tutti i modi di trovare altre fonti di guadagno (vedi distributori di latte fresco, ecc...).
Quindi se diamo per certo che i produttori (tutti) pagano il latte allo stesso prezzo, la differenza di costo allo scaffale è tutta nell'investimento pubblicitario, nel rafforzamento del marchio, nella manutenzione degli impianti e dei processi produttivi.
Non stiamo parlando di prodotti come l'abbigliamento o le scarpe, che hanno un prezzo maggiore o minore anche in proporzione all'innovazione dei modelli e dei processi produttivi.
Qui stiamo parlando di un prodotto che quello è, e quello rimane: latte, sale e caglio. Punto.
Non c'è la moda a spingere in alto il prezzo, non c'è il restyling di un modello, non c'è marketing che fa leva sulle tendenze del modello.
Qui il prezzo lo fa chi compera: se comperiamo Santa Lucia, Vallelata, Pinco Pallino, è logico che i prezzi saranno più alti.
Un'ultima cosa: guardate le confezioni della Santa Lucia. Alcune mandate sono prodotte in Italia, altre in Slovacchia. Santa Lucia=prodotto italiano??? Mah.
Granarolo produce in 3 diversi stabilimenti, tutti italiani.
Uno è nella propria sede, uno è quello di Usmate Velate che dicevo poco sopra, e l'ultimo è quello di Resana (TV) che dicevo anch'esso poco sopra.
Notato niente di strano? Gli stessi stabilimenti che poi vediamo marchiati "Land" da qualche parte.
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