A questo punto ognuno può trarre l’indicazione che vuole: l’esercizio sostituisce magistralmente la panca, l’esercizio crea uno stimolo sui pettorali e così via. Dal mio punto di vista, l’esercizio stressa tantissimo il pettorale, il suo tendine, conseguentemente la spalla, la cuffia dei rotatori, i legamenti.

Attenzione ai rimbalzi e ai comportamenti “sportivi”: nelle trazioni non potete farvi male “rimbalzando” velocemente nel punto più basso, al limite non risalitem ma in questo esercizio invece si!

Nei disegni in alto la rotazione dell’omero nelle parallele, in basso nella panca: in quest’ultimo esercizio l’omero passa da “sotto” a “sopra” il pettorale, azione che come abbiamo visto nella trattazione della panca pone le fibre del pettorale che rimangono “sotto” in condizioni di far ruotare l’omero su questo piano nel verso opposto a quanto richiesto. Per questo motivo il contributo del pettorale diminuisce sempre più mentre il peso sale e vi è un passaggio fra pettorale e deltoide.

Nelle parallele questo non succede ed il pettorale agisce sempre da motore per l’omero: per questo motivo l’esercizio di sicuro permette un reclutamento migliore delle fibre, specialmente quelle addominali che con la panca vengono allenate meno. Possiamo dire che le parallele sono una sorta di panca declinata estrema!

Se guardate il disegno come fosse una unica strisciata di posizioni, il movimento della panca inizia dove quello delle parallele termina, pertanto più che la strategia OR sarebbe opportuna quella AND: allenare entrambi gli esercizi portandoli entrambi a livelli di forza accettabili senza fissarsi sul mito dell’esercizio più completo, che palle la storiella dell’esercizio più completo!

Il punto inferiore
Surfando la rete troverete diversi siti che sono in pratica degli enormi cataloghi di esercizi, con schede, animazioni, addirittura piccole clip tridimensionali. Sono trattati tutti gli esercizi del pianeta e probabilmente anche quelli dei pianeti limitrofi fino alla fascia asteroidale, però… lo so che sono polemico, non mi piacciono: possono dare un’idea del movimento, ma di sicuro una scheda A4 può andare bene forse per le alzate laterali, ma non per lo squat.

Che ho detto? Che una scheda per le alzate laterali va bene? Mmmmm… vi ricordate 15 anni fa quando per le alzate laterali era bene fare un movimento come a versare l’acqua da una brocca? Incredibilmente, in quel modo si mandava a sbattere la grande tuberosità dell’omero dritta dritta sulla volta acromiale, con enorme piacere della cuffia dei rotatori. Ora invece è bene non farlo. Una schedina non può contenere tutte queste info, perciò è riduttiva. E stiamo parlando delle fottute alzate laterali…

Per le parallele troverete disegni come questo, punto superiore e punto inferiore, con frasi del tipo “la posizione nel punto inferiore riportata nel disegno è quella che garantisce lo stimolo ottimale sul tricipite e sul pettorale”. Qualche volta ci sono anche frasi del tipo “spostando le ginocchia in avanti l’esercizio diventa più complicato”.

Ma… siamo proprio sicuri? Vi propongo questa spiegazione alternativa: la posizione a destra è semplicemente quella che più probabilmente assumerete nel compito “portare verso il basso il mio corpo in questo ***** di esercizio”. In altre parole, se imparate l’esercizio da soli senza leggere nulla, quella sarà la posizione nel punto inferiore, senza enfatizzare nulla o fissarsi su nulla. Mi spiego.

A sinistra i due principali muscoli motori del movimento: il tricipite che estende l’avambraccio facendolo ruotare “indietro” rispetto al braccio, il pettorale che flette il braccio facendolo ruotare “in avanti” rispetto al torace.



Sono riportati anche i due angoli di flesso-estensione e senza dover dimostrare ogni pisciatina ma facendo affidamento sul fatto che voi le parallele di sicuro le avete provate, è possibile affermare che:
  • Più l’angolo del tricipite è “chiuso”, cioè più l’avambraccio è flesso sul braccio nel punto inferiore, e più il tricipite è sollecitato per farvi tornare verso l’alto. Del resto, i push down ai cavi sono tanto più difficili quanto più partite da una posizione di flessione.
  • Più l’angolo del pettorale è “aperto”, cioè il torace è perpendicolare al suolo, e più il pettorale è sollecitato perché l’omero è sempre più esteso indietro.
Perciò, angolo del tricipite chiuso e del pettorale aperto implicano maggior svantaggio meccanico e sollecitazione sui muscoli, angolo del tricipite aperto e del pettorale chiuso implicano minor svantaggio meccanico e minor sollecitazione sui muscoli. Un ginnasta opta per la seconda configurazione, un culturista per la prima anche se il ginnasta opera di sicuro una strategia migliore perché il vantaggio/svantaggio meccanico è misurabile, la sollecitazione sui muscoli invece no.


Comunque, il punto è che i due angoli non sono fra loro indipendenti dato che, come si nota nel disegno a destra, dovete pagare pegno al solito, onnipresente, implacabile centro di massa (CM): per rimanere in quella posizione, in maniera analoga alle trazioni, il centro di massa deve trovarsi sulla verticale passante per le mani che costituiscono anche in questo caso il punto di appoggio del sistema-atleta.

Immaginiamo che, nel punto inferiore del movimento decidiate di ruotare l’avambraccio in avanti mettendolo perpendicolare al terreno: il CM si sposta in avanti, fuori dalla verticale passante per le mani. A questo punto tutto il vostro tronco ruoterà verso il basso, a meno che non vi irrigidiate tutti e non forziate con le mani per bloccare la rotazione.



L’esercizio diventerebbe una isometria con prova di forza per la presa, perciò alla fine possono solo succedere due cose:
  • Abbassate il braccio facendolo ruotare verso il basso come nel disegno centrale, in modo da spostare nuovamente il tronco indietro e il CM al suo posto precedente. Così facendo aumentate lo svantaggio meccanico e sottoponete il tricipite ma principalmente il pettorale a uno sforzo enorme.
  • Ruotate il tronco in avanti estendendo le gambe come nel disegno a destra, in modo che il cambiamento della configurazione delle masse corporee sposti nuovamente indietro il CM. La nuova posizione è in vantaggio meccanico rispetto alla precedente ed infatti è ciò che alla fine farete.
Ovviamente nessuno è così fesso da ruotare in avanti l’avambraccio in simpatici esperimenti di Fisica, ma può accadere quando per la stanchezza non coordinate bene il movimento. La situazione centrale è tipica del fallimento dell’alzata con un sovraccarico, per questo motivo è bene non essere a 10 metri di altezza, in modo da mettere prontamente a terra i piedi ed evitare di disossarsi le spalle.


La situazione a destra accade invece quando scendete con l’avambraccio perpendicolare alle barre, o perché non avete capito il movimento o perché avete letto che per qualche misteriosa ragione di sicurezza è meglio fare così: scendete ma spostate il CM in avanti e per forza di cose dovete ruotare tutto il corpo come nel disegno per evitare di cappottare.

Questo è il caso in cui si vuole per forza spostare le ginocchia in avanti: provate, il vostro CM si sposterà in avanti e inizierete a ruotare, a questo punto o estendete le gambe indietro e vi riequilibrate oppure, se insistete perché avete letto questa cosetta e proprio la volete fare, semplicemente le vostre chiappe saliranno verso l’alto facendo inclinare il tronco.