di BBHP c'eravamo solo io, Uber e Matteo (e il sommo Paolo!!!)
di BBHP c'eravamo solo io, Uber e Matteo (e il sommo Paolo!!!)
Di' a Paolo che la prossima volta si deve organizzare meglio. Ne vogliamo 1 al Nord, 1 al Centro e 1 al Sud. ahahah
![]()
Grazie ragazzi, grazie Eraser delle belle parole. E grazie delle piadine!!!! Non c'è stato poi modo di offrirle agli altri perchè il ritmo devo dire è stato serrato, ma ci siamo fatti due strippate consecutive a base di piada con affettati e formaggi.
Se riesco nella pausa pranzo posto il resoconto!
Spero che le persone siano state contente e che i Km, la benza e il tempo dedicato sia in qualche modo servito. A me di sicuro!
Ciao paolo.
Ti avevo mandato un PM...ma mi hai anticipato ...
pensa che, d'accordo con quel "suonato" del mio amico, ci piacerebbe organizzare qualcosa anche dalle nostre parti (con te come Relatore, ovviamente!).
Aspettiamo il resoconto con FOTO!
PS - Chissà come sta Uber, dopo la "manipolata"...![]()
bella giornata davvero...uno speciale ringraziamento a Paolo che ci ha ospitato cordialmente come al suo solito...
Un saluto speciale anche ad eraser e Uber...![]()
Un portatile, un televisore LCD, l’attrezzatura da giardino, un frigorifero, bibite varie e salatini, un portico messo gentilmente a disposizione dai miei suoceri perché il tempo non prometteva niente di buono (c’è stato anche un bell’acquazzone nel pomeriggio): in questo modo è stato creato un ambiente (spero) confortevole per la Prima Dangerous Convention!
Ho anche messo un po’ di cartelli con le frecce, creando un po’ di scompiglio fra gli abitanti della strada che non sono riusciti a decifrare il significato delle scritte misteriose (c’è chi invece di “Dangerous” ha letto “Don Zeno”, il parroco che c’era prima in paese…), automaticamente etichettate come “cose serie”.
Un pubblico di 17 persone provenienti da Siena, Livorno, Modena, Ravenna, Pisa, Firenze e da altre città: persone che si sono mosse per venite ad ascoltare ME! Un risultato per me eccezionale, un onore, senza retorica!
Il tutto in un clima molto cordiale e rilassato, anche se avere di fronte un plotone di persone, essere in cattedra, un po’… mette soggezione eh…
Ragazzi, spero vivamente che il tempo, la benzina e i Km che avete fatto siano stati ripagati e che l’esperienza vi sia servita a qualcosa, che non siate stati in qualche maniera “delusi” nelle vostre aspettative!
Del resto, dalle 15 alle 18 ho illustrato il materiale che avevo già reso disponibile, perciò non so se per voi è stato utile oppure no
Di seguito i link al materiale dell’incontro:
Posso dire, senza ombra di dubbio, che tutto questo è stato utile sicuramente a me: “testarmi” come conferenziere, provare le mie capacità di spiegare a voce certi concetti è stato sicuramente più impegnativo rispetto a scriverli. Mi sono accorto, più volte, di essermi impappinato e di non essere stato chiaro, non riuscendo a trasmettere a pieno il messaggio che invece mi sarebbe piaciuto dare, perciò ho molto da migliorare nell’arte oratoria!
Non solo, riuscire a capire “de visu”, tramite il dialogo diretto, quali siano i punti critici delle mie idee è stata sicuramente una esperienza fondamentale.
Prima di passare alle “cose serie”, se i partecipanti fanno la cortesia di inviarmi una e-mail con il loro nome e cognome completo (ok, sicuramente me l’avete già mandata ma come sempre ho fatto casino…) invierò a tutti un attestato personalizzato di partecipazione in pdf, mi ero scordato di farlo… Chiaramente, è tutto un gioco e il valore commerciale del foglio è simile a 4 foglietti di morbidezza Scottex, però, dai, una cosa carina, no?
L’esperienza è stata nel mio caso, sì, emozionante e sicuramente è mia intenzione riproporre nuove edizioni, con altri argomenti o idee. Mi piacerebbe ad esempio una giornata dove vengono descritti praticamente gli esercizi, con pesi, bilancieri e power rack. Poiché mi sono divertito, mi sbilancio nel dire che se qualcuno mette in piedi da qualche parte un gruppo di persone, mi posso anche spostare io!
__________________
Integro perciò la presentazione con le considerazioni aggiuntive che derivano dalla riflessione sulle domande che avete fatto.
![]()
Tutti noi appassionati intendiamo l’allenamento come una “sfida prestazionale con noi stessi”, che ci porta ad una miglior conoscenza di quello che ci piace: in questo senso l’allenamento è veramente un processo di apprendimento.
“Ho ottenuto ciò che volevo, perciò ho capito come fare ad ottenerlo”: oltre al risultato, la vera “sfida” per quelli come “noi” è comprendere le regole del gioco!
Internet consente oggi il reperimento di informazioni già dieci anni fa assolutamente indisponibili, permettendo di sopperire alla carenza della figura dell’”allenatore”: di fatto, siamo tutti allenatori di noi stessi.
Due limiti:
Oggi è possibile accedere ad informazioni incredibili, ma la disponibilità non le rende comunque semplici: per “noi” il processo di apprendimento è sicuramente molto faticoso. Un aspetto fondamentale è perciò mantenere la curiosità intellettuale, mettersi sempre in gioco, non pensare mai di aver capito tutto, sforzarsi di sperimentare cose diverse.
- Un allenatore ha a disposizione un campione umano vasto ed eterogeneo dove provare, in base alle individualità, soluzioni diverse: una mole di dati enorme rispetto ad un singolo che testa su se stesso le varie teorie. Il processo di apprendimento non può che essere molto più lento. Il limite di un allenatore è solo la sua bravura e la sua voglia di imparare, il limite di un allenatore di se stesso è anche il numero di “prove” che può svolgere nel tempo.
- Per un allenatore di se stesso è facile concentrarsi sempre sugli stessi aspetti dell’allenamento, quelli con cui ha più feeling o quelli che hanno portato i risultati migliori. Ognuno di noi ha attitudini ed interessi (io ad esempio non ho mai fatto un ciclo di ipertrofia in stretto senso culturistico). Questo è assolutamente comprensibile, ma può precludere allo studio teorico e pratico di aspetti dell’allenamento con cui il feeling o l’interesse sono minori.
Le domande che sono state fatte avevano come elemento comune il “come si fa per”, cioè indicazioni pratiche per ottenere risultati: il punto è che quando ci muoviamo all’interno di criteri che hanno una ragionevolezza, l’unico modo per scremare fra idee plausibili è la “prova sul campo” che permette la sintonia fine dei parametri scelti.
La “prova sul campo” è quella che crea l’”esperienza”! Un (bravo) allenatore con molti atleti effettuerà molte “sintonie” in parallelo, noi siamo costretti a provarle in serie sull’unica cavia a disposizione: siamo limitati nell’esperienza, ma questo va accettato.
Ho constatato che c’è molto interesse negli schemi di accumulo e trasformazione: il significato delle fasi e i motivi per cui siano necessarie è risultato chiaro, mentre è emerso interesse su “come accumulare” e cosa significa “accumulo” in termini pratici.
In sintesi, “accumulare volume” significa “riuscire a essere bravi in molte ripetizioni con un carico mediamente impegnativo”: non si tratta solamente di riuscire ad avere una tecnica perfetta in una serie, ma di mantenere questa tecnica anche in condizioni di stanchezza:
La ripetizione di un “gesto” in condizioni di stanchezza crescente è necessaria per lo sviluppo delle abilità “della forza”, anche se il carico utilizzato non è massimale. Così facendo si creano i presupposti per l’utilizzo di carichi superiori una volta che il volume verrà decrementato.
- Poiché siamo interessati allo sviluppo della forza massimale, il metabolismo energetico utilizzato è quello anaerobico alattacido data la durata limitata della prestazione richiesta.
- Vengono pertanto utilizzate serie di poche ripetizioni proprio per utilizzare questo metabolismo, evitando la produzione di acido lattico, l’uso del buffer aumenta la “freschezza” in ogni serie. Segue che per ottenere un corretto volume sono necessarie “molte” serie, che hanno come effetto il mettere sotto stress la capacità di resintesi e stoccaggio del creatinfosfato, l’inevitabile acido lattico creato verso la fine dell’allenamento costituisce un ulteriore elemento di difficoltà.
- In queste condizioni il mantenimento della tecnica nelle ripetizioni di ogni serie implica un uso massiccio delle capacità neurali, con conseguente adattamento e miglioramento: visti i carichi utilizzati l’attività elettrica del Sistema Nervoso si incrementa.
L’uso fin da subito di carichi massimali risulterebbe troppo stressante per le capacità adattative, perciò questa strategia non potrebbe essere mantenuta nel medio periodo: otterremmo un’esposizione limitata allo stimolo allenante. Viceversa, una fase di accumulo permette di sviluppare le stesse abilità con carichi inferiori, perciò perseguibili nel tempo.
Facendo un parallelo secondo me molto calzante, il metodo migliore per diventare bravi in un videogioco è… giocare il più possibile gli schemi a quella che è la difficoltà media in quel momento per il giocatore, in modo da acquisire la destrezza e la coordinazione necessari per i livelli più impegnativi. Iniziare subito da questi significa giocare pochissimi secondi ogni volta, non diventando mai bravi. L’accumulo è un modo per “diventare bravi”!
E’ l’atleta intermedio che si avvantaggia degli schemi accumulo-intensificazione, chi ha già sviluppato una buona forza con gli schemi classici a cedimento del bodybuilding, ha già acquisito un buon livello di abilità, la sua è una forza “grezza”: passare a schemi bufferati in cui può concentrarsi sulla tecnica porta fin da subito un miglioramento.
Per quantificare, si avvantaggia fin da subito di questi schemi un atleta con circa questi massimali:
Per una persona di 75Kg equivalgono a 135 – 100 – 165. In questo caso la “prova sul campo” restituirà all’atleta le sensazioni “giuste” per ottenere un confronto fra il “vecchio” e il “nuovo” allenamento. E’ proprio la possibilità di apprezzare queste differenze che crea la giusta esperienza e la comprensione dei nuovi concetti.
- Squat: 1,8BW
- Panca: 1,3BW
- Stacco: 2,2BW
Più l’atleta è lontano da questi livelli e meno avrà schemi motori consolidati e anzianità d’allenamento: tutti siamo “principianti” in qualche aspetto dell’allenamento, qualsiasi sia il nostro livello, ma c’è chi è più principiante di altri!
In questi casi è più difficile apprezzare e comprendere certi concetti, non lo dico per snobismo o per assurgere a guru di filosofie astruse.
Il principiante “farà volume” sforzandosi di ripetere semplicemente le alzate nella miglior maniera possibile: una strategia molto produttiva, che è quella che uso sempre io, è darsi un obiettivo di un numero di alzate a seduta tecnicamente perfette e incrementarlo nel tempo.
Esempio: l’atleta ha un massimale su tre ripetizioni pari a 80Kg, stabilisce un totale di 20 ripetizioni di squat, indipendentemente dalle serie. Un ipotetico allenamento potrebbe essere:
La volta successiva potrò ripetere l’allenamento “lanciandolo” sugli 80Kg o passerò alle serie da tre ripetizioni o incrementerò a 25 le ripetizioni totali.
- 2×60Kg – 2×65Kg - 2×70Kg, ogni serie viene ripresa e rivista, subito.
- 1×75Kg, incertezza e poco affondo, viene scaricato il peso
- 2×65Kg, ok, buona serie rivista nella clip
- 2×65Kg – 2×65Kg, senza riprendersi per non perdere tempo
- 1×70Kg – 1×70Kg, molto più sicuro
- 3×65 – 3×65, sentendomi sicuro “oso” su tre ripetizioni, arrivando a 21 ripetizioni.
Questo tipo di allenamento può essere protratto per molte settimane e… funziona, perché ha gli elementi gusti: la ricerca della tecnica corretta, rivedersi con le clip, volume di lavoro pertanto ripetizione del gesto.
Lo scoglio più grande è che questo schema è del tutto destrutturato e può destabilizzare: non ha la “sicurezza” di uno schema codificato in termini di serie, ripetizioni, carichi e recuperi.
Il problema è che il principiante dovrebbe imparare semplicemente la tecnica corretta, allenandosi: l’assenza di uno schema è sicuramente un freno, ma la sua presenza può invece essere un elemento di distrazione. Non è lo schema che fa migliorare un principiante, ma il fatto che lo sottopone ad un certo volume di lavoro in cui si sforza di fare le cose per bene!
Senza essere troppo mistici, il principiante dovrebbe, in un solo esercizio o una sola seduta a settimana, provare uno schema che gli piace senza riversare troppe aspettative ma considerandolo solo un periodo introduttivo per “saggiare” nuove idee.
Comprendo benissimo che un approccio del genere possa sembrare deludente, del resto il successo di certi schemi di allenamento rigidamente codificati deriva proprio dalla sicurezza che le schede preconfezionate restituiscono a chi le esegue, però io, come tutti gli “autori”, ho le mie idee: comprendo le difficoltà iniziali, ma penso che forzare la più perfetta macchina adattativa dell’Universo a fare quello che vogliamo noi sia un compito complicato, non semplificabile sotto un certo livello. E’ necessaria una gavetta, comprensiva di errori e prove che vanno male.
Segnalibri