Il disegno mostra la linea di trazione ottimale del pettorale (ovviamente, è un percorso medio, e non focalizzatevi sulla misurazione degli angoli): le braccia dietro e divaricate vengono portate in avanti, incrociando le mani. Se notate, è la traiettoria di quando fate i cavi ed è quella che vi fa sentire i pettorali che si contraggono meglio. Provate in maniera differente, scoprirete che i pettorali li... “sentite meno”. Il pettorale è stato progettato per portare l'omero da dietro in avanti e più l'omero è indietro, più il pettorale è interessato.
Perciò, tutti i movimenti che coinvolgono il pettorale in questo modo permettono a questo muscolo di esprimere le sue massime potenzialità. Questo punto è fondamentale per capire come sfruttare al meglio il pettorale nella panca, che analizzeremo nel suo punto più difficile, quando il bilanciere è al petto.
Per ottenere la massima spinta del pettorale nel punto più basso, dovete replicare la posizione iniziale della linea di trazione ottimale.

Ecco un omino che fa panca visto di lato e da sopra (si vedono i piedi dall'alto, non è monco...). L'omero deve essere perpendicolare al terreno (vedremo poi perchè), e la posizione ottimale del bilanciere è circa alla linea dei capezzoli, poco sopra, poco sotto. In questa posizione le braccia formano un angolo compreso fra 45° e 60° rispetto all'asse del torace. Questa è la posizione migliore per esercitare forza con il pettorale.

In questo disegno il nostro omino ha piazzato il bilanciere più verso il collo, allargando di molto le braccia pur mantenendo l'omero perpendicolare al terreno. Il pettorale spinge in maniera non ottimale.
Molti eseguono la panca “al collo” per stimolare di più il pettorale, ma questo è un errore. E' sempre il solito discorso di “difficoltà”. E' tutto sì più difficile, ma meno efficace perchè il pettorale non si contrae come dovrebbe, il carico da spostare è inferiore, lo stimolo minore.
Per quanto riguarda la sicurezza, più il bilanciere è verso il collo, più devono lavorare altri muscoli e più la spalla viene esposta a stress articolari. La spalla è fatta per reggere carichi con l'omero in ben precise posizioni, ma non in altre. Provate: nella panca potete tenere a braccia tese carichi notevolissimi, potete stare sulle parallele a braccia tese con pesi assurdi appesi alla cintura, potete tenere sulla vostra testa un sacco di pizze di ferro a braccia tese quando siete in piedi. Ma se vi mettete con le braccia aperte a croce e qualcuno vi preme forte nell'incavo dei gomiti, potete esercitare una forza minimale e se insistete sentite male dentro le spalle.
La panca è un esercizio “tridimensionale” e si schematizza male su un disegno, perciò è difficile rappresentare le forze compressive della panca al collo. Anche qui potete però provare: mettete poco peso e sentirete comunque di stare eseguendo in maniera poco confortevole, checchè ne dica la buonanima di Vince Gironda che era un fautore della panca al collo.
La curvatura della spina
Abbiamo visto che il pettorale lavora meglio su una ben precisa traiettoria, a cui corrispondono dei ben precisi angoli. Il disegno successivo mostra questa situazione: il pettorale lavora bene in quel preciso intervallo angolare, dopo il suo ruolo diventa meno preponderante e subentrano i deltoidi per la chiusura del movimento, insieme ai tricipiti.

Tutto quello che permette di massimizzare l'uso del pettorale è sicuramente utile. Un aiuto fondamentale ci viene proprio dalla curvatura fisiologica della spina. I disegni precedenti sono in realtà troppo semplificati. Rendiamoli più rispondenti alla realtà e facciamo dei confronti.

La cassa toracica ha adesso una curvatura e permette di fare i raffronti. L'asse di riferimento per calcolare gli angoli è infatti relativo al torace stesso ed è dato dalla linea delle vertebre toraciche (in rosso). Non ho cambiato la posizione delle braccia. Questo caso è pertanto quello reale, il precedente è assimilabile a chi chi esegue la panca ricercando volontariemente la schiena piatta sulla panca.
In basso riporto gli angoli in maniera che siano confrontabili, cioè mettendo l'asse di riferimento orizzontale. Notate come la curvatura della spina mette l'omero più indietro rispetto alla configurazione senza curvatura: questo permette al pettorale di esprimere più forza.
Questo perchè l'allungamento di un muscolo durante una contrazione eccentrica (nel nostro caso quando il bilanciere scende) provoca quello che si chiama riflesso miotatico o stretch reflex. All'interno dei muscoli sono presenti delle strutture organiche dette fusi neuromuscolari, dei sensori che rilevano l'allungamento muscolare e la velocità dello stesso.
Più un muscolo si allunga, più questa situazione è interpretata come una situazione di pericolo (il muscolo potrebbe lacerarsi), perciò dai fusi parte un segnale elettrico che va a potenziare l'impulso nervoso inviato per far contrarre il muscolo stesso. L'eccentrica “potenzia” la concentrica. Banale: un salto a partire da una posizione accosciata viene svolto ad una elevazione minore rispetto ad un salto con un contromovimento, in piedi, accosciata e salto. Nel secondo caso l'eccentrica provoca il riflesso miotatico.
Ai nostri fini, più riusciamo ad allungare il pettorale, più riflesso miotatico otterremo. Perciò l'arco dorsale ci aiuta proprio in questo, in maniera fondamentale.
Allo stesso tempo, quando il bilanciere è sollevato, l'angolo in questo modo è più piccolo rispetto all'altra situazione: ciò significa che posso sfruttare il pettorale per poter sollevare per altri centimetri il bilanciere. Questo è sicuramente vantaggioso dato che il pettorale è il muscolo più grande e forte coinvolto nel movimento.
Pertanto, la curvatura della spina è un vero ausilio per l'esecuzione e annullarla vi rende molto meno forti. Se eseguite regolarmente lo stacco, siete sani per non dover appiattire la schiena.
Ciak, azione!
Ecco la spinta dal petto per quella che è l'esecuzione decente che vi ho consigliato, vista di lato.

Notate gli “angoli del pettorale” in una situazione reale, e la curvatura della schiena, che è in questa esecuzione spontanea e volontariamente non ricercata.
La curvatura della spina è sempre presente, anche nel caso in cui io tenga i piedi sulla panca come nei due fotogrammi successivi.
Nel fotogramma in alto ho riportato i riferimenti dell'analogo precedente, il bilanciere al petto. Anche con le “gambe su” la curvatura è presente. Direi... per fortuna!
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