Allora sarà il caso che tiri fuori tutti i fogli scritti a penna..
Allora sarà il caso che tiri fuori tutti i fogli scritti a penna..
Cadde una stella un giorno, di sera.
Paura e interesse tra le persone.
Accorsero in tanti tra mille illusioni.
Solo si accorsero che in terra non c'era
nient'altro che un piccolo grande cratere.
Niente domande, solo imbarazzo.
Come poteva un grande bagliore
lasciare soltanto briciole e fumo?
Che fine può fare un astro lucente
che evoca in noi così tanta poesia?
Passano gli anni e tra la gente
si radica spesso l'errata visione
che l'esistenza di mille persone
possa risplendere e mai finire.
A terra si muore.
Al cielo si tende.
Nuvole e fango
a chiuder le tende.
Di questa vita voluta infinita
resta alla fine solo il suo nome.
Come in un tango dal sapore argentino
rincorrersi a vita lungo il destino.
E poi tornare verso il Creato
sperando di avere un segno lasciato.
Accorgersi infine che nulla è perduto
se solo un poco lo avrai voluto.
La tabella di marcia è fitta
e lascia zero spazio per se stessi.
La salita imperitura verso l'ignoto a cui tendi.
L'abitudine al male senza saperlo affrontare.
Capita di ragionare,
per poi spegnere ancora la luce.
Se non lo vedi, ti ferisce di meno.
Zona di comfort sempre più larga.
Appigli evanescenti tra fatti concreti.
L'irreale del tutto.
Castrato dal di dentro
da colui che più può ferire.
Folli pensieri rincorrono chimere
roride speranze
madidi sogni.
Trappole per topi con esche succulente.
Sapere a memoria il sapore che hanno.
Pedantemente continuare a provare dolore.
Azzannarle, ferirsi, rimpiangere.
Ciò che non sei, ciò che non sei stato mai,
ciò che non ammetti di non essere.
Maschere addobbate a festa
in un paese in subbuglio.
Il circo alza il tendone.
Tutto il vicinato accorre tra belve feroci,
cammelli mansueti, saltimbanchi e pagliacci.
Un'ora di brio sapendo che dopo
si chiude la porta e si lavano i panni.
Troppe le tarme a roder la lana.
Troppe le parti distrutte dal fato.
Truce l'idea del salto mortale.
Rischio preciso, calcolo vero.
Planare a mezz'aria restando impalati.
Trovarsi allo stesso punto di partenza
tra mille discorsi lasciati a metà
tra mille macerie di case smesse di costruire.
Traguardi di gomma.
Rincorse di rabbia.
Punte d'orgoglio.
Picchi di tristezza.
Parole a difendere i gesti inconsueti.
Rose tra i rovi, tra spine e profumi.
Intanto il pensiero ritorna sull'oro,
sulle colline,
sulle pesche,
sul fuoco,
sulla brezza,
sulla passione,
sul passato d'amore.
Lei è con te, con un altro.
E con un altro te.
Ultima modifica di user_del87452; 05-05-2007 alle 07:46 AM
Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'.
Pablo Neruda
Troppe le ore trascorse tra pianti,
rimorsi, dolcezze e inutili stenti.
Sporche le mani di rabbia e pudore
vecchi rimpianti tra astio e rancore.
Troppe le vite lasciate all'oblio
di gelide mani senza certezze.
Troppe le volte che stupidi sforzi
gettano calce ardente sugli occhi.
Squali all'intorno di un solo vivente
pronti all'attacco per puro disprezzo.
Specchio dell'anima il proprio vedere,
senza confine il proprio cadere.
Sogni di luoghi caldi e profondi
Mondi diversi e pur sempre immondi.
Immondi di te che sporchi e distruggi
senza volere altro che odio.
Casse di chiodi sopra la testa,
pesi gravosi senza volerli.
L'unica forza che può scaturire
non la vuoi avere,
per poi morire.
Per non morire.
Abbandonarsi ad un corpo che ti abbandona
amando ciò che non ti appartiene.
Rapidi cenni con gli occhi chiusi,
aprirli e richiuderli con vecchi pretesti.
Un giorno, domani forse vorresti
Che il Mondo d'un colpo di fatto s'arresti.
"mondi diversi e pur sempre immondi"
"abbandonarsi ad un corpo che ti abbandona,
amando ciò che non ti appartiene"
branco spaccano le tue parole, veramente!!!!!!
il dolore non esiste, esiste il fastidio, ma è sopportabile.
heero
Accade talvolta di stare sdraiati.
Naso all'insù a fissare una nube.
Nulla di particolare, nessuna forma precisa.
Niente fantasie su che animale possa rappresentare.
Accade però che il silenzio non perdona
e muovi quella nube come se fosse tua.
La vedi cambiare di forma e colore
e pensi che tutto alla fine sia un viaggio.
Accade che ti trovi ad ascoltare la tua musica
fingendo di avere sotto mano una batteria.
Battendo il tempo, scandendo il ritmo
solo per non pensare ad altro.
Accade che invece provi un gusto amaro
a trovare sangue tra le tue parole.
Accade anche che ai tuoi piedi
calzi le stesse scarpe di allora.
Non sono lacere, non sono sporche, di fuori.
Semplicemente ti piacciono, o ti piacevano quando le comperasti.
Vorresti buttarle e comperarne di nuove.
La loro funzione la fanno ugualmente, ma le mode passano.
Accade però che pensi a quanti ricordi ci sono in quelle scarpe.
Il dilemma è quello: continuare a ricordare, o fare un control alt canc?
Accade che ogni pausa nei discorsi, nelle attività
diventi un vuoto da colmare.
Ogni pretesto fa sì che la testa lavori.
Ogni farfalla in te spegne i colori.
Accade di allungare la mano verso il sole,
giusto per guardarla controluce.
Quasi vorresti sentirla non tua,
staccata dal te che non riconosci.
Giusto per guardarla con altri occhi,
giusto per pensare alla tua vita senza di lei.
Diamo sempre per scontato che ciò che abbiamo sia normale
salvo poi rimpiangerlo se lo perdiamo.
Forse è normale, forse è umano.
Accade che pensi alle batoste nella vita,
magari ascoltando "Sally" di Vasco Rossi.
Ingoi pensando che molti stanno peggio.
Ma è un attimo solo, poichè tra breve penserai come prima.
Catrame ardente i vecchi ricordi.
Come immaginare un viale alberato appena asfaltato.
Bello, no?
Le piante allineate ai lati, il nero lucido e senza buche,
le macchine che passano facendo solo quel sibilo con minimo attrito.
Accade però che dopo un po' di tempo
l'asfalto inizi a creparsi, si formino degli avvalamenti, se non buche.
Eppure l'azienda appaltatrice era referenziata, il bitume era ottimo.
Allora?
Allora come mai questi difetti?
Semplice, le piante sono vive
e si ribellano.
Iniziando dalle radici.
Ultima modifica di user_del87452; 07-05-2007 alle 09:08 PM
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