Perchè se la valiga si può portare, la porta non si può valigiare?![]()
Perchè se la valiga si può portare, la porta non si può valigiare?![]()
Stavo or ora pensando.
Ci sono due macchine in strada.
La macchina A va' a benzina.
La macchina B va' a casa.
Entrambe si fermano al distributore.
La macchina B cosa mette nel serbatoio?
Vediamo chi coglie la citazione:
Chi gioca in prima base?
Chi...?
Chi gioca in prima base?
Chi...?
...
da ripetersi indefinitamente... l'equivoco sta nel fatto che Chi è il cognome del giocatore di baseball che giocherà in prima base!
Ripeto: sforzatevi e ricordate da dove viene 'sto pezzo...
Altro esempio di paradosso del mentitore:
"La frase seguente è falsa"
"La frase precedente è vera"
Paradosso del mentitore: gli albori
Le prime avvisaglie del paradosso sono attribuite ad Epimenide di Creta (VI secolo a.C.), che sembra aver detto: "i cretesi sono bugiardi". Di per sè questa affermazione è completamente innocua, ma la si può rendere insidiosa intendendo per `bugiardo´ qualcuno che dica sempre il falso, e per `i cretesi´ tutti i cretesi. In questo caso Epimenide intendeva dire: "tutti i cretesi dicono sempre il falso".
Ora questa frase non può essere vera, perché altrimenti Epimenide stesso sarebbe un cretese che a volte non dice il falso.
Allora la frase deve essere falsa, cioè qualche cretese deve dire a volte qualche verità, e la cosa finisce qui (non è detto che quel cretese debba essere proprio Epimenide, e se anche lo fosse, non è detto che quella verità debba essere proprio la frase in questione).
Eubulide di Mileto, della scuola megarica (IV secolo a.C.), andò oltre la formulazione di Epimenide, chiedendosi che cosa avrebbe risposto un mentitore alla domanda: "sei un mentitore?" Da una parte, qualunque cosa egli dica è una menzogna, proprio perché è un mentitore: in particolare, così è per la risposta "sì". D'altra parte, questa stessa risposta è vera, perché data da un mentitore. Si ha quindi una vera situazione paradossale.
Essa si può rendere ancora più pura nella forma detta pseudomenon, che considera semplicemente che cosa succede quando qualcuno dice: "io sto mentendo". Se ciò che dice è vero, allora sta mentendo; e se ciò che dice non è vero, allora non sta mentendo. In entrambi i casi si ha una contraddizione, ed anche questa affermazione è dunque paradossale.
Eliminando il riferimento a chi parla, si può considerare la versione "io sono falsa" o, volendo evitare l'abuso del pronome personale riferito ad una frase, "questa frase è falsa".
Cicerone
In Academica (II, 95) Cicerone (106-43 a.C.) racconta il seguente caso, attribuito agli stoici. Il filosofo Protagora accettò di avere come studente di legge un ragazzo che non poteva permettersi di pagarlo subito, con la clausola che egli l'avrebbe pagato dopo aver vinto la sua prima causa. Poiché, dopo gli studi, lo studente non si decideva a praticare l'avvocatura e quindi non lo pagava, Protagora lo citò in giudizio. Lo studente, che non poteva permettersi un avvocato, decise di difendersi da solo.
Protagora sosteneva che, se avesse vinto la causa, avrebbe dovuto essere pagato in base alla sentenza. E se avesse perso, avrebbe dovuto essere pagato in base all'accordo.
Lo studente sosteneva che, se avesse vinto la causa, non avrebbe dovuto pagare in base alla sentenza. E se avesse perso, non avrebbe dovuto pagare in base all'accordo.
Diogene Laerzio
Nelle Vite e opinioni dei filosofi illustri (II, 108) Diogene Laerzio (II secolo d.C.) narra la seguente storia, anch'essa attribuita agli stoici. Un coccodrillo rapì una bambina ma, commosso di fronte alle lacrime della madre, propose il seguente patto: se la donna avesse indovinato che cosa esso avrebbe fatto della bambina, gliela avrebbe restituita; se invece non avesse indovinato, se la sarebbe mangiata.
Il coccodrillo, si sa, ha sangue freddo, ma evidentemente anche la donna aveva mantenuto il suo: ella rispose infatti che il coccodrillo si sarebbe mangiata la bambina. Se esso l'avesse mangiata, la donna avrebbe dunque indovinato, ed avrebbe dovuto riavere la bambina; e se esso l'avesse restituita, allora la donna non avrebbe indovinato, e la bambina avrebbe dovuto essere mangiata.
La risposta della donna mette dunque il coccodrillo di fronte ad un impossibile dilemma: qualunque cosa esso faccia, non mantiene la sua promessa.
C'è da temere che, pur mostrando una sensibilità morale che non sospettavamo in un coccodrillo, esso abbia comunque potuto papparsi la bambina senza troppi rimorsi.
Buridano
Aristotele sostenne che il paradosso del mentitore e dello spergiuro erano analoghi, ma il suo oscuro commento dovette attendere la formulazione di Giovanni Buridano (morto nel 1358) per essere reso esplicito.
Questa volta i protagonisti sono dunque due, e ciascuno dice una sola frase. Ad esempio, Socrate sostiene che "Platone dice il falso", e Platone ribatte che "Socrate dice il vero". Ciascuna delle due frasi non è paradossale isolatamente, ma la loro congiunzione lo diventa. Se infatti Socrate dice il vero, allora Platone dice il falso, e dunque Socrate dice il falso. Se invece Socrate dice il falso, allora Platone dice il vero, e dunque Socrate dice il vero.
Tutto questo accattivante materiale è opera di Piergiorgio Odifreddi, grande logico e docente all'Università di Torino.
Se siete interessati fatevi un giro su:
http://www.vialattea.net/odifreddi/
Mi sono letto l'intervista a panorama sul sito che hai linkato..
è un grande quel tipo!
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