Scusate l'assenza... Ho scritto poco in questi giorni dato che gli esami di maturita' iniziano a stressarmi non poco e occupano (sempre non poco) i miei pomeriggi...
Ieri notte ho trovato il tempo di scrivere "2 righe".... Una specie di resoconto della giornata di domenica 20 giugno 2010, giornata in cui si è svolto il primo Grand Prix "la contea" nazionale open a Modica....
Chiunque sia interessato, chiunque voglia perdere 5 min a leggere le cavolate che ho scritto lo faccia pure....Spero di non essermi dilungato troppo, ma scrivere e rivivere quei momenti, che magari alcuni di voi possono considerare futili, ha avuto un importante significato per me... Momenti che voglio condividere con il resto del forum...

Copio e incollo quanto scritto su Word:

Ebbene, dopo i soliti ripensamenti, dato che noi siamo sempre quelli che le risposte definitive non sappiamo proprio darle, decidiamo di metterci in macchina e partire per Modica. “Affari di cuore”, se cosi’ possiamo chiamarli, mi avevano gia’ portato tante altre volte tra i sali e scendi di un posto cosi’ affascinante e “montanaro”, ma la mia memoria, vergognosamente corta, non ci ha aiutati granche’ durante il viaggio.
Nonostante tutto, ridendo per non piangere sugli incroci sbagliati e i divieti d’accesso ignorati, arriviamo in Piazza Matteotti e, non si sa per quale miracolo della Divina Provvidenza, riusciamo a parcheggiare.
Ci mettiamo dunque alla ricerca del fatidico palco dove si sarebbe svolta l’esibizione tanto attesa.
Errando per strada come Ulisse sul Mediterraneo, incontriamo anche noi creature mai viste prima d’ora: nessuno di loro aveva niente a che vedere con i Ciclopi, o tantomeno si dilettava sparando fatture a destra e a manca come era solito fare a Circe, ma in loro tuttavia imperversava qualcosa di diverso.
Spalle corazzate, dorsali tanto larghi da poterci stampare sopra l’ “H” degli atterraggi per elicotteri, bicipiti e tricipiti cosi’ gonfi da rendere attillate XXL grandi quanto mongolfiere.
E si, erano proprio speciali loro, grandi supereroi, anello di congiunzione fra la realta’ e la finzione di quei fisici che puoi vedere soltanto nei cartoni o nelle Action Figures, testimoni di una muscolatura che tanto sudore e sacrificio dovette vedere prima di potersi manifestare nella propria completezza.
Come un bambino al Luna Park osservo quei giganti, anni luce lontani da quello che io credevo fosse possibile raggiungere tramite ghisa, oltre ogni immaginazione, oltre ogni buon auspicio. Sbavo.
Troviamo il palco, ma prima di assistere, dato che, come sempre, non puo’ mancare un rispettabilissimo seppur concesso ritardo, ci concediamo una pausa. Cena. Panineria. Sembra quasi uno scempio, come tirare una bestemmia in piena messa vaticana, mangiare un semplice panino pollo e insalata. Giudici intransigenti d’alimentazione, nessuno di loro, nessuno di quei fisici tanto spaccati come le crepe dell’Arizona si sarebbe potuto permettere quel panino, in quel determinato istante degno solamente di non essere mai stato preparato. Lo mangio, nutrendomi, oltre che del pollo, anche di profondi sensi di colpa. Sensi di colpa che hanno l’assurda forza di farmi comprare una misera bottiglietta d’acqua anziche’ un’innocente coca-cola.
Parte la manifestazione, tante ed interessanti categorie, 70kg, 80kg, 90kg, H/P fino 170, H/P +170; tutto molto bello e, come in qualsiasi competizione che si rispetti, non puo’ nemmeno mancare chi, alle prime armi, cerca come puo’ di far bella figura. Sorprendente un 67enne innamorato folle di sport a tal punto da non dimenticare, causa gli acciacchi dell’eta’, le proprie passioni.
A destra del palco, allestito con pazienza, si stagliava un piccolo paesino dei balocchi con tutto cio’ che possa mai servire al perfetto sportivo . Presiedeva la locanda un omone, ospite d’onore, tanto grande quanto è l’esperienza che porta sulle spalle. Campionissimo Nocerino concedeva a noi comuni mortali il ricordo di una foto che, immancabilmente, sarebbe finita appesa ad un muro di palestra cosi’ da motivare i nostri, seppur amatoriali, allenamenti.
Insignificante anch’io feci la mia foto che a confronto sembravamo Don Camillo ed Hulk Hoogan.
Accanto allo stand trovava posto anche una piccola bancarella che metteva in vendita la tanto famosa e rinomata cioccolata modicana; non me ne abbia la bancarella, ma posta accanto agli integratori sembrava di vedere, parlando con l’occhio critico dello sportivo, l’Inferno e il Paradiso posti l’uno vicino all’altro. Non tutti andavano in Paradiso ovviamente; c’era anche il goloso di turno che preferiva farsi fustigare all’Inferno.
Guardiamo con attenzione la manifestazione; fortunatamente ci fu speranza anche per il mio “grazioso” 1,68 che non aveva speranze né contro i tacchi vertiginosi delle donne né contro gli spilungoni che come Appennini si stagliavano di fronte a me. Sbavo per l’intera durata dello spettacolo.
Quante volte mi immaginai sopra quel palco, cosi’ semplice, ma tanto importante ai miei occhi. Eh, ma io ero spettatore e tale dovevo rimanere.
Il tempo passo’, io continuai a sbavare, ma tutto fini’ con la vittoria di un Coleman in miniatura che lascio’ tutti a bocca aperta per le sue masse cosi’ “massose”.
Fu questa la mia prima esperienza, mai prima d’ora avevo visto una gara. Mai cosi’ tanta gente attaccata in maniera maniacale alla propria muscolatura l’avevo vista concentrata in un sol punto.
Eppure erano tutti li’, per un solo scopo, perché tutti avevano il comune sentire che “sport è vita”.

fileden.com/files/2007/1/29/708414//26706_1208530273219_1827576436_395695_197987_n.jpg