ROMA (Reuters) - Un uomo che era stata condannato a 16 mesi di carcere per detenzione di sostanze stupefacenti potrebbe vedere la sua pena annullata o ridotta perché seguace di una religione in cui l'uso della marijuana è previsto per favorire la concentrazione.
Lo ha stabilito oggi -- riferiscono fonti giudiziarie -- la corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di un uomo che era stato condannato a Perugia quattro anni fa a 16 mesi di carcere per detenzione di sostanze stupefacenti.
L'uomo è un seguace del Rastafarianesimo, una fede religiosa di origine ebraico-cristiana che considera lo scomparso imperatore etiope Ras Tafari (Haile Selassie) il secondo Cristo.
I rasta usano la marijuana come erba medicinale o meditativa.
La Cassazione ha invitato i giudici della corte d'Appello di Firenze -- che ora dovrà riesaminare il caso -- ad avere un atteggiamento più tollerante verso l'imputato per via della sua appartenenza religiosa.
A commentare la vicenda giunge una nota ironica del senatore del Pd Marco Perduca, segretario della Lega internazionale antiproibizionista, che invoca l'intervento del Vaticano chiedendo la designazione di "un santo a cui votarsi, almeno per l'estate".
"Se per i seguaci della religione rasta si usano queste cautele", puntualizza infatti il senatore, "per i fumatori cattolici, anche devoti, restano invece previste pesanti sanzioni amministrative prima - e penali poi - frutto della Legge Fini-Giovanardi".