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Lo spettacolo con i due colleghi di lingua spagnola avra' poi diverse repliche, suscitando apprezzamenti e stroncature. ''Ma i tre tenori sono un puro fenomeno commerciale - commentera' anni dopo - solo cosi' si puo' giungere ad avere un miliardo e mezzo di spettatori davanti alla tv. E' questo, e nient' altro, che vogliamo''. In teatro torna a Reggio Emilia per festeggiare i 30 anni dal debutto e a New York per Rigoletto, dove non gli viene perdonata una clamorosa stecca nella Donna e' mobile. Poi tutto si alterna, tra vistosi successi all'estero e clamorosi forfait. Si dedica alla formazione di giovani interpreti e come partners sceglie ora musicisti e cantanti blues e rock, incide Miserere con Zucchero; su invito della sua amica Diana, principessa di Galles, canta per i bambini malati a Cardiff e, nel 1994, dedica il Requiem di Verdi ai morti della strage di via dei Georgofili, avvenuta a Firenze un anno prima. Si rafforza l' impegno umanitario a favore dei malati e dei piu' deboli e nel suo Pavarotti and friends, all'insegna della contaminazione musicale, sfilano Elton John, Liza Minnelli, Eric Clapton, Ligabue e i Litfiba. Con Michael Jackson fanno a turno: prima il Peter Pan americano assiste al suo concerto, poi Big Luciano ricambia la cortesia. Con ''gioia e serieta''' guida una delle giurie del Festival di Sanremo. Con gli Usa, di gran lunga la piazza piu' difficile, ma anche piu' lusinghiera per Pavarotti , il rapporto prosegue in modo alterno. Nel 1996 e' un successo a New York con Andrea Chenier, ma nel 1997 la critica e' severa per il Ballo in maschera. Due anni prima lo era stato anche il pubblico americano, dopo una stecca mirabolante al primo do di petto nella Figlia del reggimento. Alla vigilia aveva annunciato che avrebbe fatto tutti e otto i do di petto racchiusi in 50 battute dell'opera, in risposta a chi sosteneva che era un tenore finito: ''O muoio in palcoscenico, o sara' un trionfo''. Fu invece una debacle che, come in altri casi, Pavarotti ebbe la forza di superare anche con l' arma dell' ironia: ''Ho 60 anni e me ne sto in questo albergo, tentando di dimagrire: e questo - confido' ad un giornale tedesco - e' un vero fiasco''. Negli ultimi anni Big Luciano ha gustato le gioie di un nuovo amore e di una nuova paternita'. Ma anche la sofferenza e la delusione per una salute che sempre piu' spesso gli ha impedito di onorare i suoi impegni artistici. Nel 2004 e' partito da Tokio il suo ''giro d'addio'' che praticamente e' andato avanti per anni e non sempre con lo sperato successo. Ma ormai la figura del tenore cominciava ad appartenere alla leggenda, piu' che alla cronaca. (ANSA)
R.i.p. è una grandissima perdita per tutti gli italiani, resterà sempre nel mio (nostro) cuore, ciao Big Luciano
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