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Discussione: I grassi bruciano al fuoco dei glicidi

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  1. #1
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    Predefinito I grassi bruciano al fuoco dei glicidi

    I grassi bruciano al fuoco dei glicidi

    --------------------------------------------------------------------------------

    Tutto il grasso alimentare ingerito in eccesso viene immagazzinato nel tessuto adiposo. La maggior parte del grasso presente negli adipociti deriva dall'assunzione alimentare poichè essi hanno una capacità limitata di sintesi di acidi grassi, inoltre, solo quantità abbastanza limitate derivano dagli acidi grassi sintetizzati dall'epatocito a partire da glucosio.
    Gli acidi grassi che entrano nel tessuto adiposo derivano dall'idrolisi delle lipopotreine (particelle ricche di lipidi che contengono un rivestimento proteico di superficie , fosfolipidi e colesterolo nn esterificato. Posseggono un nucleo lipidico di triacilgliceroli ed esteri di colesterolo) per mezzo della LLP ( lipasi delle lipopotreine) che si trova nei capillari dello strato di tessuto adiposo.
    Questi acidi grassi di riserva sono attivati con formazione di derivati del coenzima A (CoA) e poi trasferiti al glicerolo-3-fosfato per formare triacilglicerolo: il glicerolo-3-fosfato deriva dal catabolismo del glucosio ad opera della via glicolitica. Il detto: "I grassi bruciano al fuoco dei glicidi" è vero poichè il tessuto adiposo è sprovvisto della chinasi necessaria per fosforilare il glicerolo, quindi, tutto il G3P deve essere ottenuto dalla glicolisi.
    Questo per far capire che una giusta dose di carbo è indispensabile perchè permette la lipolisi (utilizzazione dei grassi di deposito), difatti dalla scissione del glucosio si ottiene il glicerolo-3-fosfato che lega gli acidi grassi per formare i trigliceridi che saranno utilizzati a scopo energetico. Il tessuto adiposo nn ha gli enzimi necessari alla sintesi del glicerolo-3-fosfato (fosforilazione del glicerolo) quindi deve utilizzare la via glicolitica (catabolismo del glucosio) per avere il glicerolo-3-fosfato.
    Spero vi possa interessare

  2. #2
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    Telepatia????
    volevo aprire un 3d su questo, dopo aver letto 1 post di sajan...
    cheddire, grazie ma il dubbio amletico dei secoli si fa avanti: come trovare quel traballante limite che separa il fuoco di glucidi dalla liposintesi?

  3. #3
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    anche io cerco il santo graal della nutrizione....
    ma mi sembra troppo soggettivo, dovrebbe dipendere dalla nostra attività, dal nostro metabolismo e da ciò che mangiamo.....
    cmq credo che un basso tenore di carbo ed ul alto introito di lipidi portino all'utilizzazione di questi ultimi da parte del corpo, infatti + grassi l'organismo ha a disposizione + li preferisce come fonte enrgetica, sempre che il lavoro nn sia prettamente anaerobico lattacido

  4. #4
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    scusa cosè il lavoro anaerobico lattacido cioè io sapevo che il lavoro aerobico probuce lattato quello anaerobico no

  5. #5
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    Sistema anaerobico alattacido:
    In questo sitema energetico il muscolo produce energia bruciando fosfocreatina. Processo relativamente breve perchè altrimenti si passa ad un lavoro che produce acido lattico: sistema anaerobico lattacido.
    Diciamo il primo è il lavoro di un centometrista, il secondo di un atleta che corra gli 800 mt circa, anche perchè non si passa da un sistema ad un altro con un click.
    Ultima modifica di VIERI; 21-09-2004 alle 02:50 PM

  6. #6
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    L'acido lattico è un prodotto di scarto, frutto della scissione del piruvato in assenza di ossigeno.
    Spiego meglio: il glucosio viene scisso in acido piruvico, questo, in presenza di ossigeno, entra nel ciclo di Krebs e “dona” 36 moli di ATP producendo come scarto solamente acqua e anidride carbonica (in poche parole in presenza di ossigeno dall'acido piruvico viene estratto tutto l'ATP disponibile). Se invece si ha poca disponibilità di ossigeno entra in gioco l'enzima “lattico deidrogenasi” che scinde l'acido piruvico ottenendo 4 moli di ATP + 2 moli di acido lattico( ricordiamo che tale processo costa di 2 moli di ATP, quindi ne otterremo solo 2).L'acido lattico è composto da ioni idrogeno ( H+ ) e molecole di lattato (LA-). Vi sono normali processi biologici a l.ivello tissutale che permettono la fuoriuscita dell'acido lattico dalle cellule, la sua diffusione nei capillari e la riconversione in glicogeno a carico di reni e fegato. Il problema è l'accumulo : se le cellule non riescono a smaltire tanto acido lattico quanto ne viene prodotto, gli ioni idrogeno che lo compongono rendono acido il tessuto comportando inibizione nei processi che regolano la contrazione e si ha l'acidosi.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Ct-7b
    anche io cerco il santo graal della nutrizione....
    ma mi sembra troppo soggettivo, dovrebbe dipendere dalla nostra attività, dal nostro metabolismo e da ciò che mangiamo.....
    cmq credo che un basso tenore di carbo ed ul alto introito di lipidi portino all'utilizzazione di questi ultimi da parte del corpo, infatti + grassi l'organismo ha a disposizione + li preferisce come fonte enrgetica, sempre che il lavoro nn sia prettamente anaerobico lattacido
    in pratica sembri essere un sostenitore della metabolica, se x metabolica intendi la ricerca del totale di carbo giornaliero necessario al nostro organismo.
    io ne sono alla continua ricerca.

  8. #8
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    yes, per adesso sto sotto i 100gr con 50gr di grassi e 170 di pro, sono un pò in ipocalorica, devo perdere 1kg altrimenti i miei tendini ne risentono

  9. #9
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    stai mangiando anche meno di me, pare...poi dipende se quei 100gr di carbo che intendi sono netti o sono verdure etc...

    io sono a 180gr di pro 60gr grassi (puri + nei cibi) 100gr carbo netti escluse verdure

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da ironwoman
    Telepatia????
    volevo aprire un 3d su questo, dopo aver letto 1 post di sajan...
    cheddire, grazie ma il dubbio amletico dei secoli si fa avanti: come trovare quel traballante limite che separa il fuoco di glucidi dalla liposintesi?
    Non ho letto tutto perchè sono un pò stanco, però la risposta potrebbe (ripeto potrebbe) essere nel cominciare a tenere sotto controllo l'insulina, ovvero evitare che un pasto a base di carbo non determini picchi insulinici nel tempo, ovvero che la glicemia rimanga stabile e sotto determinati valori (100 mg/dl per riprendere Berardi).
    Facendo ciò saremo in grado di controllare eventuali reazioni ormonali sfavorevoli.
    Ciò può essere fatto usando un monitor per il glucosio.

    Poi si può cominciare a fare esperimenti con varie quantità di carboidrati.

    Se si crea un ambiente glicemico stabile nelle 24 ore, con nessuna glicogenesi possiamo dire che il corpo ha raggiunto un buon equilibrio insulinico/glicemico.

    Il passo successivo potrebbe essere quello di trovare una formuletta che determini la quantità massima di carbo che un muscolo può stoccare.
    Idem per il fegato.
    Considerando che il muscolo è per il 70% di acqua, un 25% di "muscolo" e il restante sono micro e macro nutrienti...(qualcuno continua?..)

    Ovviamente le cose sono più complesse, ma si deve pur trovare un punto di partenza...

    Armando

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