Proprio ieri, chiudendo una telefonata con il SPdB [*], mi sono asciugato le lacrime dagli occhi.
Ma non perché mi ero intristito, bensì perché mi ha fatto cappottare col telefono in mano, in un confronto remoto sulla triste condizione del pendolarismo italiano. E questo, ha suscitato occhiatacce di miei colleghi che pensavano seriamente ad un antidoto la cui chiusura è un legaccio delle braccia dietro la schiena ed è bianco.
Ebbene: vi siete mai chiesti come passiamo una buona parte della giornata ?
La risposta è la solita. Sui mezzi di trasporto.
Ed ogni mezzo ha una sua peculiarità, un suo sottile fascino immaginifico che fa sì che il mezzo del vicino è sempre più verde.
Ora, quali sono i pregi di un trasporto pubblico ? Il fatto che potete leggere, scrivere, pensare ai cazjii vostri. Potete aver un tempo sufficiente a pensare a come pagare le prossime bollette, alla moglie/figlia/amante, ad organizzare il vostro prossimo WO, a mettere in piedi un Blog.
Ma badate, ci sono anche note negative. E gli olezzi puteolenti che emana l’ascella pezzata al vostro fianco dove la mettete ? Ricordo ancora quando prendevo la metro alle sette di mattina: ora, posso capire che, alla sera, al ritorno, ci siano delle persone che, avendo fatto un lavoro duro, si ritrovano a non essere delle rose. Ma se al mattino, a quell’ora, vi ritrovate a desiderare di essere in mezzo ad un branco di oranghi piuttosto che su una metro, potete ben immaginare…
E i ritardi ? Che adesso ti comunicano gentilmente via SMS ? Il SPdB è assolutamente certo che rientra nei protocolli di “interrogatorio duro” utilizzato ad Abu Ghraib e a Guantanamo dalla CIA. E io non posso fare altro che crederci.
C’è la macchina: certo, potete rivoltare i vostri orefizi nasali alla ricerca di un tesoro perduto. Tanto, i vetri non sono di certo trasparenti. E potete pure, nell’anelito di disfarvi di un pezzo della vostra umanità, passare la digitazione del misfatto sotto il sedile. Potete ascoltare la musica, potete scorreggiare con musicalità se siete soli, non piove (per agevolare l’apertura tempestiva del finestrino qualora l’emissione gassosa superi i livelli di guardia che, attualmente, sono fissati dall’ONU sulla base delle armi non convensionali e dell’amianto), permettere alla moglie di truccarsi allo specchio, mentre è sicuramente più difficile leggere (benché io ne veda molti che si producono in pericolose spaginate del corriere dello sport sul volante).
Certo, la bike sarebbe l’ideale, visto che abbiamo deciso di prenderci cura del nostro fisico, no ?
Ma se io pensassi di utilizzarla, forse il salutismo si tramuterebbe immediatamente in un ossimoro, tant’è che, al primo semaforo, l’arrotamento con la prima Panda sarebbe certo. E, fra l’altro, sarebbe pure un’assurdità concettuale, visto il simbolo adottato dal WWF.
E quindi ? Nulla: ci arrovelliamo, ci stiamo, ci arrabattiamo ma, sostanzialmente, non mutiamo. Non ne abbiamo il coraggio ? Forse. Siamo comodi a non cambiare la nostra routine ? Probabile.
Ma cosa vuol dire cambiare ? Fatevi la domanda e datevi una risposta.
[*] Sommo Proprietario del Blog: http://www.dangerousfitness.fituncensored.com/
Segnalibri