si ma gli studi sul consumo di caffè e minor incidenza di diabete mellito tipo II si riferiscono a "7 cups" e addirittura l'incidenza si riduce per i consumatori di 10 cups
si ma gli studi sul consumo di caffè e minor incidenza di diabete mellito tipo II si riferiscono a "7 cups" e addirittura l'incidenza si riduce per i consumatori di 10 cups
Mamma mia sa cosa vuol dire Somoja assumere 7 tazze o 10 tazze di caffè al giorno?Ragazzi questi studi sui BENEFICI effetti del caffè purtroppo non sono inappuntabili sono troppo recenti bisognerà davvero aspettare un pò di tempo prima di dare sentenze e giudizi definitivi. E purtroppo c è da dire che lo studio cha hai citato B/J è uno studio serio che è stato anche pubblicato sul numero di Febbraio del 2008 della rivista Diabetes Care non è da prendere in poca considerazione poiché gli studi che nel 2006 sottolineavano come i bevitori di caffè hanno un rischio del 60% di ammalarsi di diabete furono pubblicati per la prima volta proprio sulla stessa rivista.
Scusate ho sbagliato a postare" hanno un minor rischio di circa il 60%"
Joint association of coffee consumption and other factors to the risk of type 2 diabetes: a prospective study in Finland.
Hu G, Jousilahti P, Peltonen M, Bidel S, Tuomilehto J.
Department of Epidemiology and Health Promotion, National Public Health Institute, Helsinki, Finland. hu.gang@ktl.fi
OBJECTIVe: To examine joint associations of coffee consumption and other factors (including physical activity, obesity and alcohol consumption) with the risk of type 2 diabetes. DESIGN: Prospective follow-up study. SUBJECTS: In all, 10 188 Finnish men and 11 197 women aged 35-74 years without a history of stroke, coronary heart disease or diabetes at baseline. MEASUREMENT: A self-administered questionnaire data on coffee, tea, alcohol and other food consumption, physical activity, smoking, socio-economic factors and medical history, together with measured height, weight and blood pressure using standardized protocol. RESULTS: During a mean follow-up of 13.4 years, there were 964 incident cases of type 2 diabetes. Multivariate-adjusted (age, study year, systolic blood pressure, education, smoking, physical activity, body mass index (BMI) and fruit, vegetable, sausage, bread, alcohol and tea consumption) hazard ratio of type 2 diabetes in participants who drank 0-2, 3-6 and > or =7 cups of coffee were 1.00, 0.77 and 0.66 (P=0.022 for trend) in men, 1.00, 0.71 and 0.52 (P=0.001 for trend) in women, and 1.00, 0.75 and 0.61 (P<0.001 for trend) in men and women combined (adjusted also for sex), respectively. This inverse association was consistent in subjects with any joint levels of physical activity and BMI, and in alcohol drinkers and non-drinkers. Among obese and inactive people, coffee drinking of seven cups or more daily reduced the risk of type 2 diabetes to half. CONCLUSIONS: Coffee drinking was associated with a reduced risk of type 2 diabetes in both men and women, and this association was observed regardless of the levels of physical activity, BMI and alcohol consumption.
fonte:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1...ubmed_RVDocSum
Scusa Somoja, non volevo mettere in dubbio quello che dicevi ,ammetto però che la frase suonava ambigua,io volevo dire che è impensabile fare assumere 7 o 10 tazze di caffè per la prevenzione del diabete di tipo 2 ,ovviamente non mettevo in dubbio quello che dicevi anzi.
ho trovato quest' articolo da qui http://www.rodiola.it/dimagrire-peso-corporeo.php
Insulina e controllo del peso corporeo
L'insulina è coinvolta nella regolazione del peso corporeo attraverso diversi meccanismi:
1) controllo del centro ipotalamico della sazietà;
2) stimolazione della sintesi della serotonina;
3) conversione della tiroxina in triiodotironina;
4) mantenimento della massa muscolare magra.
1) Nell'individuo normale l'ingestione di cibo è seguita da un innalzamento del livello glicemico cui segue una secrezione di insulina da parte del pancreas per metabolizzare il glucosio. Il livello ematico di insulina cresce e agisce direttamente stimolando i recettori insulinici di una porzione dell'ipotalamo detta centro della sazietà o appestat che comunica al cervello un segnale di sazietà, impedendo una ulteriore ingestione di cibo. L'insulino-resistenza, insensibilità del recettore insulinico, impedisce la trasmissione di questo messaggio.
2) Frequentemente in molte persone si riscontra un desiderio ossessivo di carboidrati (CCO: Carbohydrate Craving Obesity) spesso collegato a disordini psicologici che si manifestano generalmente con depressione caratterizzata da andamento ciclico circadiano (SAD: Seasonal Affective Disturb -trad: disturbi affettivi stagionali). La regolazione del desiderio di carboidrati e del tono dell'umore è direttamente controllata dalla serotonina (5-idrossi-triptamina) sintetizzata nel cervello a partire dal triptofano, il cui passaggio nel S.N.C. è insulino-dipendente. In condizioni normali un aumento di insulinemia dovuto ad un pasto ricco di carboidrati favorisce la penetrazione di triptofano nel S.N.C. e un conseguente incremento nella sintesi di serotonina che si manifesta con soppressione del desiderio di carboidrati e miglioramento del tono dell'umore. Nell'insulino-resistenza questo meccanismo risulta deficitario e l'organismo continua a richiedere carboidrati col risultato di una eccessiva ingestione di calorie.
3) La ghiandola tiroide è spesso chiamata in causa in certi tipi di obesità. Gli ormoni che essa produce regolano le calorie che l'organismo deve bruciare semplicemente per il mantenimento della vita (metabolismo basale), favoriscono la mobilizzazione delle riserve di grasso per trasformarlo in energia e stimolano la produzione di grasso bruno che attraverso l'ossidazione produce energia. Le ultime due azioni tuttavia non sono legate tanto alla tiroxina (T4), principale ormone secreto dalla tiroide nel sangue, quanto alla triiodotironina (T3) nella quale il T4 è convertito nei tessuti periferici. L'innalzamento dell'insulinemia seguente all'ingestione di carboidrati favorisce tale trasformazione: l'insulino-resistenza blocca questo meccanismo naturale. Pertanto una dieta ipocalorica , soprattutto se a basso contenuto di carboidrati, frena ulteriormente la conversione di T4 in T3 compromettendo il risultato della dieta stessa poichè i grassi accumulati non vengono mobilitati nè bruciati.
4) L'azione anabolizzante dell'insulina è di primaria importanza. Una normale risposta al suo stimolo favorisce la sintesi proteica soprattutto nel tessuto muscolare. Le sue cellule diventano invece particolarmente insensibili nell'insulino-resistenza per cui è possibile che durante il dimagrimento (in seguito ad una dieta ipocalorica) venga persa non solo massa adiposa ma anche una discreta parte di massa muscolare magra. Poichè quest'ultima consuma una grossa quantità di calorie la sua diminuzione provoca un eccesso di calorie inutilizzate ai fini energetici predisponendo ad un nuovo accumulo di grasso (grasso rebound o fat rebound).
--------------------------------------------------------------------------
1)Guardate il punto 3 e 4: ma allore nelle diete low carb e zero carb è tutto sbagliato?
o magari la ricarica di carbo un giorno alla settimana serve propio a prevenire quanto detto nei punti 3 e 4?
2)altra domanda: premetto che io sono di quelli che prende caffè lontano dai pasti perkè pensa che possa compromettere la sensibilità insulinica.
Ma se prendo 3-4 tazze di caffe appena una mezz'ora prima di allenarmi, quando ho finito l'allenamento e faccio il pasto postwork nn è che sto ancora sotto gli effetti della caffeina e qundi mescolo i crbo postwork alla caffeina?
ciao ragazzi
nn ho molto tempo per replicare, cmq in sostanza la ricarica di carbo e di kcal serve proprio ad evitare il calo del metabolismo e ripristinare i livelli di leptina (di conseguenza anche i tiroidei, il gh, gli ormoni sessuali.. si riassettano come se fossimo in massa)
infatti anke io avevo pensato alla ricarica....
e riguardo l'altra mi domanda?
2)altra domanda: premetto che io sono di quelli che prende caffè lontano dai pasti perkè pensa che possa compromettere la sensibilità insulinica.
Ma se prendo 3-4 tazze di caffe appena una mezz'ora prima di allenarmi, quando ho finito l'allenamento e faccio il pasto postwork nn è che sto ancora sotto gli effetti della caffeina e qundi mescolo i crbo postwork alla caffeina?
la risposta è si.. visto che mediamente l'emivita della caffeina è circa 4 ore, se nn ricordo male.
però bisognerebbe fare una distinzione tra caffè (che contiene antiossidanti e sostanze come l'acido clorogenico che migliorano la sensibilità insulinica) e caffeina in compresse
Grazie Somo, preciso come sempre.
Comunque per quanto riguarda resistenza insulinica blabla, bersi in tutta tranquillità un cafferino dopo il pranzo (nella fattispecie glucidico), non penso costituisca chissà quale problema;
quanta caffeina contiene alla fine un semplice caffè... poca roba.
no, infatti la penso come te
tutto cambia però se si lavora "di fino" in alcuni periodi o se si sta cercando di ciclizzare i termogenici per ottenerne un beneficio.
appunto, tante finezze servono per fare risultati..... magari per questo molti prendono caffe o caffeina 2-3 ore prima e nn prima di andare in palestra
però adesso che ci penso, molti anke su questo forum mi dicevano che se volevo prendere un caffè ai pasti era meglio prenderlo mezz'ora prima dei pasti e nn dopo così giusto per nn mischiarlo ai carbo
mezz'ora prima o durante è indifferente da questo punto di vista, l'emivita della caffeina è molto + lunga di mezz'ora.
Segnalibri