Tornando all'origine d'un diario psicofisico, mi godo il pallido sole decembrino che trafila fra le tende dell'ufficio. Calore effimero, premonitore di brume padane. Come sarà il tempo a St. Louis (Missouri), dove vive il cliente al quale sto inviando un mail? Non chiedo, zoppico troppo in inglese, mi limito alle frasi convenzionali commerciali.
Mentre lavoro penso alla sessione di oggi: sto continuando un ciclo e non so a che punto fermarmi rispetto all'asciugatura addominale. Da un lato vorrei arrivare ad intaccare uno strato seppur piccolo ma da troppo tempo giacente sui fianchi. Solo che allenarmi a ritmo elevato, un po' sotto alimentato, a lungo andare, temo sia un sacrificio eccessivo. Quindi procedo a tentoni, evitando di preoccuparmi, anche perchè non so come attraverserò il periodo natalizio. Un pranzo di gala con caggiagione e tutto il resto, non me lo leva nessuno. Vorrà dire che a gennaio mi converrà tentare il passaggio alla "massa" e che la linea perfetta vada a farsi f......e.
Oggi riprendo come sempre dallo squat i due complementari; lo stacco sumo col complementare.
E' un lento progredire, mentre mi ripeto che nulla mi sta alle costole, non ho tempi da rispettare, nulla da dimostrare, è solo la solita vecchia sfida con me stesso.
Urka, era un po' che non facevo alzate laterali! Una fatica boia con due pesetti da niente.
"Alle carte t'alleni nella tetra cella" mi torna in mente questo palindromo perfetto mentre concludo accaldato, sarà che i pesi stimolano i neuroni, certo che i pensieri vanno ben oltre l'alzata successiva![]()
Segnalibri