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Discussione: DCSS Training - Nessuno fa più le parallele...

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  1. #1
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    Predefinito DCSS Training - Nessuno fa più le parallele...

    Sempre più spesso assumo l’atteggiamento “ah non ci sono più le stagioni di una volta” o “si stava meglio quando si stava peggio”, tipico di chi confronta il presente con il passato evidenziando il peggioramento rispetto a prima. L’aspetto interessante di questo ragionamento è che è ciclico: il padre pensa questo del figlio, il nonno del padre, il bisnonno del nonno.

    Non si stava meglio quando si stava peggio, né le stagioni una volta erano diverse. Semplicemente, sto invecchiando e faccio sempre più fatica ad evolvere.
    Nel mondo della palestra ci sono tantissimi atteggiamenti ah non ci sono più le stagioni di una volta: una volta le palestre erano vere tane delle tigri dove la gente si allenava, una volta nelle palestre si vedevano chili e chili volare sul soffitto, una volta si pensava ad essere enormi e non con il fisico fitness, una volta…

    Mettiamola così: una volta il culturismo era considerato un passatempo per grossi finocchi con problemi comportamentali, vere bombe ad orologeria sociopatiche piene di complessi. Questo, accadeva “una volta”. La diffusione di modelli corporei più muscolati della media asfittica del sedentario medio ha fatto si che il culturismo abbia acquisito una sua dignità che prima non aveva, quando le riviste di culturismo erano vicino ai porno e l’edicolante ridacchiava quando guardavi i secondi ma scuoteva la testa se guardavi le prime.

    Attenzione!
    Un ritornello antipatico che si sente spesso è che una volta si facevano esercizi da veri uomini, impegnativi, difficili, mica come adesso tutte macchine bla bla bla. Le parallele sono uno di questi esercizi: le parallele, mica la panca che sanno fare tutti…

    Non ho mai parlato di questo esercizio perché, semplicemente, non mi piace. Perciò, attenzione: vi dico subito che dovete tenere questo a mente, perché non mi va di fare quello che generalizza una sua simpatia o antipatia. Ovviamente, vi dirò perché non mi piace, ma, altrettanto ovviamente, sta a voi valutare il tutto.

    Solo per dare un’idea del movimento, queste sono le parallele: il soggetto è sospeso appoggiando le mani sulle barre, flette l’avambraccio sul braccio e contemporaneamente estende il braccio indietro, scende fino ad una certa profondità e risale. Le parallele, o dip da tuffo, immersione, immergersi sono un esercizio semplice nell’attrezzatura utilizzata ma muscolarmente molto complesso e difficile.

    Come tutti gli esercizi difficili, in palestra è poco praticato ed è così avvolto da un alone di misticismo. C’è chi ritiene questo esercizio un sostitutivo della panca piana, addirittura superiore a questa per lo sviluppo del petto: personalmente non me ne frega nulla di questi discorsi ipertrophic-style perché per ogni grosso/enorme che dice di essere tale grazie alle parallele troverete un altro grosso/enorme che pensa siano gli appoggi per le mani della postazione degli addominali “bassi”.

    Ogni esercizio che faccio deve insegnarmi qualcosa, ogni esercizio per me rappresenta una sfida per le mie capacità. A me non piace essenzialmente perché già con 20 Kg di sovraccarico inizio a sentire una strana pressione dentro le spalle e a 40 Kg avverto un dolore alle punte acromiali. Perciò non mi diverto a farle perché non posso arrivare a sfruttare i miei limiti, tutto qua. Oppure, i miei limiti sono che la mia struttura ossea non mi permette di sovraccaricare la spalla in questo modo. Il mio record sono una ventina di fila e una ripetizione con 60Kg di sovraccarico, non arriverò mai al mio peso corporeo.

    Un altro aspetto che non mi piace di questo esercizio è che è non codificato, né esplicitamente ma nemmeno implicitamente. Una codifica esplicita è quella di un regolamento riconosciuto: panca, squat e stacco sono proprio delle specialità sportive con canoni definiti ufficialmente.

    Una codifica implicita è quella in cui le regole sono dettate dal “buon senso” tenendo conto ad esempio dei limiti articolari o dalla presenza di un fermo, una battuta: nello stacco la traiettoria del movimento è fra le posizioni con il bilanciere a terra e quelle con l’atleta in piedi, nessuno tira a metà ma nemmeno tira 10cm sopra la posizione eretta.

    Nelle trazioni la posizione iniziale è a braccia tese, è riconosciuto da tutti, quella finale è con il mento o il petto sulla sbarra: è possibile scegliere ma è comunque facile rispettare il criterio e si sgamano subito i tipi da 40 trazioni di fila con slancio e chiusura con solo i capelli sopra la sbarra…

    Nello squat se non esistesse uno sport come il powerlifting saremmo ancora a discutere su “quanto profondo” perché ognuno avrebbe la sua teoria. Nelle parallele accade proprio questo: un esercizio complicato e non regolamentato: se la partenza è sicuramente a braccia tese, quanto profondo è “profondo”? Un altro motivo per cui non mi piace. Come criterio, io cerco di avere la spalla poco sotto il gomito nel punto inferiore del movimento, replicando il criterio del “sotto il parallelo” dello squat: inventatevi il vostro e rispettatelo.

    Il bodybuilding è famoso per le sue immense contraddizioni: una su tutte è l’approccio “paleo” all’allenamento e all’alimentazione dove la giustificazione di certi comportamenti è che riprendono quello dei nostri antenati ancestrali, pertanto più in linea con la Natura. Uno dei vantaggi di questo approccio è che tanto i nostri trisavoli sono morti e sepolti da mo’ e pertanto non è che possono contestare…

    La contraddizione nasce proprio dal voler forzare la mano: c’è chi dice che le trazioni con la presa di un certo tipo siano migliori di altre perché “mimano” meglio l’arrampicarsi sugli alberi, ma allora le parallele fanno ca(beep) dato che… cosa dovrebbero “mimare”? Trovatemi un movimento naturale simile a questo esercizio.

    L’unica cosa che mi viene in mente è quando mi sollevo dall’acqua sul bordo della piscina avendo le chiappe contro la parete, poi… boh… quando mai spingete in quella posizione?

    Perciò, attenzione: le parallele non sono di sicuro un movimento “naturale” come tirare su dal suolo un carico o anche voi stessi, spingere via un oggetto lontano dal vostro corpo o anche spingersi via da un oggetto.

    Biomeccanica inventata
    Ho scartabellato internet per settimane alla ricerca di studi biomeccanici un minimo seri ma non ne ho trovati, se non uno estremamente generico che riporta come citazione un altro studio dell’unico caso di rottura bilaterale dei tendini dei pettorali, dovuta proprio alle parallele.

    Brrrr… Ok, faccio di necessità virtù e provo a studiarmi l’esercizio tutto per conto mio. Vediamo che viene fuori. Effettivamente le parallele sono un movimento che sollecita tantissimo il pettorale, maggiormente che la panca.


    La prima differenza fondamentale con la panca è che nel punto inferiore del movimento, come evidenziato dai disegni, l’omero è molto più esteso. Non solo: nella panca il movimento è limitato dal torace, a meno che non vogliate sfondarlo, mentre nelle parallele il limite è autoimposto ed è possibile arrivare in teoria agli estremi articolari.

    Nei disegni a sinistra ho indicato la direzione di spinta del carico: per semplicità ho considerato come se il carico fosse applicato direttamente al gomito, una approssimazione che introduce degli errori ma che non altera di fatto il confronto fra i due esercizi.

    A destra le due situazioni, ruotando in entrambi i casi il torace in posizione eretta: chiaramente lo sanno tutti che nel punto inferiore del movimento lo stretching sul pettorale è ben superiore nelle parallele rispetto alla panca, ma un confronto sebbene qualitativo evidenzia maggiormente questo aspetto.

    Nei disegni, sempre per semplicità, ho indicato una unica direzione di trazione del pettorale quando invece il muscolo “tira” su molteplici: ciò che mi interessa è il confronto fra le due situazioni e anche questa semplificazione non altera il ragionamento.

    A questo punto il solito schemettino con leve e frecce per il calcolo della forza del pettorale: vi prego di credere che non li infilo per fare scena e farvi dire oooooohhh, ma per dare la percezione di cosa accade.

    L’omero è molto più esteso nelle parallele rispetto alla panca e il pettorale si trova a tirare in condizioni di svantaggio meccanico maggiore: questo si capisce dall’angolo che c’è fra F e Fperp che di fatto è la componente di F perpendicolare alla levache viene trasferita alla rotazione della stessa, cioè dell’omero: se l’angolo diminuisce, la forza F tende a diventare perpendicolare alla leva. Nelle parallele l’angolo fra le due forze aumenta rispetto alla panca, pertanto nelle parallele il pettorale deve generare più forza per ottenere lo stesso effetto della panca.

    La forza di spinta del carico nelle parallele agisce invece perpendicolarmente all’omero, mentre nella panca questo non accade: nella panca questo si verifica quando l’omero è parallelo al terreno e non nel punto inferiore del movimento.

    Perciò nel punto inferiore delle parallele non solo il pettorale è in svantaggio meccanico superiore alla panca, ma il carico è anche in vantaggio meccanico maggiore! Ciò significa che il pettorale è veramente sollecitato nelle parallele!
    Ultima modifica di IronPaolo; 18-06-2010 alle 12:58 PM

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Siamo nati nel 1999 sul Freeweb. Abbiamo avuto alti e bassi, ma come recita il motto No Pain, No Gain, ci siamo sempre rialzati. Abbiamo collaborato con quella che al tempo era superEva del gruppo Dada Spa con le nostre Guide al Bodybuilding e al Fitness, abbiamo avuto collaborazioni internazionali, ad esempio con la reginetta dell’Olympia Monica Brant, siamo stati uno dei primi forum italiani dedicati al bodybuilding , abbiamo inaugurato la fiera èFitness con gli amici Luigi Colbax e Vania Villa e molto altro . . . parafrasando un celebre motto . . . di ghisa sotto i ponti ne è passata! ma siamo ancora qui e ci resteremo per molto tempo ancora. Grazie per aver scelto BBHomePage.com
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