Penso che le donne oggi siano molto efficaci e risolute in tutti gli sport, anche in quelli in un certo senso "maschili".
Praticavo il judo d’estate al mare, da bambino mi aveva iscritto la mamma ad un dojo, all’aperto.
Raggiunsi la cintura verde, ed una volta in spiaggia per fare il galletto praticai qualche tecnica a Silvia, una mia amica di circa 25-26 anni, facendola ruzzolare a terra 3 o 64volte con tecniche di gamba.
L’estate successiva Silvia mi annuncia di aver frequentato una palestra in città per tutto l’anno, di essere cintura blu, e mi propone di praticare insieme.
Non sono né debole, né forte, sono normale (173 cm, 75 Kg) penso di poter prevalere perché sono un maschio, non mi ero mai allenato con una donna.
Il giorno dopo al dojo: riconosco dal kimono il suo fisico abbastanza imponente, ha i capelli castani scuri raccolti a coda di cavallo.
Ci studiamo un po’ sul tatami, a seguito di un contraccolpo mi trovo a terra.
Penso: “fortuna”.
Riprendiamo, mi impugna al bavero dello judogi, strattonandomi fino ad aprirmelo, mi mette il piede in pancia e realizza un tome-nage potente, che segue a terra per immobilizzarmi in tate-shimo-gatame.
E’ una presa di immobilizzazione dalla quale è difficile uscire, e Silvia non solo l’aveva realizzata tecnicamente, ma era anche bella forte.
Non provo neanche i tentativi di prammatica, i 30 secondi (mal contati) corrono inesorabili ed infruttuosi per me.
Non devo dar l’impressione di essermela presa, cosi’ la complimento.
Il giorno dopo osservo Silvia mentre si allena con una ragazza bionda, molto carina, non ricordo che cintura fosse.
Poveretta !
Rovina al suolo ripetutamente. Silvia la catapulta con energia, manovrando con le gambe, ko – uchi – gari, o-soto – guruma, e poi kata – guruma, seoi – nage, finchè la immobilizza a terra in tate-shimo-gatame, penso la sua tecnica preferita, quella che aveva praticato a me.
Penso in quel momento, più del giorno prima, che avevo fatto la figura del pollo con le mie gambe, come quelle della biondina, controllate da quelle di Silvia.
La bionda fa cenno di voler riposarsi, cosi’ è il mio turno.
Un momento io non sono la biondina.
Avendo osservato Silvia a distanza, penso che potrei praticarle un uchi-mata.
Ad esempio, una volta mi ero sbarazzato di uno molto più grosso di me, che altre volte mi aveva inchiodato a terra.
Dopo qualche schermaglia, provo l’Uchi-mata, ma Silvia, pur barcollando, resiste, mi tocca la gamba d’appoggio ed eccomi a terra praticamente a quattro zampe, Silvia mi viene sopra, mi gira e mi mette in hadaka-jime, con braccio al collo e gambe ad impedire al mio bacino di muoversi.
Ok, devo arrendermi.
Però non ci voglio stare, cosi’ ricominciamo.
Qualche cosa di irrilevante, poi riesco a sbilanciarla e ad atterrarla, ma non subito.
Silvia quindi prova il Tomoe-nage, ma lo sbaglia, riesco a fermarne l’impeto e rimango in piedi, è lei ad essere in posizione difensiva, schiena a terra.
Penso: è il mio momento !
Cosi’ le prendo la giacca dello judogi, ma ecco la sua reazione, mi rifila un Sansaku – Jime da terra, con il polpacciotto dietro il collo e il braccio tirato.
Giuro che mi ero assolutamente impegnato.
Avrò poi una rivincita, ed altri allenamenti.