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Discussione: dal mito alla storia: gli antichi racconti di Olimpia

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  1. #1
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    Predefinito dal mito alla storia: gli antichi racconti di Olimpia

    Ho riflettuto a lungo prima di aprire questa immensa finestra su di un passato secolare, in parte confuso con il mito, in parte radicato nella storia ed in parte sepolto dall’oblio.
    In effetti poteva concretizzarsi in una sotto sezione oppure divenire un thread di racconti e di nozioni a se stante, legati al desiderio mai appagato di ricercare di continuo le nostre origini o, meglio, le origini di ciò che ci interessa e ci piace fare.
    Alla fine mi son detto che ne valeva la pena e, fugati i timori iniziali in merito a narrazioni di fatti ed imprese tanto vetuste , ho dato libero sfogo ai miei primordiali ma pur sempre controllati istinti di cultore dell’antichità e della storia come impareggiabile “magistra vitae”.


    Forse contraddico la denominazione del forum con storie inerenti ad un qualcosa del tutto estraneo al bodybuilding ed al powerliftng o di parzialmente diverso dallo sport dei pesi?
    Può darsi che in qualche modo ci sia del vero ma, in ultima analisi, credo e mi auguro che non sia effettivamente così.
    Ognuno ha una propria vita da raccontare collocata in un contesto ben più ampio e derivato da altre storie molto più lontane. Senza una ricerca ed uno studio continuo su cosa c’era prima e perché ci fosse non capiremmo nulla neppure di noi stessi e delle attività che pratichiamo.







    Perché esistono le gare con i pesi ed in generale di forza? Prima ancora però, perché esiste l’agonismo e in che consiste, chi erano i primi atleti da cui sono sorte le discipline atletiche, da esse lo sport nell’accezione più onnicomprensiva che conosciamo, quindi un movimento che definiamo “olimpico” e che - in quanto tale - ci porta ad affiliarci in Federazioni, a consorziarci in Comitati, a sperare o vantare riconoscimenti?
    Quali sono i luoghi all’origine di ogni cosa ed in quali tempi remoti tutto è presumibilmente sorto, perlomeno nelle categorie classiche che hanno condotto alle attuali catalogazioni? Chi siamo nel nostro più recondito stato di atleti ed a quale grande famiglia ci ispiriamo?
    Ciò che contraddistingue un movimento sportivo nella sua essenza autentica di sport agonistico e lo differenzia da altre attività promozionali, ludiche ed amatoriali è un Organizzazione internazionale ufficiale legata indissolubilmente ad un Comitato mondiale ancora più grande (il Comitato Internazionale Olimpico), che garantiscano insieme una dimensione vera ed importante agli sport che appassionatamente pratichiamo, dalle Federazioni fino ad ogni singolo atleta, valorizzato nella sua unicità allo stesso modo di quanto di fatto lo è la più vasta ed eterogenea collettività che ciascuno, individualmente, contribuisce comunque a costituire.


    Ecco dunque il motivo per cui ho pensato che fosse utile ed appagante risalire alle fonti della storia ed alle origini del mito.
    Non ho certo la pretesa di condurvi a sensazionali scoperte o a diffondere verità rivelate ma semplicemente contribuire a far conoscere alcuni racconti lontani, ricerche storiografiche serie e magari qualche curiosità, aneddoto o leggenda tramandata da autori noti ma pure da “vox populi”.
    Se preferite, potete intendere questo 3d come una “taverna o macchina del tempo” e, del resto, penso che nessuna sezione sportiva degna di tal nome, che si proponga di viaggiare a ritroso nella storia di uno sport tradizionale e consolidato, possa prescindere dall’antico ed affascinante mondo di Olimpia, da cui quasi tutto si può far partire.
    Le storie di personaggi cardini e di fatti determinanti per lo sport del ferro sono, magari senza volerlo, parziale conseguenza di altri spesso misconosciuti eventi; per cui, a fianco ad esse e per gli amanti del “c’era una volta”, proverò a tenere in piedi questa rubrica storiografica e semi epica che ci condurrà parecchi secoli indietro.







    Trattandosi di racconti e tradizioni riferite ad epoche remote, mi asterrò da interpretazioni e opinioni personali del tutto fuori luogo; proporrò invece studi, saggi e ricerche documentate, con post brevi ed ogni volta incentrati su argomenti precisi, lasciando sempre il virgolettato di quanto citato e riportando in calce gli autori da cui il brano è stato tratto.
    Ciò chiaramente non impedirà a ciascuno di voi, se lo vorrà, di porre domande, proposte e interrogativi ai quali, nell’ambito delle limitate possibilità fornitemi dai testi a cui mi rifarò, cercherò di indagare e rispondere per quanto possibile.
    E' superfluo infatti soggiungere che, trattandosi di articoli scritti per un forum, l'intervento è sempre gradito e foriero di possibili nuovi sviluppi tematici.
    Altrimenti potrete comunque considerarlo un recipiente da più o meno piacevole lettura e informazione, dove attingere la sera per favorire un buon sonno atletico ristoratore, nel meritato recupero dai vostri workouts.


    La macchina del tempo sta per iniziare il suo fantastico viaggio all’indietro…….
    benvenuti nel meraviglioso mondo di Olimpia!
    ...i pesi pesano, non c'è niente che pesi quanto un peso...

  2. #2
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    Ottima iniziativa, seguo.
    -Where Eagles Dare-

  3. #3
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    Acculturaci Tony!

  4. #4
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    " Olimpia, così conosciuta dagli antichi scrittori, non fu mai una città: ma chiamavasi in tal modo quel tratto sulla sponda destra dell'Alfeo, 16 odierni chilometri circa prima della foce di questo fiume nel mare e 37,5 ca. distante da Elide, il quale era sacro particolarmente a Giove e dove celebravansi, ad onore di questo Nume, feste rinomatissime che si conoscono col nome di Giochi Olimpici.
    Olimpia oggi è in parte occupato da un villaggio denominato Antilla. "



    (tratto da "Elementi di archeologia" di Antonio Nibby).








    Olimpia: dove era e come era



    “…..la pianura arrossata dall’Alfeo, il luogo in cui il fiume riceve il suo affluente Kladeo, che discende dalla montagna dell’Elide; ai suoi piedi la vallata di Olimpia, che gli antichi scelsero come posto migliore per la celebrazione dei loro Giochi e delle loro feste e che consacrarono al padre degli Dei: Zeus Olimpico.
    Olimpia non ebbe sempre lo stesso aspetto attraverso le età; essa fu teatro di vari cambiamenti. Gli antichi edifici furono più volte rinnovati e nuove costruzioni si aggiunsero alle antiche.
    I nuovi scavi ci hanno fornito elementi che ci permettono di completare le notizie che ci ha lasciato Pausania e di determinare con più precisione l’epoca nella quale furono edificati i diversi edifici di Olimpia.
    Questi scavi ci hanno anche permesso di risalire più in alto, poiché essendo stati gli scavi portati in profondità di sette metri in diversi punti, si è potuto rilevare l’Olimpia tale e quale era prima dell’istituzione dei Giochi, in quell’epoca preistorica che si perde in una rete di leggende meravigliose.
    Si sono scoperti in certi luoghi degli ammassi di ex voto, in terra cotta e in bronzo, che ci indicano il piazzamento di antichi altari, attorno ai quali si riunivano gli abitanti dei dintorni di Olimpia per adorare le divinità che erano venerate in questi luoghi.
    Con molta probabilità queste divinità erano: Zeus, Hera, Rhea la madre degli Dei, Kronos, il cui altare sorgeva sulla collina che prese appunto il nome da questo Dio e fu chiamata Kronion.
    Il recinto consacrato agli Dei era circondato da una semplice siepe. Numerosi alberi formavano un bosco, da dove venne il suo nome Altis. Ai rami degli alberi si attaccavano gli ex voto e, quando il vento agitava gli alberi, il mormorio delle foglie si univa al rumore degli ex voto, che urtandosi producevano suoni misteriosi, nei quali i pellegrini cercavano di cogliere gli oracoli divini.
    Con il tempo gli altari si moltiplicarono nell’Altis. Se ne costruirono parecchi in pietra o in mattone ma gli altari primitivi, composti da cenere, furono conservati come venerabili testimoni del culto preistorico.
    Il più grande di tutti gli altari era quello di Giove Olimpico, del quale non resta oggi che qualche blocco di pietra, che non può servirci che a determinare in maniera precisa il posto di detto altare. "







    ".…La vallata così bella e caratteristica in cui sorge Olimpia apparteneva nell’antichità ai Pisati o abitanti la città di Pisa (ovviamente non si intende la città italiana, n.d.r.) ed era situata a circa mezz’ora di distanza ad est di Olimpia.
    La dominazione dei Pisati si estendeva su tutta la vallata dell’Alfeo all’epoca in cui, prima della discesa dei Dorici, il Peloponneso apparteneva agli Achei.
    I Pisati pertanto non furono i primi abitanti della vallata di Olimpia, che avendo seguito le diverse vicissitudini delle altre contrade elleniche, aveva assistito dai tempi più remoti a numerosi cambiamenti di popolazioni sconosciute alla storia.
    Nei tempi più antichi, la vallata dell’Alfeo vide succedersi: Pelasgi, Fenici, Jonici, Cretesi, Achei ed Etoli.
    L’Elide facilmente abbordabile all’imboccatura dell’Alfeo, che era navigabile per 5 chilometri e galleggiabile fino ad Olimpia, offriva una facile conquista a quelli che volevano tentare di cacciare coloro che fino ad allora ne erano stati i possessori. "



    (Integralmente tratto da “I Giochi Olimpici nell’antichità”, di Lambros e Politis dell’Università di Atene).
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  5. #5
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    Quando non esisteva il Palazzetto



    Nel post precedente abbiamo manzionato il bosco che circondava il recinto consacrato agli dei e perciò considerato anch’esso sacro.
    Intorno a tale bosco, detto Altis, dove sorgevano appunto i principali edifici sacri di Olimpia, vi era un muro di cinta dal quale si aprivano quattro porte utilizzate, rispettivamente, la prima per il passaggio dei cortei, la seconda per introdurre all’Ippodromo, la terza che conduceva al Ginnasio e la quarta verso lo Stadio; vi era poi una porticina più piccola per i sacerdoti nelle celebrazioni ufficiali.









    Il GINNASIO


    Subito fuori del bosco Altis, transitando come detto dalla terza porta, si apriva la Palestra o Ginnasio di Olimpia, luogo pubblico corrispondente approssimativamente all’odierno Palazzetto dello Sport, dove gli atleti erano dediti agli esercizi ginnici.
    In realtà i termini palestra e ginnasio per certi versi si equivalgono e confondono, anche se palestra era più generico e inteso come luogo di allenamento, mentre l’accezione di ginnasio deriva dalla voce del greco arcaico “gymnaze”, che voleva dire “denudarsi”.
    Sicchè il ginnasio divenne l’edificio pubblico dove gli atleti si oliavano e massaggiavano per praticare quegli esercizi ginnici - come la lotta, il disco ed altri - che solitamente si effettuavano spogliati.
    Infatti ci dice Marziale: “in questa parte ci sono il ginnasio, le terme, lo stadio: ritirati, ci spogliamo e bada a non sbirciar gli uomini nudi”.



    Nell’antica Grecia “nel periodo primitivo esistono soltanto semplici stadi per la corsa, nel secondo periodo arcaico si aggiungono alcune rudimentali palestre per la lotta, quindi nel cosiddetto “periodo ellenico” la palestra è rappresentata in una forma completa , quale ce la descrive Vitruvio. Così i periodi dell’arte seguono lo stesso processo evolutivo della ginnastica”.

    (tratto da “La ginnastica nell’arte greca” di Michelangelo Jerace).




    Nel brano che segue abbiamo una significativa descrizione della Palestra di Olimpia che ci mostra come, al suo interno, fossero previste delle strutture che potremmo facilmente assimilare ai nostri spogliatoi, sala massaggio e fisioterapia; inoltre alcune loro usanze, benché atleticamente primordiali, non sono poi così diverse dalle nostre necessità di utilizzare - a seconda dei casi - pomate, borotalco o magnesio:


    “La palestra era un grandioso edificio a pianta quadrata, con colonnato ed un atrio centrale di mt. 41 di lato, circondato da un quadruplice colonnato dorico avente scalmanature solo nella parte dell’atrio in cui avvenivano gli esercizi di lotta, pugilato e salto.
    L’atrio lungo mt. 24,20 e largo mt. 5,44 era circondato da un canale di scolo ed aveva a nord una parziale pavimentazione fatta di mattoni che presentavano leggere scanalature, in modo da prevenire che i piedi nudi dei pugili scivolassero.
    Nell’esedra centrale dell’ala nord è da riconoscere l’Ephebeion, di cui ci da notizia l’architetto romano Vitruvio e nei due ambienti attigui la sala di unzione o Eliothesion e quella in cui si frizionavano con la sabbia o Konisterion.
    L’ambiente chiuso nell’angolo orientale costituiva la frigida lavatio, ossia il bagno freddo, mentre la sala a nord dell’ingesso sud occidentale era l’Apodyterion, cioè il luogo dove gli atleti deponevano le vesti.
    La parte interna della Palestra era la sola ad essere costruita in pietra, il resto era tutto in mattoni. La parte superiore dell’edificio era riccamente ornata con pitture”
    .

    (tratto da “Il Santuario dei Giochi Olimpici” di Maria Santangelo, 1960).




    Lo stadio era inizialmente una parte del ginnasio e divenne poi costruzione a se stante quando, anche grazie ai Giochi Olimpici, le discipline atletiche aumentarono e le gare di corsa ebbero una tale diffusione da necessitare di un impianto indipendente.
    Allo stesso modo la palestra, intesa come costruzione autonoma e come già possiamo vedere essere al lato del recinto di Olimpia, intendeva la pratica di discipline “ di sala” (il moderno fitness indoor - n.d.r.) diverse dalla corsa e da altri sport bisognosi di maggior spazio, mentre il termine ginnasio passava a rappresentare un complesso di impianti sportivi



    Addentriamoci allora in un’ illustrazione ancora più dettagliata del Ginnasio Palestra di Olimpia, sempre tratto dal “Santuario dei Giochi Olimpici” della Santangelo, dove, come fossero problemi attuali, è persino contemplata la necessità di un pistino coperto:


    “ Il Ginnasio si compone di due lunghi portici che circondano una vasta piazza insabbiata dal Kladeos (il fiume, n.d.r.). Dei portici a nord e ad ovest non sono state trovate tracce; l’estremità del portico meridionale è stata portata via dalla corrente del Kladeos ma, da quanto rimane, apprendiamo trattarsi di una semplice galleria con colonnato dorico che, all’estremità orientale, comunicava con un ambiente a scalini avanti al quale, in linea con la strada, trovasi una vasca.
    Nel punto di unione dei due portici era un ingresso monumentale posto di fronte alla porta nord ovest dell’Altis (il bosco n.d.r.)…(omissis)…………..All’altezza della terza colonna centrale di ciascuna estremità sul pavimento erano indicate le linee dei buchi destinati a ricevere i pali dell’Aphesis e poiché la distanza è quella dello “stadio” olimpico (cioè 192,27), questa galleria veniva utilizzata per gli esercizi della corsa, allorché il tempo era cattivo.”




    Nel Ginnasio di Olimpia era inoltre riportata la lista ufficiale degli Olimpionici e delle Olimpiadi insieme a numerose statue di atleti.
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  6. #6
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    L’origine mitologica dei Giochi




    “ Circa i Giochi Olimpici, narrano quegli Elei, che primariamente Saturno ebbe il regno nel cielo e che in Olimpia dagli uomini di quel tempo, che diconsi dell’età dell’oro, fu a Saturno edificato un tempio.
    Venuto Giove alla luce, dicono che Rea commise la custodia del fanciullo ai Dattili Idei, i quali furono ancora appellati Curati; che vennero costoro dall’Ida di Creta: Ercole, Peneo, Epimede, Jasio e Ida; che Ercole giocando (perciò vogliono che di loro fosse il più vecchio) mosse i fratelli al combattimento del corso e coronò quello di loro che vincesse con un ramo d’olivo; ed avevano tal abbondanza di questo albero che ne spandevano in terra le foglie verdi per coricarvisi.
    Affermano poi che l’olivo selvatico fu ai Greci condotto da Ercole dalla terra degli Iperborei, i quali abitano di là del vento Borèa.
    Ercole Ideo ha la gloria di aver per primo fatto il regolamento dei Giochi ed aver loro imposto il nome di feste Olimpiche. Stabilì pertanto di celebrarle ogni cinque anni, poiché egli ed i fratelli erano cinque di numero……”


    (tratto dalla “Descrizione della Grecia” di Pausania).



    [nella foto la statua dell'Ercole farnese, raffigurante Ercole mentre si riposa appoggiato ad una roccia dove ha posto la clava e la lemtè, la pelle del leone di Nemea, frutto della prima delle sue 12 fatiche]





    Quindi, leggendo Pausania, sarebbe stato Ercole in tempi mitici a dare origine ai Giochi, facendoli disputare ogni 5 anni in onore a lui ed ai suoi 4 fratelli.
    Successivamente i Giochi sarebbero stati interrotti, finchè Pelope li celebrò nuovamente in onore di Giove, poi ancora interrotti fin quando Ifito, discendente di Ercole, non li ripristinò dietro responso dell’Oracolo di Delfo, portandoli ad una distanza di 4 anni tra loro.
    La prima olimpiade sarebbe stata celebrata nell’884 a.C. ma il conteggio iniziò solo dal 776 a.C. e continuò periodicamente fino al 393 d.C., data dell’ultima Olimpiade ufficiale, dopo 1169 anni e 293 edizioni, delle quali un elenco abbastanza esauriente è conservato nella Biblioteca Nazionale di Atene.




    Abbiamo letto della tradizione mitologica riferita ad Eracle e riportataci da Pausania, vediamo ora cosa ci è stato tramandato da Pindaro sull’origine del mito e sulla ripresa dei Giochi ad opera di Pelope:


    “ Secondo Pindaro, il cantore dei Giochi, essi vennero creati per celebrare l’impresa di Pelope, mistico principe venuto in Elide dall’Asia Minore. La leggenda di Pelope e Ippodamia è ispirata alle corse dei cavalli.
    Oinomaos, re di Pisa (città greca - n.d.r.) nell’Elide, aveva una figlia bellissima, Ippodamia. Molti si erano invaghiti della fanciulla ma Oinamaos, per darla in sposa, pretendeva che gli aspiranti lo battessero in una corsa di bighe, pena la morte in caso di sconfitta e tutti gli sfortunati pretendenti avevano perduto la vita nel vano tentativo di batterlo.
    Anche Pelope venne a Pisa e chiese in sposa Ippodamia ma, essendo egli protetto dagli Dei, Oinamaos si sfracellò nella corsa e Pelope ebbe in sposa la di lui figlia "
    (e per celebrare l’evento ripristinò i Giochi – n.d.r.).


    “ Un’altra tradizione attribuiva l’origine dei Giochi ad Eracle il quale, compiuta la fatica di pulire le stalle di Augia (una delle 12 fatiche di Ercole – n.d.r.), ne distrusse la città. Il re impazzì e morì mentre Eracle proseguì nell’avanzata e arrivò a Pisa (in Grecia - n.d.r.).
    Qui consacrò al padre Zeus il bosco di Altis e chiamo Cronos il colle che corona la valle del fiume Alfeo. Lì, tra il colle e il fiume, fondò i Giochi in onore di Zeus (Giove Olimpico), perché residente in cima al Monte Olimpo, da cui il nome di Olimpia e dei Giochi.”.


    (tratto da “Rassegna retrospettiva dello sport” di Alessandro Amoroso – 1951).



    [il monte Olimpo dove, per la leggenda, abitavano gli dei]






    Ecco invece cosa ci viene narrato riguardo all’ulteriore ripresa dei Giochi da parte di Ifito:


    “ Quando Ifito, discendente di Oxilo, sale al trono di Elide comincia la storia. Siamo all’inizio dell’8° secolo avanti Cristo.
    Un giorno, trovandosi nella necessità di difendere i suoi concittadini da una funesta pestilenza che si abbattè sul paese, si recò a Delfo per chiedere consiglio alla Pizia: ^se rinnovi i Giochi Olimpici la pestilenza avrà termine^ – disse l’oracolo.
    Ottenuta l’adesione dei popoli vicini, egli promette che l’Elide diventerà uno stato neutrale e pacifico; prende altresì l'impegno di organizzare, negli anni futuri, i Giochi atletici istituiti in onore di Giove. Essi avranno luogo nel recinto di Altis.
    Al termine della riunione che rimarrà memorabile, non solo nello sport ma in quella dei popoli, viene firmata la carta di Olimpia. Incisa in un disco di bronzo, in modo che la scrittura ne segni il contorno circolare, essa stabilisce che nei giorni in cui avranno luogo in Olimpia i Giochi atletici siano deposte le armi nell’Elide, nella Pisatide e nella Laconia (quest’ultima, la regione di Sparta – n.d.r.).
    Questa tregua prese il nome di Echecheira, giovane moglie di Ifito.
    Il disco viene affidato alla custodia della Dea che ha assistito alla stipula del breve trattato e lasciato nel tempio, dove lo troverà più tardi Aristotele che lo giudicherà il monumento più importante nella storia del Peloponneso.
    Dopo dieci secoli potrà vederlo nello stesso posto Pausania.”


    (tratto da “ Mito e storia delle Olimpiadi” di Alfonso Garofalo).




    Sull’argomento, leggiamo pure:


    “ Gli Elei lottarono strenuamente per strappare Olimpia ai Pisati ma questi tenacemente seppero far valere i loro diritti. Alla fine, stanchi di lotte e pestilenze, i contendenti, su consiglio dell’Oracolo di Delfi, decisero di ristabilire i Giochi Olimpici per ridare benessere e unità al Paese.
    Le trattative furono affidate ad Ifito, re dell’Elide e discendente di Oxilio, a Cleostene, re di Pisa ed a Licurgo di Sparta.
    Il regolamento delle feste fu inciso su un disco conservato nel tempio di Era; su di esso, fino ai giorni di Aristotele, si potevano leggere i nomi di Ifito e di Licurgo.
    Questo disco può essere considerato il primo documento storico dei Giochi Olimpici.”


    (tratto da “ Sport e Giochi nella Grecia antica” di Norman Gardiner – 1956).




    Aldilà delle origini mitiche e delle loro attribuzioni, la data da cui far decorrere la celebrazione dei Giochi dell’antichità è dibattuta e controversa.
    Ci troviamo senza dubbio tra l’8° ed il 9° secolo prima della nascita di Cristo: Roma non è ancora stata fondata, grandi pensatori e filosofi orientali come Budda e Confucio non sono ancora nati ma le dinastie egizie sono già in declino.
    Questo che segue è quanto leggiamo riferito a Strabone.


    “ secondo Strabone quella vinta da Corebo (o Coroibo, dichiarato il più veloce nei 192 mt. che costituivano la misura dello stadio nel corso dell’Olimpiade del 776 a.C. – n.d.r.) sarebbe stata la corsa non della prima Olimpiade bensì della ventiseiesima dopo la restaurazione dei Giochi compiuta da Ifito.
    Come e quando si perpetuasse la convinzione che la cronologia olimpica dovesse risalire molto aldilà del 776 a.C. lo documenta il disco ritrovato in Olimpia dagli archeologi tedeschi il 3 novembre 1879.
    Sopra una faccia del disco il vincitore, nell’offrire quale ex voto l’attrezzo del suo trionfo, scrisse: ^Pupilo Asclepiade il pentatleta dedica questo disco a Giove nella 255° Olimpiade^.
    Ma sull’altra faccia dello stesso disco ecco il patrizio romano, che in quei giorni ricopriva la carica di alitarco, scrivere a sua volta: ^A Giove Olimpico quando Flavio Scriboniano era alitarco, al tempo della 456° Olimpiade^.
    Sicchè, per questo nobile romano, la prima Olimpiade risalirebbe al 1580 a.C.”


    (tratto da “ Olimpiadi ” di Lando Ferretti – 1959 ).




    Ora, pur considerando leggendarie le tradizioni che assegnano ad Eracle (Ercole) l’istituzione delle Olimpiadi, riflettendo però che ogni mito può avere un suo fondamento allegorico, non possiamo escludere che in tempi remoti si svolgessero effettivamente Giochi atletici nell’Ellade sia pur diversamente denominati; così come, del resto, non possiamo trascurare le fonti che attribuiscono a Pelope la ripresa di Giochi antichi.
    Tra l’altro la versione tramandataci da Strabone collimerebbe con l’eventualità che il nuovo ulteriore inizio, da parte di Ifito, possa esser collocato nell’884 a.C..
    Cionostante, a dar maggior credito alle fonti parallele, non potrebbe farsi risalire a quell’epoca una cronologia ufficiale dei Giochi nella maniera in cui la loro storia è pervenuta a noi, dato che solo a partire dal 776 a.C. sarebbe stata realmente rispettata la periodicità, la procedura delle celebrazioni ed il computo con le vittorie degli atleti.
    Da quel momento i Giochi assursero a tale importanza che i Greci calcolavano la successione degli anni sulla base della celebrazione delle Olimpiadi, come ci racconta lo storico Timeo.



    "Tale data (776 a.C. – n.d.r.) doveva costituire secondo Timeo, storico siciliano vissuto intorno al 300 d.C. ed autore di un’opera intitolata ^Olimpioniche^, il punto fondamentale della cronologia greca, poiché prima il calcolo annalistico non si faceva col criterio delle Olimpiadi, indicanti uno spazio di tempo di quattro anni intercorso tra una festa olimpica e l’altra ma veniva indicato con il nome dei re o di supremi magistrati.
    Sorte con carattere locale e per opera della stirpe dorica, le feste di Olimpia vennero in grande onore nei secoli VI e V a.C., ossia fino alla 90° Olimpiade, poiché dalla 15° vi prese parte sempre maggior numero di greci; dalla 30° vi partecipò la Grecia tutta e dalla 40° in poi potevano partecipare tutti i cittadini greci dell’Ellade, dell’Asia, della Sicilia e della Magna Grecia. Era però necessario che i concorrenti dimostrassero di discendere da ramo ellenico, onde si racconta che Alessandro Magno, per essere ammesso a gareggiare, dovette provare l’origine argiva dei suoi antenati.”


    (tratto da “ Storia dell’Educazione fisica” di Pietro Romano – 1923).




    Nel 394 d.C., l’imperatore romano Teodosio, su pressione dell’Arcivescovo Ambrogio, decretò l’abolizione dei Giochi pagani di Olimpia, che tuttavia pare siano proseguiti clandestinamente.
    Pertanto, nel 426 d.C., Teodosio ordinò pure la distruzione di Olimpia e la definitiva conclusione dei Giochi antichi.
    Per qualche autore, tuttavia, l’ultima edizione ufficiosa si sarebbe svolta qualche anno dopo, sempre in prossimità di Olimpia, nel 440 d.C.
    Le Olimpiadi dell’antichità avrebbero dunque coperto un periodo di circa 12 secoli.
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  7. #7
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    Il famoso fieno greco.

    Thread bellissimo.
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