E. Battisti, L’antirinascimento, con un’appendice di manoscritti inediti, Milano 1962.
M. Bussagli, Centralità del nudo. Dal Quattrocento al manierismo, in Il nudo nell’arte. Eros Natura Artificio, a cura di G. Fossi, Firenze 1999.
W. H. Sheldon, The Varieties of Human Physique: An Introduction to Constitutional Psychology, New York 1940. L’opera trovò aggiornamento dallo stesso Sheldon, poi da M. A. Robbins, L. M. Kaczor, J. A. Gold, Rater’s Stereotyping of Male and Female Physiques, in “Personality and Social Psychology Bulletin”, XV, n. 2, 1989, pp. 244-251.
Sulla teoria degli umori: M. Bussagli, Il corpo umano. Anatomia e significati simbolici, in “Dizionari dell’Arte”, Milano 2005, pp. 226-235.
M. Bussagli, Anatomia Artistica, Firenze 2003.
Ectomorfo, mesomorfo, endomorfo: un’indagine estetico-filosofica.
È evidente che ogni discorso sul canone di bellezza sia riferito tanto all’arte classica, quanto a quella rinascimentale che l’ha ripresa e riempita di cognizioni neoplatoniche, grazie, tra gli altri, a Marsilio Ficino.
C’è però un filone di studi sull’aspetto anticlassico nel rinascimento, iniziato da Eugenio Battisti (1924-1989): artisti anticlassici furono Michelangelo, Andrea del Castagno, Giorgione, Bomarzo, Andrea Riccio, etc, nel senso che tutto è oltre misura, oltre modus; il nudo cinquecentesco segue un’instabilitas dinamica, la sensualità, specchi questi del cambiamento di un’epoca. Ecco gli studi del corpo deforme, nel senso della differenziazione di ognuno di noi dal canone ideale. C’è chi è alto, chi basso, chi grasso, chi magro, chi col naso greco, chi francese, chi chiaro, chi scuro, chi con gli occhi distanti, chi ravvicinati, chi ha grandi orecchie, chi a punta…cioè tutte modulazioni (da modus, che sottende anche la misurazione-notazione musicale) di un topos ideale.
Tre le tipologie le cui caratteristiche possono appartenerci in maniera più o meno distinta, teorizzate da William Herbert Sheldon (1898-1977), negli anni ’40, con uno studio su 4000 studenti di entrambi i sessi dell’Università da Harvard, dove lui insegnava.
ECTOMORFO – individuo nel quale è più sviluppato il sistema nervoso, ed ha una fisicità caratterizzata da testa grossa, torace limitato ed arti lunghi.
MESOMORFO – ha maggior accrescimento del sistema muscolo-scheletrico da cui deriva un fisico asciutto, robusto, tonico e potente.
ENDOMORFO – presenta un aumento del sistema digerente così da determinare un certo accumulo di grasso, forme morbide e testa piccola.
Lo studio si Sheldon venne affrontato per la prima volta da Albrecht Durer, dando origine al tema della fisiognomica. Ecco a confronto due sue incisioni
1. Il bagno Maschile, 1496
2. Adamo e Eva, 1504.
Se in Adamo e Eva compaiono degli animali a significare le complessioni umane di derivazione aristotelica e galenica (gatto: collerico; alce: malinconico; bue: flemmatico; lepre: sanguigno), riportabili ai 4 elementi terra, aria, acqua e fuoco,
nel Bagno maschile sono le figure stesse a incarnare le 4 complessioni: l’uomo appoggiato al muretto col rasoio è il collerico; quello col fiore che gli sta davanti è il sanguigno; quello appoggiato alla fontana è il melanconico; quello che beve il flemmatico.
La cosa curiosa è che, seguendo la teoria del tempo, fu il peccato a creare i somatotipi, ossia, distanza dal bello iniziale, dove se mai solo il mesomorfo coincideva con la virtus più alta. Dunque l’uomo era fatto di bellezza, pregno dell’impronta divina, senza inclinazioni in un senso o in un altro.
Sarà poi Panofsky, prendendo a modello L’Apollo del Belvedere, a precisare che fu proprio il peccato ad aver infranto l’iniziale armonia della natura umana, che solo Cristo le ridonerà.
Da ultimo: nell’introduzione all’Estetica del brutto del filosofo tedesco Karl Rosenkranz (1805-1879) si legge: “il bello è l’idea divina originaria e il brutto, sua negazione, ha appunto in quanto tale un’esistenza secondaria”. Durer, partendo dagli studi di Leon Battista Alberti e di Leonardo, si dedicò all’analisi dell’UOMO PERFETTO, originando un “corpus” di proporzioni umane distinte in serie di 26 temi. È il taccuino di Dresda R-147, elaborato tra il 1513 e il 1527, al limite del caricaturale…
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